Al momento “non c’è una data” per la ripresa dei colloqui per rilanciare i negoziati di pace per la Siria a Ginevra ma dovrebbero ripartire “al più presto possibile”, e con le condizioni per “garantire una vera negoziazione”. Lo ha affermato l’inviato Onu per la crisi in Siria, Staffan De Mistura, nel corso di una conferenza stampa con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che si è tenuta questa mattina a Roma alla Farnesina.
De Mistura ha sottolineato che le Nazioni Unite hanno l’intenzione ferma di rilanciare i negoziati, perché ha spiegato “da adesso a settembre abbiamo una finestra di opportunità aperta per trovare una formula che combini la lotta al terrorismo e la tensione politica”. E la chiave potrebbe essere in una possibile intesa tra Russia e America. E a proposito del ruolo di Mosca, De Mistura ha sostenuto che è “fondamentale e importante. La Russia – ha detto – è parte della volontà di una transizione per una soluzione politica”. Intanto sempre più drammatica la situazione ad Aleppo. In queste ore sono morte 9 persone tra gli insorti siriani contro i quartieri di Aleppo controllati dai governativi. Lo riferisce l’Osservatorio nazionale per i diritti umani. L’agenzia Sana controllata dal governo, accusa gli insorti di aver ucciso 8 civili ad Aleppo ovest. Intanto prosegue la battaglia tra le parti per il controllo della strada Castello, l’unica via che collega Aleppo est, in mano ai ribelli, all’entroterra occidentale. Ascoltiamo il commento di monsignor Antoine Audo, vescovo di Aleppo dei caldei raccolto da Marina Tomarro:
R. – Prima cosa: l’esercito ha preso una strada che si chiama Via del Castello, nelle periferie di Aleppo; è una strada che va verso la Turchia. In questo modo ha fatto un blocco attorno ai gruppi armati. Per questa ragione, mi sembra, che vogliano attaccare di nuovo per mostrare che sono potenti, arrabbiati e fare vendetta. Questo è il primo punto, perché c’è un cambiamento importante sul terreno. Si può spiegare in questo modo. La seconda cosa: è vero hanno lanciato bombe importanti sul centro città, sotto l’edificio del governo. Era la festa dei musulmani e tutti i giovani erano fuori. Il numero delle vittime è arrivato a 40 e quello dei feriti è di circa 250, una cosa terribile. Sono cadute bombe tutto il giorno e tutta la notte; anche oggi nella strada dove siamo noi ad Aleppo sono cadute bombe; una persona è stata uccisa e ci sono tre feriti. Questa è la situazione.
D. – La situazione è molto grave, ma si riesce a ritrovare una normalità in mezzo a tutta questa disperazione?
R. – Penso che ci troviamo in una situazione paradossale: da una parte, è vero, c’è una guerra, c’è la povertà; dall’altra parte c’è la chiesa che insieme a gruppi di giovani e famiglie si danno da fare per organizzare una settimana si preghiera, di solidarietà. Per esempio, la settimana scorsa circa 220 focolarini in Siria si sono incontrati in un paese tra le nostre montagne, per passare una settimana meravigliosa di riflessione e di convivenza. I responsabili mi hanno chiamato per dirmi che hanno vissuto un’esperienza di speranza e di vera conversione nel sacramento di riconciliazione in questo Giubileo. Tra due giorni noi di Caritas Siria ci ritroveremo in 175 a Tartus per discutere il nostro lavoro. Anche ad Aleppo, 150 persone delle famiglie dell’equipe Notre Dame faranno una settimana di ritiro. Così malgrado tutto, se da una parte ci sono violenze, disperazione e desolazione, dall’altra parte c’è l’appello di Dio, c’è questa consolazione che viene dal Vangelo, dal cuore della fede.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)
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