Walsingham, che è nota come la “Nazareth d’Inghilterra”, ha una lunga storia di pellegrinaggio mariano: una prima chiesa dedicata a Maria fu realizzata nell’XI secolo, divenendo rapidamente un luogo privilegiato di preghiera mariana. Distrutta nel XVI secolo, al tempo di Enrico VIII, tornò poi a essere un luogo di culto per i cattolici nel XIX secolo, quando fu possibile costruire una cappella, anche se fuori dal paese. All’inizio del XX secolo, a Walsingham, gli anglicani hanno poi costruito un santuario dove è ospitata, da alcuni anni, anche una cappella ortodossa, mentre la chiesa metodista si trova là dove sorgeva il convento francescano che aveva contribuito, per secoli, ad alimentare il culto di Maria in tutta l’Inghilterra.
La tradizione di un pellegrinaggio mariano a Walsingham ha radice antiche, ma ha assunto una dimensione ecumenica a partire dagli anni Novanta, quando si sono avviati incontri e iniziative proprio per sottolineare i possibili punti in comune fra i cristiani sulla figura di Maria. Nel 2004 è nato poi un comitato che si è proposto di organizzare il pellegrinaggio mariano, grazie soprattutto all’opera del benedettino Alberic Stacpoole, scomparso nel 2012 lasciando in eredità la sua vocazione per la riscoperta della conoscenza del patrimonio spirituale dei cristiani riguardanti Maria.
Il pellegrinaggio ecumenico si celebra un anno a Walsingham e l’anno successivo in un altro luogo dove si prega Maria nella prospettiva della condivisione della pluralità di tradizioni cristiane sulla Madre di Dio, così come si sono formate nel passato e come vengono approfondite nel presente grazie al dialogo ecumenico.
Quest’anno il pellegrinaggio, che ha coinvolto numerose comunità locali, si è articolato in una serie di tappe con le quali si è voluto testimoniare come i cristiani pregano Maria, così come hanno fatto per secoli, con liturgie, talvolta solo apparentemente molto diverse, che affondano le radici nella parola di Dio e nella traduzione della sua lettera e commento. Il pellegrinaggio a Walsingham è stato animato dalla celebrazione eucaristica, presieduta da monsignor Alan Stephen Hopes, vescovo di East Anglia, secondo il rito romano cattolico; da una messa cantata, presieduta dal reverendo Jonathan Goodall, vescovo di Ebbsfleet, nel santuario anglicano; dalla liturgia dei Presantificati, nella chiesa ortodossa di San Serafino, sotto la guida del metropolita Kallistos di Diokleia; dal culto evangelico, nella chiesa metodista di Walsingham, con la predicazione del pastore David Cornick, segretario generale della Church Together in England; dal canto dell’inno Akáthistos in onore della vergine Maria nella cappella ortodossa nel santuario anglicano. Alle liturgie hanno fatto seguito, talvolta, anche momenti di riflessione e di approfondimento sulla figura di Maria nelle diverse tradizioni cristiane: ci sono stati così degli incontri sui commenti alle pagine bibliche nel mondo della Riforma, sulla presenza della Madre di Dio nelle liturgie delle Chiese ortodosse in India e nella Chiesa copta, sulla riscoperta del pensiero di Sergej Bulgakov su Maria in una prospettiva di dialogo ecumenico.
(Riccardo Burigana)
L’Osservatore Romano, 24 marzo 2015
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