Il dolcissimo sorriso di Marta si è spento per sempre. Non sono bastati tre anni di cure, compreso un trapianto di midollo osseo. Grandissimo dolore e intima commozione ieri nel centro di Oncoematologia pediatrica dell’Azienda ospedaliera universitaria, dove Marta era seguita con professionalità e affetto dall’équipe del professor Giuseppe Basso e dalle volontarie del Team for Children, guidato da Chiara Girello Azzena.
Marta, 10 anni, residente a Pontevigordazere, figlia dell’allenatore del Valsugana Rugby, era una delle veterane del reparto: colpita da neuroblastoma, aveva lottato come un leone, assieme al papà Andrea, bancario e sportivo, a mamma Sandra e alla sorellina Matilde, ai cugini e ai nonni.
Come riporta il Mattino di Padova: “Era sempre attenta agli altri e alle loro esigenze, una qualità che ci rendeva molto orgogliosi e spesso ci stupiva”, racconta papà Andrea. “Nella letterina di Natale di quest’anno ha chiesto regali per papà, mamma, sorella, i nonni e tutti quelli che si stavano dando da fare per lei. Poi alla fine aveva aggiunto la frase ‘e a me se me lo merito’. Credo che la sua sensibilità e maturità sia stata accentuata attraverso il percorso particolare che ha fatto negli ultimi tre anni”, racconta Andrea Magosso.
Le era stato diagnosticato il male il 25 febbraio 2013 e dopo due anni la chemioterapia sembrava funzionare: “Per un mese circa ha potuto togliere il catetere, fino a metà luglio quando ha avuto una ricaduta mentre eravamo in vacanza vicino a Salerno”, racconta il padre, “Avendo già visto quel film nel suo reparto ed essendo maturata in fretta sapeva bene cosa la aspettava ma non si è mai tirata indietro.
L’hanno ricoverata l’ultima volta il 2 dicembre; pensavamo alla solita chemio invece le cose si sono aggravate presto.
Redazione Papaboys