Condivido una bellissima riflessione del Cardinale Jorge Mario Bergoglio, quando era Arcivescovo di Buenos Aires sulla Caritas. Molti concetti, espressi sono diventati pilastri su cui Papa Francesco, insiste nel suo magistero. L’attenzione ai poveri, l’abbandono della mondanità, la sequela di Cristo, la carne del fratello da amare, sono affermazioni che sentiamo ripetere molto spesso. Nel mondo cattolico, come del resto anche nel mondo civile, le sue parole, hanno suscitato scalpore. Se la Chiesa vuole seguire il maestro, deve spogliarsi dello spirito del mondo. Altrimenti diventa una ONG. Nell’angelus di oggi, domenica 26 Gennaio 2014, ha esortato tutti i credenti ad uscire dal recinto, per portare agli uomini la Parola della salvezza. Ogni uomo attende la luce di Dio. Percorriamo come pellegrini le periferie esistenziali dell’uomo. Senza paura. Facciamo conoscere la bellezza della fede. Spalanchiamo le porte del cuore al Signore, perché solo lui, ha parole di vita eterna! Alla fine dell’articolo potete trovare il video con l’intervento del Cardinal Bergoglio.
“Padre, ¡usted es comunista! —No…, por ahí sí… Yo creo que no”. In un centro della Caritas, avvengono cose che non dovrebbero accadere, …scusate se offendo qualcuno ma non vorrei. Voglio far comprendere a tutti voi, i pericoli di oggi nel portare avanti la carità nella Chiesa. In uno dei centri hanno fatto festa per un collaboratore. La festa è stata allestita in uno dei 36 ristoranti di lusso di Puerto Madero a Buenos Aires, dove la cena più economica costa 250 pesos. 36 ristoranti che stanno a un chilometro da un tugurio di una villas miseriaa. Se tu entri nell’ambito della solidarietà di Caritas i tuoi abiti devono cambiare. Non ti puoi permettere certi lussi che prima della tua conversione ti concedevi. “Padre: lei è un comunista!!! Forse, ma credo di no!!!”. Soltanto interpreto ciò che la Chiesa chiede. Lavorare nella Caritas chiede rinunce. Chiede povertà spirituale. La solidarietà ti deve portare al gesto visibile della povertà spirituale. “La Chiesa latinoamericana è chiamata a essere sacramento di solidarietà, di amore e giustizia tra i popoli”
(Aparecida, 396).Quando vivi la carità in questo modo è la tua vita che è messa a fuoco, è la tua carne che va cambiando. Sei tu a farti povero in un senso ed ad arricchirti in altri sensi. Il servizio della Caritas deve portare a cambiare radicale stile di vita. Con vergogna abbiamo partecipato tanti anni fa a delle cene di lusso per raccogliere soldi per la Caritas. Venivano messi all’asta dei gioielli, roba costosa. Ti sei sbagliato!!! Quella non è Caritas, hai perso!!! Quella è una ONG. Aparecida mette di fronte alla scelta del cuore: o appartieni ad una ONG o appartieni alla Cartias. Se ne fai parte, lasciati cambiare la vita. Cambierai per forza stile di vita. Sarai amico dei poveri e diventerai povero pure tu, nella modestia austera della vita. Se invece vuoi fare del bene in una ONG magari finirai come Susanna l’amica di Mafalda: “Quando io sarò grande, organizzerò dei thè con biscotti e roba fine per poter comprare polenta, pasta e le altre porcherie che mangiano i poveri”. Quando entri nella dinamica di conversione, di cambio di vita, di solidarietà alla carne del tuo fratello, quando non ti vergogni di lui, allora ti si allarga l’orizzonte e si manifesta il volto di Gesù. E la contemplatività di cercare Dio nel volto del povero, diventa la contemplatività dello stesso volto di Gesù. Ma per questo ci vuole molta preghiera.
Chi lavora nella Caritas suscita speranza. Perché prima si è lasciato riempire della speranza di Cristo, vicino ai deboli e i poveri. “La Chiesa è chiamata ad essere avvocata di giustizia per difendere i poveri di fronte a tante ineguaglianze sociali ed economiche che gridano verso il Cielo…” (Aparecida 395). La dottrina sociale della Chiesa è capace di suscitare speranza in mezzo alle situazioni più difficili perché se non c’è speranza per i poveri non ci sarà per nessuno, nemmeno per i ricchi. Se sei incapace di suscitare speranza per i poveri nemmeno tu la avrai. Vivrai alla giornata, nella soddisfazione giornaliera, riempiendo di piccole soddisfazioni… sarai senza orizzonte. Sarai un cristiano di congiuntura, cercando che non ti manchi nulla.
