“La felicità si impara ogni giorno”. E’ il titolo di un volume, edito dalla Rizzoli in uscita in queste ore nelle librerie, che raccoglie i servizi della Radio Vaticana sulle omelie di Papa Francesco a Casa Santa Marta, nel periodo da marzo 2014 a giugno 2015.
Il libro segue la pubblicazione “La Verità è un incontro” che raccoglie le omelie del primo anno di Pontificato. Sull’importanza delle omelie mattutine di Papa Francesco, Alessandro Gisotti della Radio Vaticana ha intervistato padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica”, e curatore del volume. Vi proponiamo l’intervista.
Padre Antonio: Molte persone attendono questo momento mattutino per leggere almeno il testo delle omelie di Santa Marta. Queste omelie sono un’esperienza reale da fare ovviamente in presenza. Ma leggere comunque questi testi significa venire a contatto con quella che potremmo chiamare una “dottrina orale”: il fatto che il Papa parli del Vangelo in maniera diretta, in modo da toccare le persone e incontrarle. Le sue parole non sono solo una spiegazione del Vangelo, qualcosa di legato a un mondo astratto, intellettuale, di spiegazione formale. Ma in realtà con queste sue parole Papa Francesco tocca i cuori, tocca le persone, che si sentono profondamente coinvolte.
D. – C’è sempre una grande attenzione da parte dei fedeli, invero non solo dei fedeli per queste omelie. In un qualche modo sono sempre nuove, proprio come il Vangelo su cui si soffermano a meditare…
Padre Antonio: – Sì, Papa Francesco usa un linguaggio che è – direi – poetico e popolare nello stesso tempo. In fondo lui va alla ricerca di un linguaggio che non dia solo ragione della razionalità e della fede, ma che comunichi questa fede all’uomo che ascolta oggi. Quindi, si ha un senso di contemporaneità al Vangelo molto particolare. E mi ha colpito – e lo dico nell’introduzione – come questo sia stato colto da un filosofo, Giovanni Reale, che ha letto il primo volume delle omelie di Santa Marta come un testo di filosofia: nel senso che capovolge il senso tradizionale del rapporto con il pensiero. Cioè questo pensiero non è un “logos”, una razionalità astratta, ma fa diventare contemporanei del Vangelo chi lo ascolta.
D. – Anche durante il Sinodo sulla Famiglia Francesco iniziava la sua giornata celebrando la Messa a Casa Santa Marta con un gruppo di fedeli: come a dire che il Sinodo già iniziava prima di entrare nell’Aula Nuova del Sinodo…
Padre Antonio: – Assolutamente, ma possiamo anche vedere una cosa interessante: per il Papa queste omelie sono delle occasioni importanti. Quindi il Magistero che proviene da queste poche parole è un Magistero significativo che spesso dà luce di interpretazione a ciò che il Papa fa nella giornata: questo lo abbiamo visto più volte. E il suo messaggio quindi è molto forte e significativo: raccogliere queste parole e rileggerle significa entrare nel cuore vivo, pulsante – nella sorgente possiamo dire – della visione della Chiesa di Papa Francesco.
D. – In queste omelie di Francesco a Casa Santa Marta di quest’ultimo anno – fino a giugno scorso – ricorre spesso il tema della misericordia e del perdono, quasi come se Francesco abbia già in un qualche modo preparato il Giubileo proprio nel contatto con il Signore e con il popolo di Dio la mattina, a Santa Marta…
Padre Antonio: – La misericordia è la parola chiave di questo Pontificato! In fondo Francesco, con un parlare profondamente teologico, ma nella forma del discorso pastorale, ci fa capire come la nostra visione di Dio deve convertirsi. Non è il Dio della legge, non è solo il Dio della norma, non è un Dio rigido con il quale confrontarsi, ma è un Dio che accoglie e abbraccia sempre.
Quindi la misericordia non è un oggetto, non è una cosa: è un coinvolgimento. La parola chiave del modo in cui Francesco interpreta la misericordia in queste omelie è “coinvolgimento”. Il perdono non è un atto legale, un atto di giurisprudenza, un condono, un’amnistia: al contrario, è una relazione, è un coinvolgimento di Dio nella vita di una persona.
Intervista di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana