E’ nata prematura il 2 giugno 1986. Ha avuto da subito i primi problemi di salute, dovuti alla lussazione all’anca e alla mancanza di acetabolo.
Non riusciva a camminare come gli altri bambini. Ma lei e sua madre non si sono mai arrese.
Ha fatto tanta fisioterapia ed ha subìto tre interventi chirurgici ( uno dei quali è stato errato), così nulla di tutto questo ha mai funzionato ed oggi, è costretta a vivere su una sedia a rotelle.
E’ scrittrice di alcuni libri: Un volo di farfalla, Mad di Cristiano Allam- Grazie alla vita, L’Unitalsi mi ha cambiato la vita.
Rita per le tue condizioni di salute, tu ti sei arrabbiata con Dio. Perché?
Mi sono arrabbiata perché io avevo sempre creduto in Lui, ho avuto fede, una fede che può avere una bambina. Considera che avevo solo 10 anni, quando mi è successo tutto questo.
Io mi fidavo, mi ero messa nelle Sue mani in questo intervento. Mi ero proprio abbandonata a Lui. Ero convinta che Lui non mi avrebbe fatto del male, e invece mi ritrovo proprio dove avevo cercato di non andare, sulla carrozzina. Quindi, per quattro anni, ho avuto una rabbia cieca nei confronti di Dio. L’ho proprio accusato di essere ingiusto e crudele. Non credevo più nella Sua bontà e nella Sua misericordia.
Un giorno ero in macchina con mia mamma ed ho iniziato ad arrabbiarmi e a chiedermi: “Perché Dio mi ha abbandonata?”. Mia mamma mi rispose dicendomi: “ Dio non ti ha abbandonata. Se ti è accaduto tutto questo è perché ha dei progetti e gli servi così come sei”.
Come si può accettare di vivere su una sedia a rotelle, per uno sbaglio medico?
E’ una domanda molto difficile. Io l’ho accettata perché sono andata a Lourdes, e lì davanti alla grotta di Massabielle, ho avuto delle risposte.
Ci parli del tuo pellegrinaggio a Lourdes?
Sono stata a Lourdes nel 2001. Avevo 14-15 anni.
E’ stato un pellegrinaggio che mi aveva offerto il mio professore di religione . Io ero ancora arrabbiata con Dio. Da anni evitavo chiese e parrocchie, tutto quello che concerneva la fede, però quando ho sentito quest’ invito, sono andata perché c’era qualcosa che dentro di me mi diceva di andare. Poi anche perché, ero stanca di essere arrabbiata con Dio. Perché quando uno si arrabbia, poi alla fine ci si stanca di essere arrabbiati. Però non sapevo più come riconciliarmi con Lui.
In quel pellegrinaggio ho sperato che avvenisse un miracolo fisico, sarei ipocrita a non ammetterlo. Speravo che facendomi il bagno nella piscina, abbandonassi la carrozzina. Però ero andata a Lourdes, anche con questo spirito: “ Se il miracolo non avviene, chiederò a Maria il perché!”.
La Madonna in che modo si è fatta sentire e in che modo ti ha risposto?
Mi ha risposto in un modo dolcissimo. Proprio come una Madre risponde a una figlia un po’ vagabonda, perché io mi ero allontanata da Lei e da tutto quello che concerneva Dio, ma Lei mi ha fatto capire, che era sempre stata lì ad aspettare che io tornassi.
Ho sentito proprio una voce nel mio cuore, (non con le orecchie ma l’ho sentita nel cuore). Ho sentito proprio che Lei, mi abbracciava e mi accoglieva dentro di sé e mi diceva: “C’è ne hai messo di tempo ad arrivare, ma adesso sei qui. Mi hai chiesto delle risposte e io te le do. Il Signore ha un progetto per te: Testimonia e converti!”.
Dentro di me ho anche detto a Maria: “Ma tu sei matta! Perché io non sono San Pietro, San Paolo, San Marco, San Giovanni. Non sono uno degli apostoli”.
E la Madonna mi ha detto: “ Non hai capito. Devi testimoniare di quanto puoi, di come è bella la vita anche nella sofferenza se vissuta con Cristo vicino. Perché la vita può essere meravigliosa, anche nella sofferenza se però vissuta nell’ottica in cui l’ha vissuta Gesù.”
Il vero miracolo che mi è capitato è che io credevo di aver perso Gesù, mi sentivo proprio abbandonata, e anche questo ho chiesto a Maria: “Ma dov’è Gesù, l’ho perso. Come faccio a ritornare da Lui?”
Lei mi ha risposto: “Tu credi di averlo perso, ma non è così. Abbassa lo sguardo che lo vedi. Abbassa lo sguardo che lo vedi. Abbassa lo sguardo!”.
Io ho abbassato lo sguardo ed ho visto la mia carrozzina, perché non c’era altro. E’ da allora che ho capito che Gesù è la carrozzina. Gesù per tutto quel tempo mi aveva tenuto sulle sue ginocchia e non me ne ero mai accorta.
Anzi, lo avevo accusato di avermi abbandonata nel modo più vile e nel modo più meschino, invece Lui mi aveva preso in braccio e messo nelle sue ginocchia e non mi aveva mai lasciato.
Questo mi ha fatto accettare la mia condizione: la consapevolezza di vivere sulle ginocchia di Gesù, che mi da una tale pace nel cuore, talmente appagante che mi fa rinunciare alla guarigione fisica.
Cosa senti di dire a tutte quelle persone che , in questo momento si sono allontanate dalla fede, per una qualche sofferenza che può essere fisica o spirituale?
Mi sento di dire loro che, li capisco perché ci sono passata anche io. La rabbia è un sentimento normale che va affrontato. Non mi sento di giudicarle perché, non c’è un modo giusto o sbagliato, di affrontare un dolore. Però mi sento di dire anche che nei momenti più bui, il Signore è vicino a noi.
Anche se noi non lo sentiamo ci è vicino. Lui non si allontana mai da noi, ma siamo noi che non lo sentiamo lontano perché siamo presi dalla nostra sofferenza. Ma se nei momenti peggiori, ci abbandoniamo e crediamo in Lui, la Sua Presenza, si sentirà sempre.
Bisogna solo avere la forza e il coraggio di dire: “Io dalla vita cerco e voglio una cosa sola – Essere in comunione con Dio”.
Servizio di Rita Sberna
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