A Dio piaccio così

Geremia è chiamato dal Signore per una missione fatta di scelte, sofferenze e azione. La vocazione non è fine a se stessa: “Vedi oggi ti do autorità sopra le nazioni e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere e abbattere, per edificare e piantare” ( Geremia 1,10). Dio chiama per mandare a sradicare, demolire, distruggere, abbattere,edificare e piantare. La vocazione che il Signore ci dà non è per noi, non è per la nostra realizzazione personale, qualora diventasse questo diventiamo ipocriti e senza cuore. La vocazione infatti vissuta pienamente comporta una responsabilità di fronte a Dio e alla storia. Una vocazione mediocre, pigra e sfiduciata ha perduto la relazione con Dio e si è ripiegata su se stessa. Di fronte alle prove, alle ingiustizie e agli scandali non possiamo rimanere indifferenti: il Signore stesso con la chiamata ci dà uno speciale potere di abbattere i muri dell’indifferenza, della corruzione e dell’invidia. Ma anche poter costruire insieme agli altri laddove il degrado non permette all’umanità di crescere: aprire porte, dare fiducia e costruire progetti per un futuro affidabile. La speranza però non è mai semplice frutto della nostra bravura.

« “Che cosa vedi, Geremia?”. Risposi: “Vedo un ramo di mandorlo”. Il Signore soggiunse: “Hai visto bene, poiché io vigilo sulla mia parola per realizzarla”». (Ger 1,11).  Il fiore del mandorlo è quello che fiorisce prima degli altri proprio in questi giorni di fine inverno. Dio è come il mandorlo: viene prima dei nostri programmi, dei nostri peccati, prima della nostra vocazione. Lui è prima di tutto perché ha dato inizio a tutto per puro amore. Solo da Lui siamo amati di un amore libero senza nessun interesse. A Lui bastiamo noi stessi senza se e senza ma. E noi come amiamo gli altri? di Roberto Oliva

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