La sua storia, nella Striscia di Gaza, non è un caso isolato: secondo il ministero della salute palestinese sono 1.134 le persone diventate disabili a causa di gravi ferite riportate durante l’ultima operazione militare su Gaza, nell’agosto del 2014; il 10 per cento degli oltre 11 mila feriti palestinesi di quel conflitto. Dei 1.134 nuovi disabili 833 hanno più di 18 anni; i rimanenti 301 sono minorenni.
Secondo gli ultimi dati dell’Ufficio centrale di statistica palestinese, circa 113 mila persone nei Territori Palestinesi sono portatrici di almeno una disabilità, il 2,7 per cento della popolazione (una percentuale tutto sommato contenuta se si pensa che secondo il Censis, in Italia la quota si attesta al 6,7 per cento). Dei 113 mila disabili palestinesi, 75 mila risiedono in Cisgiordania mentre i rimanenti 38 mila nella Striscia di Gaza. Il 48,4 per cento di questi disabili, come Ahmed, ha problemi di mobilità. Oltre un terzo (37,6 per cento) dei disabili che hanno più di 15 anni non è mai andato a scuola; e un quinto ha dovuto abbandonare gli studi per via delle complicazioni dovute alla loro condizione. E l’87,3 per cento dei disabili ultraquindicenni, non lavora (percentuale che raggiunge il 90,9 per cento nella Striscia di Gaza). Oltre un terzo (34,1 per cento) non si è mai sposato.
Anche in questo senso, la storia di Ahmed – studente, insegnante, marito e padre – è un simbolo di riscatto. «Il mio messaggio a tutti i disabili è di non dimenticare la vita e di non disperarsi. Non c’è nessuna vita con la disperazione e non dovrebbe esserci disperazione nella vita», spiega. Ahmed insegna proprio nella scuola in cui è cresciuto da ragazzo. Come gli altri insegnanti accoglie gli studenti all’inizio delle lezioni, scrive sulla lavagna e interroga; gioca anche a pallone con gli alunni, utilizzando la mano, nell’ora di ricreazione.
«Israele può avermi amputato le gambe, ma non mi amputeranno la determinazione e la volontà di rialzarmi – spiega –. Oggi io sto vivendo una vita piena».
Fonte. TerraSanta.net
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