Dopo l’attacco l’ammissione di “danni collaterali”. Lo sdegno dell’organizzazione. Chiavacci (Arci): “Bombardare postazioni civili, in questo caso addirittura un ospedale anziché tutelarlo per il lavoro di cura che vi si svolge, è un atto inaccettabile”. Amnesty: “Un giorno nero per l’azione umanitaria”
Dodici operatori sanitari morti (sarebbero una ventina le vittime), decine di feriti e dispersi, la struttura sanitaria di Medici senza frontiere distrutta. Questo il drammatico bilancio del violento bombardamento delle forze Nato a Kunduz, città settentrionale dell’Afghanistan, occupata nei giorni scorsi dai talebani e oggetto di una controffensiva dell’esercito afghano supportata dalle forse speciali americane.
Ieri sera Medici senza Frontiere, nel corso del Festival internazionale di Ferrara, ha organizzato un briefing con la stampa, palesando tutta la propria rabbia e indignazione per l’accaduto. “Vogliamo capire perché sono stati massacrati nostri operatori e pazienti all’ospedale a Kunduz – hanno affermato i responsabili dell’organizzazione -. L’attacco al nostro ospedale a Kunduz è un fatto ripugnante”.
Msf ha confermato che l’ospedale è stato colpito dai bombardamenti aerei dalle 2.08 alle 3.15 di ieri notte, a intervalli di circa 15 minuti l’uno dall’altro. L’organizzazione ha chiesto un resoconto completo e trasparente di quanto avvenuto, evidenziando con forza l’impossibilità di accettare che “questa terribile perdita di vite umane a Kunduz venga liquidata sempplicemente come un ‘effetto collaterale'”. Dodici gli operatori di Msf rimasti uccisi, “e almeno sette pazienti”, è stato confermato. “E i pazienti che non potevano scappare, sono morti bruciati nei loro letti”.
Una vicenda dolorosa, che spinge Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci, ad affermare che “bombardare postazioni civili, in questo caso addirittura un ospedale anziché tutelarlo per il lavoro di cura che vi si svolge, è davvero un atto inaccettabile. E intollerabile è la dichiarazione del portavoce delle Forze Usa, che giustifica l’attacco sostenendo che nella struttura si sarebbero nascosti alcuni terroristi e che forse c’è stato qualche ‘danno collaterale’. Di certo erano ricoverati 105 pazienti, erano presenti molti loro familiari, c’erano 88 persone dello staff medico”. Per l’Arci, “l’episodio è ulteriormente aggravato dal fatto che Medici senza frontiere afferma di aver avvisato le forze in azione che si stava colpendo il loro ospedale, e tuttavia il bombardamento è continuato. Ma si sa, i c.d. danni collaterali ormai sono diventati una consuetudine, e non meritano più di tanto attenzione e commozione per i comandi militari”. Conclude Francesca Chiavacci: “Intanto per l’Afganistan, come per gli altri teatri di guerra (dall’Iraq, alla Siria, alla Libia, allo Yemen…) non si vede soluzione se affidata alle armi, continua la strage di civili. Noi diciamo Basta! Tacciano le armi. Si aprano seri negoziati politici. Si metta fine alla strage di innocenti. A Medici senza frontiere, a tutti gli operatori che coraggiosamente mettono a rischio la loro vita ogni giorno, va tutta la nostra solidarietà insieme al cordoglio commosso per le vittime di questa notte”.
La condanna di Amnesty. Anche Amnesty International ha deplorato l’attacco compiuto stanotte contro l’ospedale di Medici senza frontiere di Kunduz, in Afghanistan, e ha sollecitato le autorità di Kabul a indagare urgentemente e in modo imparziale sull’accaduto. “Questo è un giorno nero per l’azione umanitaria. Fa tristezza pensare che medici e altri operatori sanitari debbano perdere la vita mentre stanno cercando di salvare quella degli altri. Il diritto internazionale umanitario dice chiaramente che gli ospedali sono inviolabili – ha dichiarato Horia Mosadiq, ricercatrice di Amnesty International sull’Afghanistan -. Le nostre profonde condoglianze vanno allo staff di Medici senza frontiere che con coraggio e altruismo ha continuato a operare anche dopo l’inizio degli scontri a Kunduz”. E ha concluso: “Occorre un’indagine piena, indipendente e trasparente sul bombardamento di oggi per individuarne le ragioni e gli autori. Le forze armate Usa non dovrebbero affrettare le conclusioni senza prima avere la piena conoscenza dei fatti. Chiediamo a tutte le parti attive nel conflitto di rispettare e proteggere il personale umanitario e le strutture umanitarie e di prendere tutte le misure necessarie per evitare che i civili siano coinvolti”.
Anche l’Unicef si dice “scioccata e rattristata” per la morte degli operatori umanitari di Medici senza frontiere e dei loro pazienti. “Ci uniamo alle famiglie, ai colleghi e agli amici di coloro che hanno perso la vita e che sono stati feriti, in lutto per la perdita di veri eroi dedicati a rendere il mondo un posto migliore”.
Redazione Papaboys (Fonte www.redattoresociale.it)