La corretta amministrazione del sacramento della penitenza, i suoi aspetti canonici, morali e liturgico-pastorali, ma anche i doveri e diritti dei penitenti, etica e genetica. Sono alcuni dei temi che saranno affrontati durante il XXVI corso sul Foro interno promosso dalla Penitenzieria apostolica, che si svolge da lunedì 9 a venerdì 13 marzo al Palazzo della Cancelleria. In questa intervista, il reggente, monsignor Krzysztof Nykiel, illustra al nostro giornale il senso e le finalità dell’iniziativa.
Perché ogni anno organizzate il corso sul Foro interno?
La Penitenzieria, che è il tribunale apostolico della misericordia, annualmente, durante il periodo quaresimale, che è propriamente il tempo liturgico della conversione e del ritorno sincero a Dio, Padre ricco di misericordia, offre ai novelli sacerdoti, ai diaconi e ai seminaristi di prossima ordinazione il corso, perché imparino ad amministrare rettamente il sacramento della confessione.
Quali sono gli obiettivi?
La valorizzazione della penitenza, che dipende molto dai sacerdoti e dalla loro consapevolezza di essere depositari di un ministero prezioso e insostituibile. I preti sono principalmente gli strumenti della divina misericordia. È Dio stesso, infatti, che perdona la colpa quando il confessore assolve il fedele che con animo sinceramente contrito si accosta al confessionale. Ma non dimentichiamo che ogni confessore è anche “educatore di misericordia” perché deve essere capace di aiutare i penitenti a fare una concreta esperienza della misericordia di Dio. Il corso sul Foro interno si prefigge dunque anche questo obiettivo: aiutare i sacerdoti a essere buoni educatori di misericordia, pedagoghi che conducono a Cristo. Educare alla misericordia è uno degli aspetti più significativi della vita cristiana che si inserisce nell’orizzonte più ampio, non solo della pastorale della Chiesa, ma delle sfide che caratterizzano il nostro tempo.
In che modo il sacramento della confessione diventa scuola di misericordia?
Viviamo in un contesto culturale complesso, plurale, fortemente secolarizzato e, per alcuni tratti, non definibile; una società che ha smarrito il senso di Dio e, di conseguenza, ha perduto la tensione verso il soprannaturale. In questo panorama socio-culturale, con tutto ciò che si porta dietro, l’uomo non sa più chi sia, da dove viene e verso dove è diretto. Perduta la bussola che lo orienta verso Dio, riferimento primo e ultimo dell’uomo, del creato e della stessa storia, vive in riferimento a se stesso, alle proprie sensazioni, in un disagio che lo presenta come un esistente senza una vocazione al trascendente. Il sacramento della penitenza richiama al ritorno a Dio che sempre per primo cerca l’uomo e che non si stanca mai di perdonarlo e di salvarlo.
Anche quando l’uomo esclude Dio dal suo cuore? Certamente. Perché Dio non esclude mai l’uomo dal suo cuore di Padre misericordioso. Come ci ricorda Papa Francesco: Dio non si stanca mai di perdonarci. Il confessore deve favorire quelle condizioni affinché il penitente s’incontri con lo sguardo amorevole di Gesù che legge, tocca e converte; il luogo in cui il penitente avverte le medesime sensazioni che avvertirono Zaccheo e Paolo quando la loro vita fu raggiunta dalla luce della grazia di Dio. Così la celebrazione del sacramento diventa luogo nel quale si impara, si scopre e si vive sulla propria pelle, la grandezza dell’amore di Dio che scuote il nostro cuore dal peso del peccato, lo rende cosciente e lo indirizza sempre più alla gioia del vangelo. La confessione deve almeno provocare l’incontro con Cristo misericordioso, un incontro vivo e vero. Dall’incontro vissuto scaturisce l’inizio di una vita rinnovata e riconciliata. Il sacramento acquisisce così un significato di fede esistenziale, poiché il segno della riconciliazione non è in dissonanza con la quotidianità del credente.
