L’Umanità è il tema del “Cortile di Francesco” che si apre oggi ad Assisi. Cinque giorni di incontri e dibattiti animati da 90 relatori invitati dal Pontificio Consiglio della Cultura ma anche dal Sacro Convento di Assisi con le famiglie francescane.
Ad inaugurare l’evento l’incontro “Diritto e dignità umana in relazione a migranti e caporalato”. Uno sguardo all’attualità dunque ma anche all’economia, la filosofia e la teologia, particolare spazio pure per i bambini. Al Cortile parteciperanno anche tre ministri del governo Renzi: Maria Elena Boschi, Stefania Giannini e Roberta Pinotti.
Benedetta Capelli della Radio Vaticana ha parlato del “Cortile di Francesco” con padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi:
R. – E’ un cortile che mette al centro il tema dell’umanità, un’umanità ferita da molte istanze. Io penso alla questione degli immigrati, alla questione dei rifugiati… Ma ferita anche dalla questione ambientale: i segnali che arrivano dalla Germania creano sconcerto e meraviglia, proprio perché si sta bleffando sulla “casa comune”, come l’ha chiamata Papa Francesco. Questa casa comune che ci chiede di essere abitata, rispettandola e accogliendola come sorella e come madre: sono due termini che Papa Francesco ha usato per la terra, ad indicare il profondo senso di responsabilità, proprio perché Francesco d’Assisi, nel Cantico delle Creature, ha messo in luce che la terra è sia madre sia sorella. Mentre le altre realtà le chiama con un solo appellativo, o “sorella” o “fratello, per la terra usa i due termini, ad indicare davvero il profondissimo e significativo senso di responsabilità che ha l’uomo di fronte ad essa.
D. – Al centro del Cortile di Francesco c’è – come lei ha detto – proprio l’umanità. Una parola che spesso, e soprattutto in questo periodo, è stata anche abusata. Che significato vuole dare, invece, questo Cortile?
R. – Vuole dare il significato di persone che stanno l’una accanto all’altra, che mettono al centro l’uomo, chiunque esso sia, non come un problema, ma come una soluzione. Quand’è che l’uomo diventa una soluzione? Quando si rende capace di accoglierlo, quando io lo accolgo. A me è piaciuta molto l’affermazione di uno statista che dice: “per molto tempo l’uomo ha pensato al progresso, ma ha smarrito il senso della sua umanità”. Davvero si tratta di rimettere al centro questo senso dell’umanità, che in fondo è quello che poi Papa Francesco sta indicando: essere uomini di misericordia, essere uomini di compassione, essere uomini che incoraggiano, essere uomini che accolgono
.
D. – Il dialogo tra credenti e non credenti in che modo può arricchire e aiutare anche nel riconoscere il diverso, alla luce dell’aspetto che ci ha appena sottolineato dell’umanità che implica la fraternità?
R. – Quando parliamo di fraternità, noi parliamo di una umanità realizzata pienamente, perché è capace di dialogare, è capace di stare con l’altro, è capace di mettersi al servizio dell’altro. Oggi, di fronte alla deriva nichilista, di fronte alla deriva narcisista, di fronte alla deriva capitalistica, la fraternità davvero può rappresentare un argine, in cui tutto ciò che ci circonda – compreso l’uomo, soprattutto l’uomo – non viene visto come qualcosa da usare e gettare, ma come un qualcosa che mi appartiene e mi fa vivere, mi fa esistere, nella misura in cui io faccio esistere l’altro.
D. – Il dialogo sarà calibrato anche sulle sfide di oggi: il caporalato, i migranti, l’economia… Qual è l’auspicio dei frati francescani per questo Cortile?
R. – Che l’uomo possa aprire, prima di tutto, le porte del cuore. Una volta che questo avviene, avviene il miracolo della vita: tutto cambia, tutto si trasforma, tutto profuma, tutto ricomincia. Una volta aperte le porte del cuore, si apriranno le porte delle case, si apriranno le porte di ogni realtà e sarà tutto un ponte e non un muro.
Fonte: Radio Vaticana
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