R. – Ogni due anni, la Caritas Internationalis – insieme ad altre organizzazioni cattoliche che sono impegnate in risposta all’Hiv-Aids – organizza questa pre-conferenza, prima che inizi la Conferenza mondiale. Il punto è avere un luogo dove le persone che stanno lavorando in programmi cattolici possano scambiare le loro esperienze, imparare l’uno dall’altro e specialmente le cose che veramente fanno parte della nostra identità come organizzazioni cattoliche. Il fatto è che noi rispondiamo a tutta la persona che vive con Hiv-Aids: non prendiamo queste misure a breve termine, che forse avranno anche qualche effetto, ma che non rispondono ai bisogni di tutta la persona.
D. – Ma voi, come Caritas, che cosa state osservando sul terreno in questi anni? Quali sono le sfide ed anche i risultati?
R. – Abbiamo molti programmi patrocinati dalla Caritas locale, il trattamento di appoggio economico ed anche l’organizzazione – insieme alle persone che vivono la malattia – di programmi di auto-aiuto per superare i problemi che devono affrontare a causa della loro malattia.
D. – C’è una presa di coscienza del fatto che sia necessaria anche un’educazione integrale dell’individuo che porti al contrasto del contagio?
R. – Con alcuni governi ed anche alcuni medici c’è una presa di coscienza al riguardo perché la semplice promozione del preservativo non è stata efficace per bloccare la trasmissione dell’Hiv-Aids. Sicuramente da parte della Chiesa locale facciamo molto: organizziamo programmi di educazione, specialmente per i giovani, per aiutarli a sviluppare rapporti interpersonali ma anche ad avere saggezza e maturare la consapevolezza per avere rapporti e aspettare fino al matrimonio per iniziare un’attività sessuale.
D. – Quindi un rapporto stabile continua ad essere la soluzione migliore, perché poi dove è stato diffuso solo il preservativo i risultati sono quelli che sono…
R. – E’ molto interessante perché io lavoro in questo campo da più di 25 anni. All’inizio quando parlavo – specialmente con esperti delle Nazioni Unite – di fedeltà nel matrimonio loro mi hanno risposto: “Questo non è scientifico”. Io ho risposto che in realtà è molto scientifico: se due sposi sono fedeli l’uno all’altro non c’è possibilità di trasmettere il virus. E’ vero che adesso, poco a poco, anche i governi lo sanno ed includono messaggi di astinenza e fedeltà nel matrimonio nei loro messaggi di prevenzione. Infatti, nell’ultima riunione del comitato governativo delle Nazioni Unite sull’Aids – all’inizio del mese di luglio – c’era una dichiarazione da parte dei governi africani che parlava della necessità di accompagnare i giovani per sviluppare in loro i valori culturali ma anche religiosi; inoltre, di non incoraggiare un’attività sessuale prematura per i giovani. In alcuni Paesi dell’Africa – per esempio Uganda e Kenya – già c’era questo tipo di educazione, ma c’era anche insistenza da parte dei governi del Nord – vincolata specialmente al finanziamento dei programmi di assistenza – di cambiare questo approccio. Adesso i Paesi africani stanno reagendo e dicono che devono conservare le loro culture ed anche la fede dei loro popoli.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
Papa Francesco ha annunciato eventi di straordinaria importanza per il prossimo Giubileo del 2025, un anno santo dedicato alla riflessione…
Maria, Avvocata nostra, prega per noi! Signor mio Gesu' Cristo Crocifisso, Figlio della B. V. Maria, apri le tue orecchie…
Sant’Edmondo: vita e preghiera per una grazia Sant'Edmondo è stato un sovrano e martire inglese; è considerato da molti il…
Novena alla Madonna della Medaglia Miracolosa Il testo della preghiera alla Madonna della Medaglia Miracolosa si può recitare per nove…
Dedicazione delle basiliche dei Santi Pietro e Paolo Storia e preghiera della festa di oggi 18 Novembre: Dedicazione delle basiliche dei…
Questo sabato 18 novembre inizia il Triduo alla Madonna della Salute. Rivolgiamoci a Lei per la guarigione del corpo e…