Sono alti i rischi e i danni per la salute fisica e mentale, soprattutto se ad abusare di alcolici sono giovani e giovanissimi. E in Italia si inizia a consumare alcol a 11 anni, prima che in altre nazioni. Ma perché si tratta di un fenomeno sottovalutato? Risponde il professor Pietro Migliaccio, presidente della Società Italiana di scienza dell’alimentazione:
R. – Perché è correlato ad una serie di patologie, ma non solo: nei giovani, oggi, c’è l’abitudine di bere e poi di guidare. Per cui si hanno molti incidenti e specialmente nei giovani si hanno delle alterazioni non solo a livello epatico, cioè a livello del fegato, ma anche a livello celebrale con disturbi della memoria e dell’apprendimento ed una alterazione del quoziente intellettivo che si prolunga poi nel tempo, cioè negli anni successivi della maturità.
Le soluzioni proposte in ambito scientifico sono: proibire il consumo ai giovani, alle donne in gravidanza e allattamento e ai soggetti già colpiti da patologie epatiche; ma, soprattutto, l’informazione sui rischi e la sensibilizzazione a un uso consapevole e moderato delle bevande alcoliche. Ancora il prof Migliaccio:
R. – Deve essere una educazione continua, che si protrae nel tempo e che deve iniziare nelle scuole, ma – e non si stupisca adesso – addirittura nelle scuole elementari, per arrivare poi fino all’università. Ma in modo continuativo: è inutile farlo per pochi giorni o per una campagna di un mese. Deve essere una cosa continuativa nel tempo. Dobbiamo fare educazione, ma anche informazione per sapere quali sono i rapporti con la salute.
8 milioni gli italiani a rischio perché consumano ogni giorno quantità di alcol eccedenti rispetto a quelle che l’organismo può tollerare. A questi vanno aggiunti i giovani di età compresa tra 18 e i 24 anni, dediti all’abuso di alcol nel fine settimana. Numerose le patologie legate al fenomeno, come ricorda il professor Emanuele Scafato, presidente dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Istituto Superiore di Sanità:
R. – Sono più di 200 e tra queste 14 tipo di cancro. Un esempio: una evidenza che è stata sottolineata abbastanza di recente è che il consumo tra le donne – che sono poi le più vulnerabili al consumo di alcol, anche se moderato – espone in maniera molto significativa all’insorgenza di cancro della mammella, proprio perché l’alcol interagisce con i recettori degli estrogeni all’interno del tessuto mammario. Quindi superato un bicchiere di bevanda alcoolica, incrementa del 7 per cento il rischio di cancro della mammella, che arriva al 27 per cento se quella donna ha i recettori per gli estrogeni positivi. Quindi estrema attenzione e soprattutto messaggio di salute pubblica: mai superare dall’età adulta in poi – prima è assolutamente sconsigliato nelle linee guida che abbiamo prodotto – non più di una bevanda alcolica per le donne adulte e per gli ultrasessantacinquenni e non più di due per gli uomini adulti, tenendo conto che si tratta di limiti da non superare mai. Non sono livelli raccomandabili, perché purtroppo l’alcol è un tossico: quando si beve troppo, si dice che ci si intossica.
Fonte. Radio Vaticana
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