L’Iran interrompe l’arricchimento alle concentrazioni superiori al 5% e neutralizza, diluendole, le riserve di uranio arricchito al 20%, cioè ad una soglia molto vicina a quanto necessario per la realizzazione di ordigni atomici. Inoltre congela la costruzione del reattore ad acqua pesante di Arak. E apre i suoi impianti alle verifiche quotidiane degli ispettori internazionali. In cambio l’Iran ottiene lo scongelamento di 4,2 miliardi di dollari derivanti dalla vendita di greggio, bloccati in banche asiatiche; la ripresa del commercio di oro e metalli preziosi e prodotti petrolchimici. Complessivamente un recupero tra i 6 e i 7 miliardi di dollari. Obama, che esprime tutta la soddisfazione della particolare vittoria in politica estera, di fronte alle resistenze dei repubblicani, commenta che si tratta di un allentamento leggero delle sanzioni e che in qualunque momento potrebbero riprendere. Il capo della Casa Bianca dice anche di comprendere Israele e i Partner degli Stati Uniti nel Golfo che si dicono scettici, ma ribadisce l’importanza della via diplomatica e la drammaticità dell’ipotesi di un conflitto. Il punto è che l’accordo c’è ma scadrà tra sei mesi. Nel frattempo si deve negoziare una intesa definitiva. Per capire quanto sia impegnativa la fase che si apre ora, ascoltiamo Giorgio Alba
, dell’Archivio Disarmo:R. – La fase che si apre ora è impegnativa. Negli ultimi mesi i diplomatici degli Stati Uniti e dell’Iran si sono incontrati in segreto. Da adesso in poi tutto è alla luce del sole, esposto alle critiche sia dei governi, come Israele, sia degli oppositori politici, come possono essere i repubblicani. Questo è l’aspetto più problematico. Da un punto di vista finanziario, quindi delle sanzioni, e da un punto di vista tecnico, le soluzioni esistono. Fino ad oggi il problema è stato politico. Quindi se questo accordo rimarrà e sarà esteso di sei mesi, un anno e così via, sarà principalmente per la capacità dei governanti in Iran e negli Stati Uniti di risolvere gli ostacoli politici.
D. – C’è da aspettarsi un calo del prezzo del petrolio? Nelle prime ore di questa mattina c’è stato già un calo del prezzo …
R. – La variazione del prezzo del petrolio non sarà fortemente influenzata da questo accordo. Possiamo invece aspettarci un effetto sul prezzo del petrolio qualora si arrivi ad una successiva fase dell’accordo in cui venga accettato da parte dell’Iran – una volta poste le condizioni -l’ingresso di società statunitensi, europee, occidentali della tecnologia per sviluppare i pozzi petroliferi in Iran. Attualmente il Paese ha alcuni problemi tecnologici per quanto riguarda l’aumento dell’estrazione. Se avrà l’aiuto esterno, avrà la capacità di aumentare la capacità di esportazione e quindi questo avrà un impatto sulla disponibilità di petrolio: più petrolio disponibile significherà costi più bassi e quindi un effetto positivo per la ripresa economica mondiale e europea.
D. – Secondo la sua valutazione, si tratta di un allentamento leggero delle sanzioni – come ha detto Obama più che altro ai repubblicani – oppure di un passo veramente importante? Si stima un recupero immediato di sei-sette miliardi per l’Iran, ma in un tempo più lungo, addirittura cento miliardi di dollari …
R. – Sì, le cifre sono ancora nella fase di studio, perché dovranno essere stabiliti, soprattutto dall’Unione Europea, i dettagli sulla quantità e sugli importi delle sanzioni che verranno rimossi. Quello che possiamo osservare è l’estrema cautela da parte del presidente Obama – e di questo bisogna fargli merito – nel dare all’Iran il minimo possibile. Questo non significa che Obama non sarà criticato all’interno degli Stati uniti dai repubblicani. Ma, il fatto che noi discutiamo di cifre – cinque miliardi, sette miliardi, 80 miliardi, cento miliardi di dollari – significa che è un approccio molto numerico e molto debole alla critica. L’approccio è stato quello di dare delle concessioni, delle sanzioni minori per un breve periodo e un breve importo; questo è il passo fondamentale. In cambio si hanno notevoli concessioni da parte dell’Iran. Il Paese che ha assicurato maggiori concessioni in questa fase – almeno iniziale – è l’Iran. Sicuramente in futuro – in una fase successiva all’accordo – se le sanzioni diminuiranno in maniera più consistente, il vantaggio principale sarà per l’Iran e la sua economia.
Servizio della Radio Vaticana
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