Il mondo dello sport si inserisce nel grande Giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco. Presidenti, dirigenti e allenatori delle società sportive si riuniranno questa sera alle 21.00 nella Basilica di Sant’Ambrogio, a Milano, per vivere a livello diocesano il Giubileo degli Sportivi.
La serata di lunedì sarà caratterizzata, tra l’altro, da una veglia di preghiera con il passaggio della Porta Santa, il racconto della storia del Mar de Plata, squadra di rugby sterminata dalla dittatura argentina e dalla parola dell’Arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, che aiuterà atleti, dirigenti e tifosi a cogliere l’importanza della misericordia anche nel campo sportivo. Al microfono di Luca Collodi per Radiovaticana, don Samuele Marelli, direttore della FOM, la Fondazione Diocesana per gli Oratori Milanesi:
R. – Prima di tutto per noi lo sport è un mezzo per educare, per cui, parlare di misericordia nello sport significa riconoscere che lo sport è uno straordinario strumento educativo. Oggi l’educazione è un po’ – potremmo dire – la 15.ma opera di misericordia spirituale e corporale nello stesso tempo. Per questo abbiamo voluto fortemente questo Giubileo degli sportivi nella nostra Diocesi di Milano alla presenza dell’arcivescovo, il cardinale Angelo Scola, dandogli proprio questo titolo: “La Misericordia scende in campo”. Abbiamo l’idea che, attraverso lo sport, uno degli strumenti educativi per eccellenza, la misericordia davvero può scendere in campo e farci incontrare da molti ragazzi.
D. – A guardare lo sport di oggi potremmo concludere apparentemente che di misericordia in campo nello sport ce ne è veramente poca …
R. – Sì, è vero, perché non è automatico che lo sport sia uno strumento educativo e quindi che sia abitato dalla misericordia. Lo sport, però, ha delle potenzialità: a determinate condizioni può essere realmente uno strumento educativo attraverso il quale fare esperienza di misericordia per la propria vita. Noi vorremmo dire, vorremmo custodire queste condizioni a partire dalle quali lo sport davvero può essere strumento e veicolo di misericordia.
D. – Dove inizia la misericordia nello sport?
R. – La misericordia nell’avere cura dell’altro e quando parliamo di sport parliamo soprattutto di sport fatto da ragazzi, quindi negli oratori. In Lombardia abbiamo centinaia di migliaia di ragazzi che praticano sport in oratori, dunque nel complesso ecclesiale. La misericordia inizia con un approccio allo sport che ne riconosca la validità in riferimento alla persona, perché quando questa è al centro la vittoria è sempre assicurata. Questo è proprio l’inizio del cammino della misericordia nello sport.
D. – E come prosegue la misericordia a livello agonistico invece?
R. – Certamente con l’aumentare dell’età ed entrando nella dinamica dell’agonismo diventa più difficile – meno ovvio – vivere questa esperienza della misericordia nello sport. Tuttavia credo non impossibile. Significa prima di tutto coltivare un cammino spirituale personale che permette di vivere in ogni dimensione della vita e dunque anche in quella dello sport la misericordia che noi riceviamo perché in fondo questa non è semplicemente un atteggiamento poetico dovuto alla bontà della persona, ma è semplicemente il risultato di ciò che Dio fa per noi. Noi siamo oggetto di misericordia anzi tutto da parte di Dio e per questo possiamo rivolgerci con misericordia agli altri.
D. – Ci sono dei ruoli nel mondo dello sport? Penso ad esempio ad un allenatore, che deve vedere la misericordia con un occhio di attenzione, …
R. – Certamente. Noi crediamo che la misericordia non debba nascondere la verità. Il Salmo dice: “Misericordia e verità si incontreranno”. Credo proprio che la misericordia vera non è senza verità. Tuttavia la verità vera non è senza misericordia. Per cui mi sembra bello dire che anche nello sport misericordia non significa misconoscere la verità.
D. – La misericordia non è in contrasto con la competizione sportiva?
R. – Direi proprio di no, anzi lo sport può essere un veicolo di misericordia che certamente la sana competizione non è in contrasto con la misericordia. Anche nella competizione c’è uno spazio di misericordia dove si riconosce che è importante vincere, non è uguale vincere o perdere, perché è appunto una competizione ma certamente non è la prima cosa o comunque è importante che la vittoria non sia a tutti i costi; ci sono dei costi che sono troppo alti che non possono essere pagati per la vittoria come la scorrettezza , il doping o altre dinamiche negative. Quindi la misericordia può abitare certamente lo sport dove c’è competizione.
D. – E stasera alle 21 l’arcidiocesi di Milano vivrà questo Giubileo degli sportivi …
R. – Sarà un momento molto semplice presieduto dal cardinale arcivescovo. Ci troveremo nell’atrio della Basilica di Sant’Ambrogio e insieme, dopo una breve preghiera, varcheremo la porta Santa. Quella di Sant’Ambrogio insieme a quella del Duomo di Milano è una delle due porte sante presenti nella città di Milano. Varcheremo la Porta santa e all’interno ascolteremo delle testimonianze; poi concluderemo con la parola dell’arcivescovo rivolta al mondo dello sport a partire dall’esperienza della misericordia in questo Giubileo.
D. – Uno slogan sportivo, un messaggio al mondo dello sport …
R. – Si lascerei quello che daremo stasera che è anche il titolo della nostra veglia: “La Misericordia scende in campo”.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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