TESTIMONIANZE DI FEDE – Questa è la storia di una giovane mamma di due figli che vive al nord Italia insieme a suo marito. La sua adolescenza è costellata da tanta sofferenza e da alcuni episodi spiacevoli che le hanno lasciato traumi e ferite per molti anni….
Per privacy la chiameremo Sara. E’ stata sempre vicina alla fede ed ha cercato l’amore di Dio sin da bambina, poi come avviene un po’ per tutti, durante l’adolescenza, si è allontanata per un breve periodo dalla Chiesa, ma il suo incontro con Gesù le ha donato una nuova speranza.
A seguire l’intervista di Rita Sberna.
Ci racconti cosa ti è successo durante l’adolescenza?
Fin da piccola vivevo il catechismo e la Santa messa con un trasporto e un amore incredibile . Ricordo che ad ogni canto mi commuovevo, e questo era bellissimo.
Poi l’adolescenza, un’ età difficile per tutti, in cui conta l’apparire e non di certo l’essere, ho iniziato a non andare più a messa.
Il mio cuore , nonostante ciò che intendevo mostrare, era li in attesa di quell’ amore che solo Dio ci può donare . Ero io, in realtà a doverlo solo accettare. Ci sono stati una serie di eventi spiacevoli , ferite , una in particolare arrivata a sedici anni, una di quelle che ti buttano in un “baratro” e ti fanno credere che nulla valga più la pena d’essere vissuto,esperienza della presenza del maligno che senza Dio non solo non puoi combattere e superare ma nemmeno accettare.
Sono stata abusata da una persona molto vicina alla mia famiglia, talmente vicina che non ebbi mai il coraggio di dire a nessuno ciò che era stato in grado di fare.
Quindi tutto si fece buio nel mio cuore , volevo solo sparire e morire .
Non accettavo più me stessa e nemmeno gli altri ed ecco presentarsi la depressione altra figlia del nemico , il male.
Mi sentivo sola , fragile ,impaurita terribilmente da tutto. Cominciarono anche gli attacchi di panico, mi sentivo abbandonata (nonostante il mio fidanzato era sempre presente ed adesso è il mio attuale marito ) ma pur sempre un ragazzino all’epoca. Non avevo più la gioia e la pace nel cuore .
Successivamente, decidesti di avvicinarti nuovamente a Dio..
Ero troppo arrabbiata ma non al punto di non cercarlo .
Così un giorno decisi di iniziare a parlare di nuovo con Gesù, per me era come “fare pace” e ho iniziato a chiedergli il perché di tutto questo mio dolore. Ho scelto di dargli fiducia e di affidarmi.
Continuavo a dire a me stessa, che se Dio avesse permesso tutto questo, un senso doveva esserci. Gli dicevo che non poteva essere un invenzione, perché Dio è verità! Io sentivo di amarlo e nonostante la “croce” sentivo che Lui era accanto a me.
Iniziai a pregare a modo mio.
Sapevo che dovevo aspettare che prima o poi, se solo avessi perseverato nella fede sarebbe arrivato il giorno dove Lui mi avrebbe donato la Pasqua e la gioia della resurrezione! Ho voluto attenderLo.
Quest’attesa è durata 10 anni.
Non vedevo spiragli ma non smettevo di sperare, di aspettare e credere.
Lentamente però, iniziavo a vedere i miracoli nelle mie giornate, vedevo le risposte alle mie richieste.
Gesù mi stava ascoltando! Mi chiedeva solo di fortificarmi in Lui , di vivere la ” passione ” e di avere pazienza , fiducia e speranza.
Dicevo ” un giorno so che mi premierai ” così pian piano, giorno per giorno, vedevo avvicinare la luce .
I traumi ti avevano lasciato nel tempo, dei seri problemi psicologici che si sono aggravati con la morte di un tuo caro amico. Ci racconti?
Ho scoperto la morte, perdendo molti amici a causa di incidenti stradali, tra cui Salvatore, un caro amico mio e di mio marito, morto in moto, il giorno della Santa Pasqua dell’anno 2006, lasciandoci un immenso dolore.
Dopo un anno arriva il nostro primo bimbo: Salvatore (in ricordo del nostro amico). Avevo ancora molte difficoltà a livello psicologico . Ma andavo avanti trascinandomi dietro tutta la sofferenza che rimane in forte contrasto con l’immensa gioia del dono di un figlio.
Un anno dopo è arrivato un altro dono: Riccardo; a quel punto i medici dell’ospedale Mangiagalli di Milano si resero conto durante il travaglio, che i miei problemi psicologici, dovuti dall’abuso e dai traumi passati, non mi concedevano più nemmeno di farmi visitare rendendo complicato e pericoloso il percorso del travaglio .
Così a gran fatica nacque Riccardo ma subito mi mandarono una psicologa in stanza, alla quale mi hanno affidata per due anni e mezzo .
La situazione della mia psiche era grave non ho mai più conosciuto un sonno sereno e tutto era peggiorato perché negli anni non ho mai fatto pesare i miei trascorsi a nessuno ad alcuni non li ho mai ( tuttora ) rivelati. Per preservare la serenità dei miei cari . Una sorta di protezione .
