Siamo al paradosso ormai che a volte, tra cattolici, a parlare bene di Papa Francesco si è tacciati di idolatria, o meglio di “papolatria”: stavolta credo che nessuno possa dire nulla.
Quello che Papa Francesco ha deciso è talmente giusto che nessuno potrà dire nulla se dico che sono contento.
Il tema della pedofilia è doverosamente uscito da una zona d’ombra che era più buia dell’inferno.
Ci sono dei non detti, dei non chiesti, dei sussurri, dei silenzi, che sporcano la coscienza di chi li ha detti. Quante volte mettiamo la nostra fiducia nelle mani sbagliate? A chi non è capitato di aver messo la propria vita in mano a qualcuno che l’ha presa e usata o se l’è dimenticata?
Ma quando ci sono di mezzo i bambini, quando ci sono di mezzo anni di soprusi pagati con anni di spostamenti tattici da un posto ad un altro, si può ancora parlare di errore casuale, superficiale, occasionale?
Il Papa ha incontrato alcune delle vittime di questi abusi, ha letto pile di documenti giudiziari interni e ha ascoltato i suoi stessi fratelli nel sacerdozio.
Ci sono pagine da scrivere belle come quelle che troviamo nella Laudato si, pagine profonde come quelle dell’Amoris Laetitia e poi ci sono pagine come queste di questo motu proprio. Nel testo, composto di 5 articoli, si prevede che, qualora gli indizi appaiano seri, la competente Congregazione della Curia può iniziare un’indagine che può concludersi con il decreto di rimozione. La decisione deve comunque sempre essere sottomessa all’approvazione del Pontefice. “Il compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che esso deve essere esercitato”, scrive papa Francesco nel Motu Proprio con il quale, rafforzando la protezione dei minori, sottolinea le responsabilità dei Vescovi ad “impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”. Il Papa non si sottrae ad un compito tanto gravoso quanto pesante e lo fa nell’unico modo possibile, caricandoselo sulle spalle.
“Tolleranza zero”. Non basta quanto già deciso, quanto già legiferato, previsto, definito. Dobbiamo fare in modo che almeno, nelle intenzioni, ci sia una chiusura totale ad ogni possibile varco da cui questa piaga potrebbe ancora prendere aria. Il Papa si carica sulle spalle questo peso come ogni uomo che abbia diritto al nome di padre, al ruolo di pastore, di custode, di pietra su cui altri appoggiano la propria casa, la propria vita.
Sarà lui infatti a prendere la decisione finale sull’eventuale decreto di rimozione per uno dei suoi pastori. Speriamo che il profondo esame di coscienza che la Chiesa tutta ha fatto e sta facendo sullo scandalo della pedofilia, sia sufficiente perché non sia mai più necessario ricorrere a questo Motu Proprio. Speriamo che il Papa usi la sua penna per firmare una prossima enciclica. Dicono che sarà sulla Felicità.
Sono solo rumors di palazzo, ma davvero abbiamo bisogno tutti di sentir parlare di felicità, di un respiro pulito, ampio, profondo, vitale, sulla nostra vita ecclesiale, personale, familiare. Su tutta la nostra vita, insomma.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net
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