A Londra si cercano 3 ragazzine unite all’Isis ed in Libia esplode il caos: 47 morti

Mogherini: “Sostegno alla mediazione Onu”. A Parigi riunione dei ministri degli esteri del gruppo Med

Tre adolescenti inglesi arruolate per la guerra santa dei terroristi. Scotland Yard e’ alla ricerca di tre ragazze di 15 e 16 anni, di una scuola dell’est di Londra, che sarebbero partite per la Turchia con l’intenzione di unirsi ai jihadisti dell’Isis in Siria. Shamima Begum, 15 anni, Kadiza Sultana, 16 e un’altra 15enne sono state viste l’ultima volta, con i bagagli e ben vestite, martedi’ scorso all’aeroporto di Gatwick da dove hanno preso un volo per Istanbul. Alle famiglie avevano detto che avrebbero trascorso la giornata fuori, approfittando della pausa scolastica di meta’ semestre. Secondo i media britannici, le tre ragazze erano molto amiche e avrebbero maturato insieme la loro decisione. ”La nostra piu’ grande preoccupazione e’ la sicurezza di queste giovani ragazze”, ha detto Richard Wolton capo dell’anti-terrorismo di Scotland Yard rivolgendo un appello ”a chiunque abbia informazioni sulla loro scomparsa di rivolgersi alle autorita”’.

Tobruk dice no a governo unità nazionale:  Governo e Parlamento di Tobruk, quelli riconosciuti a livello internazionale, hanno respinto una proposta avanzata da “ambienti occidentali” e Onu sulla formazione di un governo di unità nazionale libico entro una settimana al fine di combattere l’Isis: lo riferiscono fonti libiche. E’ salito a “47 morti e 80 feriti” il bilancio delle tre autobomba esplose ad Al-Qubah, nell’est della Libia: lo riferiscono fonti dell’ospedale “al Bayda” della cittadina. Il bilancio potrebbe aggravarsi dato che 26 feriti vengono definiti in “condizioni molto gravi”.

Il reportage sui giorni della fine di Gheddafi nel diario dell’inviato ANSA, Claudio Accogli

Il caos Libia e le nuove minacce Isis, oggi a Parigi riunione dei ministri degli Esteri del gruppo Med, con Gentiloni, mentre dagli Stati Uniti l’Alto rappresentante della politica estera dell’Ue, Federica Mogherini, assicura che sta arrivando un sostegno forte alla mediazione che sta conducendo l’inviato speciale del segretario generale dell’Onu, Bernardino Leon, per un governo di unità nazionale” in Libia. Sul territorio la situazione resta grave: tre autobomba sono esplose ad Al Qubah una cittadina nell’est della Libia. Una delle esplosioni ha colpito un edificio dei servizi di di sicurezza, precisano le fonti. Al Qubah si trova ad una quarantina di chilometri ad ovest di Derna, la città trasformata in Califfato da jihadisti.  L’Isis ha imposto un“coprifuoco” a Sirte, la città che controlla sull’omonimo golfo,secondo fonti libiche. Ieri media libici avevano confermato che la città è sotto il “completo controllo” dei jihadisti che, oltre edifici governativi, hanno preso anche l’università e compiuto una “parada” di pickup pesantemente armati. Il sito di Al Arabiya ha citato testimoni per riferire che l’Isis ha preso possesso del centro convegni “Ougadougou” dove l’allora leader Muammar Gheddafi organizzava stravaganti summit africani e arabi. La città è assediata dai miliziani islamici delle ‘Brigate di Misurata’ che vogliono riportare l’agglomerato sotto sotto il controllo di Tripoli, la sede del governo filo-islamico non riconosciuto dalla comunità internazionale. Si attende sempre l’esito di negoziati tra l’Isis e anziani delle tribù locali per evitare lo scontro e far uscire i jihadisti lasciandoli andare a Nawfaliya, una cittadina desertica 145 km a est di Sirte.

Un fermo immagine tratto da un video di una telecamera di sorveglianza dell’aeroporto di Gatwick, mostra le tre ragazzine britanniche di 15 e 16 anni, che sarebbero partite per la Turchia con l’intenzione di unirsi ai jihadisti dell’Isis in Siria e alla cui ricerca e’ al lavoro Scotland Yard. Shamima Begum, 15 anni, Kadiza Sultana, 16 e un’altra 15enne non identificata sono state viste l’ultima volta, con i bagagli e ben vestite, il 17 febbraio all’aeroporto londinese da dove hanno preso un volo per Istanbul. Roma, 20 febbraio 2015. ANSA/ US MET

Intanto migliaia di egiziani sono bloccati, in territorio libico, al valico tunisino di Ras Jedir e non riescono a passare la frontiera per cercare di rientrare nel Paese d’origine. Alcune centinaia di cittadini egiziani (che in precedenza lavoravano in Libia, da dove ora cercano di scappare) sono diretti verso l’aeroporto di Djerba Zarsis, da dove dovrebbe partire un ponte aereo per rimpatriarli.