Peccato che questa abbia trafitto me fino a portarmi allo stremo.
Santa Teresa di Gesù Bambino ti ha condotta a Medjugorje, in che modo?
Da tempo sentivo una forte chiamata per Medjugorje, tutto mi portava con la mente e il cuore li. Maria tramite Gesù mi mandava dei dolcissimi messaggi ma pur avendo il desiderio di andare, non riuscivo mai a partire. Finché un giorno iniziai a pregare la novena delle rose, e nelle richieste di grazia, pregavo Santa Teresa affinchè mi aiutasse a partire per Medjugorje.
Finita la novena ricevo una rosa da mio marito ( che non sapeva stessi facendo la novena delle rose ) e in seguito ricevetti un messaggio di un amica che diceva che si era liberato un posto sul pullman per Medjugorje; scoprirò anche che sulla bandiera che rappresentava il nostro gruppo, c’era proprio impressa l’immagine di Santa Teresa.
Mi misi a piangere dall’emozione, la gioia era tanta .
Non avevo mai fatto un viaggio da sola, lontana dai miei bambini e da mio marito perché ovviamente il mio attaccamento a loro dopo tutto il mio vissuto era estremo. Allontanarmi per me rappresentava il panico e il dolore . Per la Madonna di Medjugorje sentivo di dover sfidare me stessa . Dovevo andare non potevo dire no. Non potevo non rispondere alla Sua chiamata . Maria Regina del cielo mi stava cercando.
Ricordo che stavo per mettere le medicine in valigia e invece le buttai, proprio per dimostrare alla Mamma del Cielo che avevo riposto tutta la mia fiducia in Lei.
Durante il pellegrinaggio hai avuto molti segni della Regina della Pace. Ce ne racconti qualcuno?
Quando salii sul pullman, il primo giorno iniziai a sentire un profumo fortissimo di rose.
Arrivammo in Bosnia ed il telefono iniziò a non funzionarmi, l’idea di non poter sentire, tutte le volte che volevo la mia famiglia mi faceva impazzire. Successivamente capii che la Madonna voleva che quella settimana mi dedicassi solo a Lei, perché alla mia famiglia ci avrebbe pensato Gesù.
Appena arrivati in hotel, il mio pensiero era fisso a come avrei passato la notte perché era da anni che non riuscivo a dormire serena. Invece proprio quella notte, sognai tutto il tempo Maria, quei suoi occhi azzurri che fissavano i miei, mi sentii amata e cullata, tutta la notte, ed al mio risveglio, lei era li col suo sguardo fisso su di me .
Durante la Santa Messa, mentre il parroco stava spiegano l’omelia, abbassai lo sguardo a terra, e vedi luccicare qualcosa, la presi e mi accorsi che era una splendida medaglia della Madonna di Medjugorje, l’ho subito colto come un ulteriore segno della presenza di Maria accanto a me.
Durante la Santa Comunione ci mettemmo in fila per ricevere l’eucarestia . In quell’istante, riaffiorarono nella mia mente, come se stessi vedendo un film, le immagini dei momenti trascorsi nella mia vita: le ferite ricevute, gli errori e i peccati da me commessi , e tanto altro.
Mi misi a piangere, chiedendo perdono con tutto il cuore a Gesù.
L’ultimo giorno di pellegrinaggio, Maria si è fatta vedere e sentire. Ci racconti?
Durante il viaggio di ritorno, mi addormentai sul pullman, dopo aver recitato col gruppo, il santo Rosario.
Sognai di nuovo la Madonna. Mi guardava e mi sorrideva e con un battito ritmico del piede schiacciava la testa al serpente.
Quando mi svegliai, colsi subito nel cuore, il significato di quella visione e cioè che Lei aveva schiacciato il male che era dentro di me e nella mia vita. Avevamo vinto insieme, schiacciando satana .
Com’ è la tua vita dopo il pellegrinaggio?
Non ho più attacchi di panico, né paure e né insonnie. Tutto è sparito, come se non ci fosse mai stato.
Per mezzo di Maria, il male ha abbandonato la mia vita, è soltanto un lontano ricordo.
Grazie a Gesù e Maria, sono rinata a nuova vita , ho capito che non devo affidarmi alle sole forze umane e che il mio affetto verso la mia famiglia non doveva essere morboso, perché solo Dio ci da la gioia, la pace e l’amore; quell’amore libero e sincero.
Cosa vuoi dire a tutte quelle persone che soffrono di attacchi di panico e che portano dentro di se dei traumi?
Vorrei dire loro che nulla è impossibile a Dio e che non devono smettere mai di sperare nella loro guarigione.
Non dobbiamo permettere di non farci abbracciare dall’amore di Dio perché solo così si può guarire dai traumi, dalle morti interiori. La cura è l’amore di Dio. Non esistono medicine e psicologici più efficaci dell’amore di Gesù e Maria.
Lasciamoci trasformare dall’amore di Dio per mezzo dell’intercessione di Maria.
Servizio di Rita Sberna
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