Pure Alain Delon è da tempo schierato contro le politiche anticivili e antisociali del governo francese. Un anno fa si era sfogato con l’intervistatore: «Sono molto scontento di questo tempo, che banalizza ciò che è contro natura. Lascialo dire da un vecchio rudere: questo mi sconvolge!» (Le Figaro Magazine, 19/07/2013). Delon non ha banalizzato i diritti rivendicati dalle donne, ma si è dichiarato del tutto contrario alla confusione tra i generi sessuali. Come mai le donne – si chiedeva l’attore – «dovrebbero comportarsi come gli uomini»? Perché «dovrebbero somigliare loro? Non capisco». Ciò che è «bello» – chiariva – sta proprio in «quello che differenzia un uomo da una donna» ed è quanto, assurdamente, «si sta cercano di eliminare». Recentemente poi, Alain Delon ha dichiarato il suo appoggio elettorale alla candidata Christine Boutine, del Partito cristiano democratico, nota per le sue posizioni contrarie all’aborto, all’eutanasia e al matrimonio tra persone omosessuali.
“Aprire al mondo”, ma a certe condizioni: Sarebbe un atto buffo arruolare Delon nella schiera dei cattolici militanti. Egli rappresenta invece il vero volto della perplessità diffusa nei confronti del conformismo proposto e imposto dalla politica. Non si tratta ormai soltanto, cioè, di coltivare una riserva confessionale, ma di ragionare mediante la pura logica elementare, come dimostrano le sempre più numerose dichiarazioni di stampo extra cattolico. Tuttavia il mondo confessionale è impegnato in modo massiccio, se non altro per dare il consueto supporto di «significato» alla vita umana, come spesso rivendica la Chiesa. Per non ripetere il solito «mantra» dell’«apertura» allegra e ingenua al mondo, padre Thierry-Dominique Humbrecht, teologo domenicano, suggerisce una cristianità accorta, che «non si metta a rimorchio delle idee altrui», ma si riappropri «degli strumenti della sua immensa cultura» (Le Figaro, 02/05/2014). E dunque – dice Humbrecht ai cristiani – per un approccio al mondo bisogna «studiare, leggere, dunque ascoltare, discutere alla pari, discernere nel nome del Vangelo e, quindi, spiegare ciò che s’è compreso». Non solo, ma è necessaria una filosofia, «che si è voluta critica». Studiamola «e diverremo critici», non tanto per noi stessi, ma soprattutto verso «i prodotti derivati e persino falsificati che colpiscono la cultura postmoderna».
Per troppo tempo – osserva il domenicano – «la Chiesa di Francia ha preso l’abitudine di delegare ai non credenti la cura di riflettere su questioni religiose», come se «fosse impossibilitata ad esprimere se stessa». C’è il rischio insomma che i cristiani «emarginino i propri pensatori». Se però – avverte Humbrecht – «il confronto culturale non è nel computo delle nostre priorità, sarà condotto lo stesso, anche senza di noi»: è importante allora uscire dalla «fabbrica d’ignoranti» ed entrare in quella che Jacques Maritain chiamava la «santità dell’intelligenza». «La realtà è superiore all’idea», dice Papa Francesco. Analogamente, mons. Alain Castet, vescovo di Luçon (Vandea), in una lettera diocesana (“L’urgence bioéthique”, “L’urgenza bioetica”, 13/04/2014), sostiene che «la nostra testimonianza di fede e le nostre credenze religiose» dovranno, innanzi tutto, «invadere il terreno filosofico dei nostri tempi». Ovvero, essere presenti sul campo assieme a quella stessa filosofia ateista e laicista la quale «pensa che l’evoluzione e il progresso sociale siano concessi con il sacrificio dell’integrità della persona umana, a beneficio della supremazia tecnica». Difatti, «il pensiero trionfante» è composto da un compendio d’«ideologie denudate del buon senso», che «non tengono conto alcuno della natura e della realtà».
Mons. Castet ha citato Papa Francesco che, nella Evangelii gaudium afferma: «Esiste anche una tensione bipolare tra l’idea e la realtà. La realtà semplicemente è, l’idea si elabora. Tra le due si deve instaurare un dialogo costante, evitando che l’idea finisca per separarsi dalla realtà» (n. 231). Il Pontefice ha fugato il dubbio su un possibile equivoco, che vorrebbe l’idea superiore alla realtà. No – scrive il Papa: «la realtà è superiore all’idea», altrimenti si scadrebbe nell’«occultamento della realtà», nel «sofisma» o nei «totalitarismi del relativo» (ibidem). Anche Blaise Pascal (1623-1662), pur volgendo lo sguardo alle stelle, affermava che «tutto il mondo visibile è una linea impercettibile nell’ampio seno della natura» e che «nessuna idea si avvicina» ad essa (Pensieri, n. 73). Possiamo certamente – scriveva – «ingrandire le nostre concezioni di là dello spazio immaginabile», ma tali pensieri sono «solo gli atomi in confronto con la realtà delle cose». di Silvio Brachetta