In che modo l’incontro con Cristo rinnova la vita? L’esperienza della misericordia fiorisce in noi come opera di misericordia: «Noi amiamo, perché egli ci ha amato per primo», afferma l’evangelista Giovanni. In questo amore nasce e si sviluppa la vita cristiana. Il fedele che nel confessionale ha realmente sperimentato l’amore misericordioso di Dio non può che essere, a sua volta, testimone e portatore della divina misericordia: «Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia».
Come si riflette tutto questo nell’evangelizzazione? L’opera dell’evangelizzazione non comporta soltanto proporre una dottrina o annunciare la verità del Vangelo. Evangelizzare è soprattutto testimoniare, proprio mediante la gioia di una vita pacificata con Dio, la buona notizia evangelica che Dio ci ama in Cristo Gesù e che il suo amore misericordioso non conosce limiti. Sarebbe davvero una meravigliosa opera di carità se ogni penitente, uscito dal confessionale, diventasse nella vita di ogni giorno un missionario della divina misericordia, portando altri fedeli a sperimentare la grandezza dell’amore di Dio nel sacramento della riconciliazione. Questa sarebbe davvero un’opera di misericordia spirituale e corporale. Chi sperimenta l’amore misericordioso di Dio, è spinto alla compassione per i poveri, gli ultimi e per tutti coloro che ancora non hanno accolto l’amore di Dio nella propria vita. La misericordia di Dio ci rende sempre più misericordiosi.
Il corso si conclude con la celebrazione penitenziale presieduta dal Papa in San Pietro. Che significato ha? Durante il corso ai partecipanti è offerta l’opportunità di approfondire il sacramento della riconciliazione dal punto di vista teologico, liturgico, morale, giuridico e pastorale, mentre venerdì pomeriggio avranno la gioia di sperimentare concretamente nella propria vita gli effetti benefici e salutari della celebrazione penitenziale, diventando essi stessi penitenti che umilmente chiedono al Signore il perdono e la riconciliazione. La celebrazione penitenziale presieduta dal Pontefice si terrà il 13 marzo, alle 17, nella basilica vaticana, e darà l’avvio all’iniziativa «24 ore per il Signore», che prevede per tutta la notte la confessione e l’adorazione eucaristica in alcune chiese del centro di Roma e che è stata estesa a tutte le diocesi e le parrocchie del mondo perché dedicassero momenti particolari per promuovere il sacramento della riconciliazione.
Che ruolo avrà la Penitenzieria apostolica? Metterà a disposizione per l’amministrazione ben sessanta confessori, di cui la maggior parte sono i penitenzieri ordinari e straordinari delle basiliche papali dell’Urbe; a loro si aggiungono lo stesso cardinale Penitenziere maggiore, il reggente e gli officiali sacerdoti del dicastero. Sarà un forte momento di grazia e un’occasione favorevole per riflettere la nostra chiamata alla conversione, a cambiare vita e mettere l’amore di Dio al centro del nostro cuore.
Torniamo al corso sul Foro interno. Come sarà strutturato? Esso prevede la partecipazione di ben cinquecento iscritti e ha inizio con la lectio magistralis dal cardinale Mauro Piacenza sul tema: «Il grande tesoro: le indulgenze». Proseguirà con la trattazione di temi morali e canonistici e offrirà un vasto aggiornamento sulla disciplina penitenziale, sulla retta amministrazione del sacramento e sulle specifiche funzioni e competenze del tribunale della Penitenzieria. In particolare, saranno affrontate situazioni di rilevante e attuale delicatezza che interessano il ministero penitenziale, e sarà privilegiata la parte relativa alla retta amministrazione del sacramento della penitenza e alla risoluzione dei complessi e particolari casi che vengono sottoposti al discernimento e alla misericordia della Chiesa. Con me si alterneranno nelle relazioni il vescovo Juan Ignacio Arrietta e il gesuita Ján Ďačok, rispettivamente prelato canonista e prelato teologo della Penitenzieria, monsignor Guido Marini, maestro delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, il francescano Maurizio Faggioni, monsignor Giacomo Incitti e il salesiano Paolo Carlotti, prelati consiglieri della Penitenzieria, insieme ad altri officiali del dicastero. A ogni relazione seguirà il dibattito, nel corso del quale verranno proposti quesiti di chiarimento e risoluzioni di dubbi.
Fonte. Osservatore Romani Servizio di Gianluca Biccini