La storia che vi raccontiamo oggi è una delle testimonianze credibili che mettono in luce come la preghiera, la conversione, la presenza di Maria, possano contribuire a salvare la vita degli uomii e delle donne del nostro tempo.
Una ragazza tedesca Ursula di Colonia ha scritto questa testimonianza dopo la sua conversione a Medjugorje – Dal primo novembre 1988 lei vive nella Comunità Mariana “Oasi della Pace”, di Montelungo, 54027 Pontremoli (MS), che ha avuto le sue radici a Medjugorje, ed e molto felice.
La domenica delle Palme 1987, per volontà di Dio, sono arrivata per la prima volta a Medjugorje sebbene per tanti mesi fossi stata contraria a questo viaggio.
Io ero atea e per questo non credevo assolutamente alle apparizioni della Madonna. Quando invece ritornai da Medjugorje dopo tre settimane – avevo programmato di rimanerci solo sette giorni – ero credente e avevo un solo desiderio: aggrapparmi a Maria e non staccarmi più da Lei perché mi portasse sempre più vicina a Gesù.
Nonostante provenissi da una famiglia cattolica, dopo la mia – infanzia mi ero allontanata sempre più da Dio. Quando avevo 14 anni, avevo rifiutata l’istruzione religiosa nella scuola e alla domenica non andavo più in chiesa.
Naturalmente non mi confessavo e non pregavo più. Incominciò un lungo periodo di ostinazione in cui cercavo una libertà e una indipendenza illusorie. Rifiutavo ogni autorità e ogni restrizione perché mi sentivo oppressa. Così concepivo la libertà: provare tutto e ritenere tutto lecito: sesso, alcool, droga, furti, stampa ateistica e anarchica, locali frivoli, discoteche, concerti Rock.
Allora le proteste e le liti con i miei genitori erano sempre all’ordine del giorno.Per me l’esistenza di Dio era un’invenzione, la situazione degli uomini un’assurdità. Ritenevo la maggior parte della gente ingenua, manipolata, crudele, superficiale e cinica e non mi accorgeva che anch’io ero diventata così. Nausea, critica, disprezzo e autodistruzione furono la mia reazione. Le varie distrazioni come cinema, alcool, droga, teatro e amicizie di ogni genere aveva lasciato il mio cuore vuoto e affamato d’amore. Ora so che l’amore che ho cercato non si trova nei piacere del mondo, ma solo in Dio. Anche se ero libera fino alla disperazione non trovavo pace. Così ho vissuto fino all’anno scorso.
Nel 1985 mio padre per caso aveva sentito parlare di Medjugorje – e ancora nello stesso anno vi andò. Ritornò molto entusiasta e un anno – dopo andarono anche mia madre e i miei fratelli. Solo io rimasi, sebbene mi raccontassero degli straordinari avvenimenti. In questo tempo non stavo più con i miei genitori e quando mi raccontavano ancora delle apparizioni reagivo aggressivamente e mi beffavo di loro. Notai però un cambiamento: erano più aperti verso di me e mi rimproveravano meno anche se io ero sempre scortese e di cattivo umore.
Io però, anche se continuavo a rimanere incredula rispetto ai fatti di Medjugorje, ero diventata un po’ più tollerante e pensavo – che forse qualcosa di buono c’era in quei fatti, ma niente che mi interessasse. La mia vita continuava così forse ancora più – tormentata di prima.
Il venerdì prima della domenica delle Palme 1987, mia mamma ritornò a Medjugorje con mio fratello più piccolo e un cugino, ma io di nuovo rifiutavo, anche se ero libera da altri impegni, quasi avessi paura di perdere qualcosa cui non volevo rinunciare. Dopo la loro partenza però incominciò in me uno stato di inquietudine: ero pentita di non essere andata con loro. Così il giorno dopo decisi di raggiungerli in treno, accompagnata dalle preghiere di mio padre e di mio fratello. Il viaggio duro 30 ore
e quando arrivai a Medjugorje, la messa della sera era già finita.Ero molto turbata e non avrei voluto trovarmi in quel luogo. Mentre stavo cercando la famiglia dove era alloggiata mia madre, incontrai Padre Petar, che gentilmente mi accompagnò con la sua macchina. Lui mi chiese come fossi arrivata là e se era la prima volta ed io risposi in modo scortese che non sapevo nulla, che le apparizioni della Madonna non mi interessavano e che neppure credevo in Dio. Qui Padre Petar raggiante mi disse: “lo sono contento che tu sia qui, il resto lo farà la Madonna”.
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Devo ammettere che rimasi letteralmente sbalordita, mia madre quando mi vide cascò dalle nuvole perché non mi aspettava. I primi giorni a Medjugorje furono terribili. Giravo da sola per i monti e pensavo che non c’era da meravigliarsi se li uomini di fronte ad una natura stupenda pensassero che Dio era il creatore. Non sapevo che fare e alla sera andai alla messa, ma anche questo era un tormento. Mi sedetti per terra in mezzo a tutti e mi sentivo come una miserabile. Pensavo ancora che Dio era una invenzione degli uomini e non capivo perché l’amore e la pace non potessero esistere senza in Lui. Mi sembrava che tutto il bene che vedevo dipendesse da questa menzogna dell’esistenza di Dio. Ero spaventata perché pensavo che dovevo sopportare da sola questa verità disperata di un nichilismo eroico senza alcuna consolazione spirituale. Questa era la mia vita: pazza e complicata.
Il Giovedì Santo, dopo la messa, mia mamma mi invitava ad entrare con lei nella cappellina delle apparizioni per adorare il Santissimo Sacramento. Accettai soltanto perchè non volevo ritornare a casa da sola, ma ero molto contrariata e non volli assolutamente inginocchiarmi; rimasi seduta senza alcun rispetto ma sempre con un tormento nel cuore.
Adesso è per me difficile descrivere ciò che mi accadde: Padre Slavko incominciò a cantare il “Santo” di Schubert con un gruppo tedesco e io credevo. Non posso dire di più. Nello stesso momento ero convinta dell’esistenza di Dio, che Lui si e fatto uomo, e che era presente sotto le specie del pane in quell’Ostia esposta. Piangevo sfrenatamente. Anche nei giorni seguenti piangevo molto, ma ero nello stesso tempo felicissima perché sperimentavo l’amore misericordioso di Dio. Il Sabato Santo mi confessai e così potei celebrare la Pasqua. Anch’io ero risorta dai morti.
Rimasi a Medjugorje ancora due settimane. Ora potevo aprire il mio cuore alle apparizioni e a tutto ciò che la Madonna voleva dirmi. Sentivo molto forte che Lei era la mia Mamma, che mi prendeva per mano e restava con me col suo dolcissimo sorriso. Per alcuni mesi, quando partecipavo alla S. Messa, quando pregavo o quando solo pensavo a Gesù e a Maria, provavo una grandissima gioia.
Per la quarta volta tornavo a Medjugorje ma anche in Germania la mia vita era cambiata completamente, come non mi sarei mai immaginata. Smisi di fumare, di bere alcool, di ascoltare la musica assordante delle discoteche. Ora sono felice e allegra. La S. Messa è diventata per me il centro della giornata e sono contenta quando il Re dei Re viene nel mio cuore con la S. Comunione per amarmi e per amare attraverso di me tutte le persone che incontro. Sono profondamente convinta che il Signore mi guiderà sempre e dovunque per Maria, lo metto, tutto nelle sue mani.
Pasqua 1988 – Ursula
Fonte: Eco di Medjugorje nr.63
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