Betania «al di là del Giordano», il luogo dove fu battezzato Gesù, a meno di dieci chilometri dal Mar Morto, è stato iscritto nella lista dei Patrimoni mondiali dell’Unesco. Il luogo della misteriosa manifestazione che aprì la vita pubblica del predicatore di Nazaret è stato per secoli un giallo storico. I vangeli sono concordi nell’indicare il fiume Giordano ma si fermano a questa informazione generica: l’unico a precisarne il luogo è quello di Giovanni, che parla di una «Betania al di là del Giordano».
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L’altra Betania, patria di Lazzaro e delle sue sorelle Marta e Maria, si trova invece nei pressi di Gerusalemme, non vicino al fiume. Già nel III secolo tuttavia nei pressi del Giordano nessun luogo si chiamava così, tanto che Origene si convinse di un errore nella trasmissione del testo evangelico e propose di correggerlo sostituendo a Betania il nome di Bethabara, «dove si afferma che Giovanni battezzava». Questa variante si legge in diversi manoscritti evangelici, mentre lo stesso toponimo figura in uno splendido mosaico del VI secolo scoperto nel 1897 a Madaba (ora in Giordania), con la spiegazione in greco che si tratta del «luogo del battesimo di san Giovanni», di fronte ad «Ainon dove ora è Sapsafas», sulla sponda orientale del fiume.
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Al di là tuttavia della questione testuale, almeno dalla fine del III secolo devono essere iniziati i pellegrinaggi sulle sponde del Giordano a pochi chilometri a nord del Mar Morto: qui si riteneva che Gesù fosse stato battezzato da Giovanni, non a caso lo stesso luogo dove la tradizione collocava la misteriosa salita in cielo di Elia.
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Da allora le testimonianze letterarie e monumentali si sono moltiplicate e hanno guidato le scoperte divulgate dall’archeologo Michele Piccirillo — il padre Matteo dei romanzi di Franco Scaglia — sul “parco del battesimo”. Non tutti però sono d’accordo.
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Archivio – L’Osservatore Romano
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