Al di là della rivendicazione e degli arresti per le indagini in corso, Nizza vive il secondo giorno dopo la strage e fa i conti con una delle più sanguinose tragedie della storia francese, dopo gli attentati parigini dello scorso 13 novembre. Il servizio di Giada Aquilino per Radio Vaticana:
I feriti ancora ricoverati, l’identificazione delle vittime, lo strazio dei parenti e insieme le indagini sulla strage, le ricostruzioni raccolte tra i trentamila che hanno assistito ai fuochi d’artificio del 14 luglio sulla Promenade des Anglais. Questa è Nizza oggi che, allo choc, affianca la quotidianità della Costa Azzurra: è infatti la seconda città turistica di Francia, dopo Parigi, con 5 milioni di visitatori all’anno. Lo testimonia Angela Distratis, ingegnere informatico che lavora a Nizza e vive proprio sul lungomare:
R. – Sembra un po’ strano dirlo, però già ieri sembrava che la città fosse tornata alla normalità: c’erano tanti negozi aperti, tanta gente in giro e soprattutto tanti turisti…
D. – Ma poi di fatto non è tornata alla normalità…
R. – Purtroppo no. In realtà ieri sera hanno riaperto la Promenade al traffico, chiaramente con pochissime macchine, ai pedoni è ancora vietato l’accesso al luogo in cui c’erano i cadaveri.
D. – Tragedia nella tragedia, quella dei bambini. Quale immagine le rimarrà?
D. – Qual è stata la preghiera che si è levata dal duomo?
R. – Da una parte una preghiera primariamente di solidarietà, di compassione: una compassione fra il popolo cristiano presente, le vittime e ovviamente le famiglie delle vittime. Dall’altra, è stato un atto di fede, perché il vescovo ha soprattutto predicato sulla Croce di Gesù, per spiegare il senso della sofferenza cristiana. Ma è stata anche una invocazione in favore di tutti quelli che soffrono e di tutti quelli che sono morti. Il numero delle vittime aumenta poco a poco, i medici fanno quello che possono, ma non riescono purtroppo a salvare ogni ferito.
D. – Don Stéphane, lei ha parlato dei medici che stanno intervenendo per i feriti e ha colpito in particolare l’impegno di quelli dell’Ospedale pediatrico. E’ stata compiuta una riflessione sui tanti bambini colpiti da questa strage?
R. – Sì, nella Croce di Gesù c’è anche la dimensione dell’innocenza: Gesù è stato il Servo innocente del Padre. E questa visione è la stessa per il nostro sguardo davanti ai bambini che sono morti o che adesso stanno soffrendo molto, perché feriti, nell’Ospedale Lenval, che a Nizza è specializzato nelle cure dei bambini.
D. – Quale messaggio di speranza è emerso, alla fine, dalla celebrazione?
R. – È stata una Messa ci ha anche ricordato come il popolo cristiano abbia un compito su questa terra, in questo momento: il compito è di ridare una speranza al mondo, molto ferito dall’odio, in fondo da una guerra: perché adesso in Francia c’è una guerra, con tutti questi attentati. Poi ci ha ricordato il perdono, perché la contemplazione della Croce è soprattutto una contemplazione che ci porta a perdonare. E poi ci ha dato un terzo messaggio: quando siamo ai piedi della Croce, vediamo un Gesù che ci porta a dare una soluzione a tutto questo problema e la soluzione unica sarà la carità, l’amore per il prossimo.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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