L’opzione preferenziale per i poveri chiama a annunziare questa verità ai responsabili per cambiare le strutture ingiuste. Allo stesso tempo chiama ad aprire pure loro alla speranza. Tanti uomini e donne che lavorano nella società non conoscono ciò che la Chiesa chiama Giustizia sociale. Con la Dottrina Sociale della Chiesa si apre l’orizzonte a partire da quel povero che hai conosciuto, aiutato e che accompagni. Poi hai iniziato a volergli bene. Poi hai iniziato ad entrare nella sua vita e lui nella tua. Hai iniziato ad includerlo ed hai aperto l’orizzonte alla speranza. Tu gliela dai e lui la da a te. La Giustizia, ti apre la missione di dare speranza ai responsabili, di cambiare la situazione delle strutture sociali. Non dimenticare ciò che ci ha detto Papa Benedetto XVI: “Il servizio della carità, come l’annuncio della Parole e la celebrazione dei sacramenti è l’espressione irrinunciabile dell’essenza della Chiesa”
(Aparecida, 399). Non credere di essere un buon cattolico perché vai a Messa, ti confessi spesso e fai qualche opera di carità, collabori con la Caritas, ma poi vivi secondo lo spirito del mondo. Aparecida ci chiede di rinunziare a tutte le mondanità. Cioè rinunciare allo spirito del mondo, quello che non ha voluto accogliere Gesù. È la tua rinuncia che fa posto a un Gesù che si rivela meraviglioso. Un volto meraviglioso nascosto nel volto sporco e ferito di tanti uomini e donne della terra.Di seguito il testo originale in Spagnolo: “En un centro de Cáritas… perdonen esto que…. quizás le ofendo a alguno, pero no, no quiero ofender, demuestro los peligros, lo difícil que es hoy día llevar adelante esta dimensión caritativa de la Iglesia. En un centro de Cáritas había que hacer un festejo de uno de los miembros… y hicieron el festejo en uno de los 36 restorán que están en Puerto Madero, acá en Buenos Aires… No sé, donde la cena más barata, serán 250 pesos por cabeza. 36 restorán que están a un kilómetro de un tugurio, una villa naciente. Si vos entrás en la solidaridad del servicio de Cáritas, tus hábitos de vida tienen que cambiar, y no te podés permitir ciertos lujos que antes de tu conversión al servicio caritativo de la Iglesia te los podías permitir.
—Padre, ¡usted es comunista! —No…, por ahí sí… Yo creo que no. Yo interpreto lo que la Iglesia te pide. Cáritas a vos te pide una renuncia y te pide pobreza espiritual. Tu solidaridad te tiene que llevar al gesto visible de la pobreza espiritual. La Iglesia latinoamericana está llamada a hacer un sacramento de amor, de solidaridad y de justicia entre nuestros pueblos. Número 396. Cuando vos vivís Cáritas de esta manera, es tu vida la que está en el asador, es tu carne la que va cambiando, sois vos el que te vas empobreciendo en un sentido y enriqueciendo en otro sentido. El servicio de Cáritas te tiene que llevar a cambiar radicalmente de estilo de vida. Con mucha vergüenza hemos asistido —estoy hablando de muuuchos atrás—, a cenas de recaudación de fondos de Cáritas, cenas lujosas, donde se rifaban joyas y cosas fastuosas. Te equivocaste, eso no es Cáritas, perdiste ahí, es una ONG eso. Tu corazón, Aparecida*, con estas cosas te pone frente a la opción: o pertenezco a una ONG o pertenezco a Cáritas. Si pertenecés a Cáritas, dejate cambiar la vida, necesariamente vas a cambiar de estilo de vida, vas a ser amigo de los pobres y te vas a empobrecer en tu estilo de vida, en la modestia austera de la vida; si preferís hacer el bien en una ONG… me acuerdo que vas a terminar como Susanita, la de Mafalda, ¿te acordás?: —Yo cuando sea grande, voy a a organizar té con masa, sángüiches y esas cosas ricas para comprar pulenta y fideos y las demás porquerías que comen los pobres. Cuando vos entrás en esta dinámica de conversión interior, de cambio de estilo de vida, de cercanía y solidaridad a la carne de tu hermano, cuando no te avergonzás de la carne de tu hermano, entonces se te amplía el horizonte (…).
La Doctrina Social de la Iglesia es capaz de suscitar esperanza en medio de las situaciones más difíciles porque si no hay esperanza para los pobres, no la habrá para nadie, ni siquiera para los llamados ricos. Audaz (…). La opción preferencial nos pide que prestemos especial atención de aquellos que son responsables de cambiar las estructuras; abrir también esperanza a aquellos hombres y mujeres responsables de cambiar las estructuras, las estructuras injustas, hombres y mujeres que trabajan en la sociedad, y que no conocen esto que la Iglesia pone como justicia social. Se te abre un horizonte que empezó con el pobre que empezaste a asistir, después empezaste a acompañarlo, y después empezaste a quererlo, después empezaste a involucrarte en su vida y él involucrarte en la tuya, empezaste a incluirlo… Y abrís el horizonte dándole esperanza a él y él te la da a vos y te misionan para dar esperanza a aquellos responsables de las estructuras (…). No creas que sos católico o católica porque vas a misa los domingos, te confesás aunque sea de vez en cuando, y hacés alguna obrita de caridad y venís a Cáritas y después vivís mundanamente (…), (a cura di don Salvatore Lazzara).
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