Alfano: 53 foreign fighters. Con noi l’esperto di intelligence

In Italia sono stati censiti circa 53 foreign fighters, ovvero combattenti stranieri affiliati al terrorismo islamico. Lo ha detto il ministro dell’Interno Angelino Alfano, affermando che è conosciuta la loro identità. Per Alfano si sta studiando la possibilità da parte del questore di ritirare il passaporto al sospetto di terrorismo che decide di espatriare. Alessandro Guarasci, per la Radio Vaticana, ha sentito l’esperto di intelligence Gianluca Ansalone

R. – Di questi (foreign fighters, ndr) una parte sono stati reclutati direttamente in Italia, altri invece sono passati in Italia con la piattaforma logistica tipica del terrorismo, non soltanto islamico. Storicamente in Italia è così, anche per la sua forma geografica e la sua proiezione al Mediterraneo. Un buon numero di questi sono ancora impegnati tuttora in campi di battaglia o di addestramento tra Siria ed Iraq. Noi siamo esposti tanto quanto gli altri Paesi occidentali ed europei in particolare. E’ evidente che ci sono alcuni elementi che diminuiscono, temperano un poco questo rischio. Ad esempio, il fatto che noi abbiamo una forma di immigrazione particolare rispetto ad altri Paesi ed anche una qualità dell’immigrazione molto diversa rispetto a quella di altri Paesi europei. Detto questo, molto spesso nei proclami del sedicente califfo ci sono riferimenti a Roma, alla presa di Roma, alla capitale della cristianità.

D. – Il ministro Alfano parla anche di un possibile ritiro dei passaporti per i sospettati. Dobbiamo però sempre fare una netta distinzione tra islam e terrorismo…


R. – Siccome siamo in una situazione di massima emergenza, proprio per l’esposizione che l’Occidente ha rispetto al gigantesco, variegato, complicatissimo mondo islamico, abbiamo la necessità di mettere in questo momento in campo delle misure di tutela che vadano ben oltre l’ordinario. Quello del ritiro dei passaporti può essere una delle misure da mettere in campo, va fatta con grande sapienza. Oggi abbiamo, però, gli strumenti di analisi e di intelligence per individuare la minaccia concreta e vera da altre forme di appartenenza o di radicalizzazione.

D. – Questi strumenti di analisi passano sempre di più attraverso il web?
R. – Il web è oggi il principale luogo del reclutamento e della radicalizzazione per buona parte dei combattenti che si trovano oggi impegnati al fronte tra Siria e Iraq. L’anonimato che garantisce Internet, la fluidità dell’informazione, la rapidità degli scambi e soprattutto la possibilità di partecipare ad una arena mediatica globale dà ad internet una valenza particolare per chi intende o radicalizzarsi oppure trasferire dei messaggi improntati all’odio per il diverso e alla volontà di colpire nel cuore i principi di libertà, di sicurezza delle società occidentali.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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