Le colombe sulle spalle e i pavoni ai piedi della statua della Madonna rimangono fissi, immobili per tutta la lunghissima processione in cammino nelle stradine. Sembrano statue, invece sono veri.
La Campania è terra di tradizioni che non vanno fuori moda. Nella domenica in albis, quella che segue la Pasqua, un rito antico rimane immutato da secoli. È la festa della Madonna delle Galline di Pagani, in provincia di Salerno. Adulti e ragazzini si avvicendano ai vecchi che per decenni hanno continuato l’esempio dei nonni. Non c’è distinzione di età o ceto. Fede e usanze li uniscono.
PROCESSIONE E CANTI – Cuore della festa è la processione che parte alla mattina dalla chiesa della Madonna del Carmine, dove si pregano il quadro e la statua della Vergine. Siamo nel centro storico, in un edificio arricchito di belle e antiche opere d’arte del XVII e XVIII secolo, sotto un pregiato soffitto cassettonato. Sulla facciata barocca spiccano le statue della Speranza e della Pudicizia. Il corteo parte da qui e si snoda per vicoli stretti, tra piazze e palazzi della città.
A ogni “tosello” – le edicole votive preparate nei portoni o nelle corti storiche di Pagani – ci si ferma e partono inni e canti, in un tripudio di pietà popolare. Un’atmosfera struggente invade la folla, di una fede che arriva da lontano, bagnata da riti ancestrali che narrano di come un popolo prega la sua mamma. La processione intona un inno, parte il ritmare tipico della tammorra – il tamburello con i sonagli usato nella musica folk – e detta i tempi. Si uniscono le nacchere. Dal corteo le tirano fuori dalle tasche o dalle borse. I passi di danza coinvolgono turisti e fedeli: tarantelle in cui svolazzano gli abiti e le gonne. Un’esplosione di gioia, ringraziamento, preghiera e lode coinvolge la folla. La lingua è il napoletano, quella che contadini e popolani usano per comunicare tra loro. Ma anche per pregare e chiedere nella più grande intimità una grazia alla Madonna, ringraziandola per la protezione ricevuta.
Le cassette di ortaggi rimangono in bella mostra durante la processione; sono le offerte dei contadini. Si vedono pomodori, zucchine ma soprattutto carciofi, che vengono cotti sopra la brace, il piatto tipico della festa.
TRE GIORNI DI FESTA – Il venerdì precedente la processione, iniziano ad arrivare appassionati di musica per un happening che si tiene nel weekend. Una rassegna di cantanti, “Mistica”, presenta canzoni popolari.
L’arciconfraternita della Madonna del Carmine dal 1500 organizza e promuove la festa: «È in corso un percorso spirituale di avvicinamento ai valori del Vangelo e della misericordia», dice Nunzio Desiderio, responsabile diocesano degli adulti di Azione cattolica, nominato commissario dell’Arciconfraternita. «Il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ha voluto che iniziassi a guidare chi da anni contribuisce alla realizzazione alla festa», spiega Desiderio. «I valori del Carmelo vengono vissuti da donne e uomini membri della Confraternita, una realtà di circa cento persone che seguono il cammino spirituale in un ambito dove spesso il folklore trova spazi eccessivi».
La domenica le celebrazioni iniziano con la Messa solenne celebrata alle 8 dal vescovo della diocesi di Nocera-Sarno. Poi, sotto una pioggia di pezzetti di carta colorata che piovono dai balconi, parte il corteo. Il profumo dei carciofi arrostiti, le musiche, i colori di coperte colorate stese ai balconi e i coriandoli caduti sulla statua ravvivano i sensi. Il tepore primaverile saluta la festa dove un posto privilegiato lo hanno i bambini che vengono sollevati a braccia fino a toccare la statua. La Madonna è come una mamma, una chioccia che coccola i propri pulcini, cioè i figli che le vengono avvicinati affinchè li benedica. Le donne fanno a gara per baciare il manto della Vergine. «I vestiti della Madonna sono cambiati dalle suore del Preziosissimo Sangue, le uniche deputate a vestire la statua», racconta Gerardo Sinatore, appassionato scrittore locale.
LA TRADIZIONE DELLE GALLINE – Il quadro miracoloso della Madonna, una Vergine bruna, probabilmente proveniente dall’Oriente cristiano, secondo la tradizione fu scoperto nel XVI secolo dalle galline che raspavano la terra in un cortile di Pagani. Da allora l’immagine è custodita nella chiesa del Carmelo e pregata da migliaia di fedeli, mentre la statua che viene portata a spalla per le vie della città dai tempi di sant’Alfonso Maria de’ Liguori risale all’Ottocento.
Proprio questa antica tradizione fa sì che la festa preveda uno spazio speciale dedicato ai volatili, in particolare le galline, che non fanno parte del menù, ma accompagnano l’intera processione accovacciati ai piedi della statua. I polli non si toccano: «Sono donati alla Madonna, in ricordo dell’evento da cui parte il tutto», spiega Sinatore, mentre mostra dove vengono messi papere, galline, colombe e pavoni donati alla parrocchia e poi i cesti di frutta, tutto nei locali della Confraternita. «Credo che la festa, contrariamente a quanto possa apparire, la si viva maggiormente in intimità. Persino i più chiassosi la vivono così».
La festa popolare si conclude all’alba del lunedì quando, dopo una notte di musica, avviene la deposizione delle tammorre ai piedi della statua della Vergine. E Pagani torna alla sua vita quotidiana.
TRE GIORNI AL RITMO DELLE TAMMORRE – La musica tradizionale, sempre accompagnata dalle tammorre, – tamburelli con sonagli – ha un ruolo centrale in tutta la festa della Madonna delle Galline. Durante la processione, al tradizionale scambio dei doni presso la basilica di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, viene cantata Curri curri mamma mia, una canzone in vernacolo del 1775 scritta da sant’Alfonso. All’alba del lunedì, quando si depongono le tammorre, si canta Flos Carmeli e i suonatori donano al rettore del Carmelo una tammorra con inscritto l’anno, da custodire a memoria dell’evento.
ORGANIZZARE LA VISITA – Per arrivare a Pagani (Salerno) percorrere l’A30 fino all’uscita Nocera-Pagani. Oppure utilizzare gli autobus della Sita (www.sitasudtrasporti.it) dalla stazione di Salerno (www.trenitalia.it). Il santuario della Madonna del Carmine, da cui parte la processione, si trova in via Striano, 2. Telefono: 081/91.90.32.
IL PROGRAMMA – Le celebrazioni iniziano venerdì 21 aprile alle 18 con l’apertura del santuario e il rituale volo delle colombe. Alle 22 si svolge “Mistica”, rassegna di canti sacri popolari con strumenti tradizionali. Domenica 23 aprile, dopo la Messa delle 8 celebrata dal vescovo, inizia il corteo con la statua che prosegue per 14 ore. Tra le tappe, alle 21, «scambio dei doni» tra sant’Alfonso e la Vergine. Alle 6 del lunedì, corteo con deposizione delle tammorre al santuario.
Fonte www.credere.it/Testo di Nicola Nicoletti