Ci sarebbero stati i primi scontri terrestri stanotte nella Striscia di Gaza, mentre il primo ministro israeliano dichiara che le pressioni internazionali non fermeranno l’attacco. A battersi sarebbero state le Brigate Al Quds, braccio armato della Jihad islamica, e truppe speciali israeliane. Lo sostiene Al Arabiya, che cita fonti delle stesse Brigate, per le quali “abbiamo fermato gli israeliani che tentavano di avanzare” e “gli invasori hanno subito delle perdite”.
Gli scontri non trovano conferma da parte dell’esercito israeliano che da parte sua dice di aver condotto nella notte circa 60 raid contro obiettivi militari di Hamas. In proposito i palestinesi parlano di almeno 5 vittime civili, che porterebbero a 121 il totale dei morti dall’inizio delle operazioni militari.
Nello stesso periodo da Gaza sarebbero stati sparati circa 520 colpi di mortaio e razzi che hanno colpito Israele, mentre altri 140 missili sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome. Gli israeliani finora non lamentano vittime, ma alcuni feriti, almeno due dei quali gravi.
Sul piano politico, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che “nessuna pressione internazionale ci impedirà di agire con tutta la forza”. L’affermazione si riferisce al tentativo che da molte parti si sta facendo per fermare gli scontri ed evitare quella invasione terrestre della Striscia per la quale il comandante militare israeliano Benny Gantz ha detto che le sue forze “sono pronte, se necessario”. E il ministro della Difesa di Gerusalemme, Moshe Yaalon, ha aggiunto: “ci aspettano lunghi giorni di combattimenti”.
Di fatto, una offensiva di terra provocherebbe un gran numero di vittime. Nel 2009, quando l’esercito israeliano invase la Striscia, ci furono oltre mille vittime civili. Per questo si moltiplicano gli sforzi internazionali. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, che è impegnato in un’intensa azione diplomatica, ha detto che “ancora una volta, i civili palestinesi si trovano tra la irresponsabilità di Hamas e la risposta dura di Israele” e ha chiesto “idee audaci e creative” per porre fine alla violenza. Anche gli Stati Uniti, principale alleato di Israele, sono nuovamente intervenuti per fermare una estensione del conflitto. Dopo una telefonata a Netanyahu, il presidente Obama ha “espresso preoccupazione per il rischio di un’ulteriore escalation e ha sottolineato la necessità che tutte le parti facciano tutto il possibile per proteggere la vita dei civili e riportare la calma”.
A proposito delle vittime civili, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha espresso “seri dubbi” sul rispetto da parte israeliana dei principi internazionali che vietano attacchi contro i civili. “Abbiamo ricevuto – ha dichiarato – rapporti profondamente inquietanti per i quali molte vittime civili, tra cui dei bambini, sono conseguenza di attacchi contro le case”. Israele ha ripetutamente insistito sul fatto che si cerca di evitare vittime civili, ma che i militanti palestinesi spesso collocano armi e mezzi militari in aree residenziali. di Francesco Rossi – Fonti: Radio Vaticana /Asianews
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