Renzi, Italia solida contro minacce – “L’Italia è un grande Paese in condizione di affrontare qualsiasi tipo di minacce”. Matteo Renziutilizza la platea della trasmissione di Rai 2, Virus, per mandare pochi e miratissimi messaggi sul ruolo e la strategia di Roma in merito alla situazione in Libia e ai rischi di attacchi terroristici da parte dell’Isis. “L’Italia è forte ed in condizione di reggere ma non intende avviare avventure belliche”. Il problema va affrontato con “grande decisione” ma senza cedere all’isteria collettiva. “Preoccupazione sì , sottovalutazione della situazione no ma non siamo assediati, non abbiamo quelli con i coltelli dietro le porte”, tranquillizza il premier rimarcando che il problema, per certi versi, non viene dall’esterno ma dall’interno: non a caso – spiega- gli attentatori in Francia e a Copenaghen, sono nativi di quei luoghi. Così come l’Isis non e’ strutturalmente in Libia ma un fenomeno accresciuto anche grazie alle moderne tecnologie di comunicazione, come Internet, per esempio. Da qui la massima esigenza di lavorare diplomaticamente per ottenere il consenso internazionale, quindi anche da parte di paesi come la Cina e la Russia, per giungere ad una soluzione che porti la pace nel paese nordafricano. “In Libia c’è il rischio di un “franchising del terrorecon gruppi locali che decidono che la bandiera dell’Isis ha più visibilità” e quindi si uniscono ai jihadisti. Lo ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Porta a Porta, sottolineando che l’Isis ha un “marchio lugubre dall’alto valore simbolico”.

Obama, guerra a terrore non Islam. Isis, arriviamo a Roma – “#We Are Coming to Rome”, stiamo arrivando a Roma. La nuova minaccia dell’Isis all’Italia arriva con un hashtag su Twitter, e alimenta le preoccupazioni per la situazione in Libia, sempre più caotica. Una “situazione esplosiva”, come l’ha definita Federica Mogherini, ministro degli Esteri della Ue. Così mentre a New York, nella sede dell’Onu, si lavora incessantemente per trovare una soluzione alla crisi che infiamma la sponda sud del Mediterraneo, a Washington – dove i rappresentanti di 60 Paesi si sono confrontati sulle strategie anti-Isis – il segretario di Stato americano John Kerry si è incontrato per parlare di Libia proprio con la Mogherini e il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukri, alla presenza del numero uno dell’Onu Ban ki-Moon. Proprio l’Egitto, intanto, ha presentato una bozza di risoluzione alle Nazioni Unite che prevede anche l’uso della forza militare in Libia se necessario. Un’opzione che però al momento non sembra essere presa in considerazione, almeno stando alla discussione avvenuta in seno al Consiglio di sicurezza. Discussione che ha rafforzato il fronte dei sostenitori della via diplomatica. La priorità numero uno è quella di mettere insieme le varie fazioni che si confrontano in Libia in un contesto di unità nazionale contro le forze del terrore. Come emerso anche da una riunione a New York dell’Intenational Crisis Group sulla Libia composto da rappresentanti di Usa, Francia, Regno Unito, Italia, Germania, Spagna, Ue e Onu.

Alfano ha  parlato della minaccia di infiltrazioni con i barconi di immigrati. “Non c’e’ traccia reale di un nesso tra immigrazione e terrorismo. Ma non si puo’ escludere nulla”. A confermare le sue parole arriva da Londra la notizia che una donna di 25 anni di Birmingham è stata arrestata all’aeroporto londinese di Heathrow appena scesa da un volo in arrivo dalla Turchia ed è stata accusata di terrorismo. Al Qaida, ha detto Obama, “e’ una sfida per il mondo intero, non solo per l’America”. La forza militare non e’ pero’ sufficiente, ha affermato il presidente americano. E’ necessario sconfiggere anche la propaganda, contrastare i terroristi che online “fanno il lavaggio del cervello” ai giovani musulmani. E il mondo islamico si deve mobilitare: “Schieratevi nella lotta contro gli estremisti”, ha detto il presidente rivolgendosi ai leader musulmani. Il Cairo però preme per una risposta muscolare.

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