Dietro i raid a colpi di spray del Tadzkiiratul Ummah il proposito di “moralizzare” gli abitanti della provincia indonesiana in cui vige la sharia. Nel mirino quanti indossano jeans o abiti stretti. Il leader del movimento accusa le autorità: non applicano la legge islamica. Condanna di movimenti musulmani moderati.
Jakarta (AsiaNews) – Un nuovo gruppo estremista islamico attivo ad Aceh, in particolare nel distretto di North Aceh, ribattezzato Tadzkiiratul Ummah, è emerso in questi ultimi giorni per una “nuova” campagna di “moralizzazione” secondo i dettami della sharia, la legge islamica. I suoi membri hanno iniziato a “colpire” ragazze più o meno giovani, colpevoli di “indossare pantaloni troppo stretti”. Invece di limitarsi a un ammonimento, come già avveniva in passato nella regione, gli adepti cospargono i pantaloni con spray e vernice (nella foto) indelebile. Interpellato sulle ragioni che hanno spinto il gruppo a lanciare questa particolare campagna di moralizzazione, Teungku Nurdin Usman spiega che “le autorità locali non hanno mostrato finora molta attenzione nel fare applicare i dettami” previsti dalla legge islamica.
Per il portavoce del gruppo estremista è un “dovere morale” assicurarsi che venga applicata la sharia, che riguarda “sia gli uomini che le donne”, entrambi oggetto “dei raid e delle ispezioni in strada”. Egli assicura che una punizione analoga viene inflitta anche ai maschi che indossano pantaloni troppo stretti. “Ci auguriamo – conclude Teungku Nurdin Usman – che [i colpevoli] si vergognino, in pubblico, e non ripetano più simili comportamenti fuorvianti”. Alle donne sorprese in pubblico con un abbigliamento poco consono, i leader estremisti daranno un sarong da indossare al posto dei pantaloni attillati.
Tuttavia, movimenti musulmani moderati come il Nahdlatul Ulama (Nu) sconfessano l’iniziativa promossa dal Tadzkiiratul Ummah, sottolineando che essi non hanno alcuna autorità per promuovere raid di questo tipo. Peraltro, già nello scorso mese di ottobre la polizia della morale (Wilayatul Hisbah) del distretto di Aceh Besar ha promosso azioni disciplinari e multe contro donne colpevoli di indossare jeans aderenti o pantaloni in pubblico.
L’Indonesia, nazione musulmana più popolosa al mondo, è spesso teatro di attacchi o gesti di intolleranza contro le minoranze, cristiani, musulmani ahmadi o di altre fedi. Nella provincia di Aceh – unica nell’Arcipelago – vige la legge islamica (sharia), in seguito a un accordo di pace fra governo centrale e Movimento per la liberazione di Aceh (Gam), e in molte altre aree (come Bekasi e Bogor nel West Java) si fa sempre più radicale ed estrema la visione dell’islam. Molte le case di preghiera cristiane chiuse negli ultimi due anni, dietro pressioni dei movimenti estremisti.
In particolare ad Aceh il giro di vite che è coinciso con l’ascesa al potere dell’attuale governatore Zaini Abdullah, ex leader dell’indipendenza armata (Gam) oggi dedito alla politica, subentrato al più “laico” predecessore Irwandy Jusuf. Tuttavia la scelta di inasprire leggi, regolamenti, norme e comportamenti non ha incontrato i favori di una larga fetta della popolazione locale, costretta a modificare in modo repentino abitudini e costumi radicati nel tempo. Fra le decisioni contestate dai cittadini di Aceh, vi sono tutta una serie di divieti rivolti in particolare alle donne: indossare jeans e gonne attillate, viaggiare cavalcioni a bordo di motocicli, ballare in pubblico perché “alimentano il desiderio” o festeggiare il San Valentino.
di Mathias Hariyadi per AsiaNews