Grande profeta della giustizia e dell’amore, sapiente maestro di vita, rivoluzionario, sognatore dei sogni. Molte, spiega il Papa all’Angelus, le definizioni che il mondo nel corso dei secoli ha dato di Gesù, ma solo quella data da Pietro, “si staglia ancora oggi, semplice e netta”:
Gesù è il Figlio di Dio: perciò è perennemente vivo Lui come è eternamente vivo il Padre suo. E’ questa la novità che la grazia accende nel cuore di chi si apre al mistero di Gesù, la certezza non matematica, ma ancora più forte, interiore, di aver incontrato la Sorgente della Vita, la Vita stessa fatta carne, visibile e tangibile in mezzo a noi.
Nel giorno in cui la Chiesa “pellegrina a Roma e nel mondo intero, va alle radici della sua fede e celebra gli Apostoli Pietro e Paolo”, il Papa si sofferma infatti sulle due domande che Gesù pone ai discepoli sulla sua identità: “La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?” e “Voi, chi dite che io sia?”:
Con queste due domande, Gesù sembra dire che una cosa è seguire l’opinione corrente, e un’altra è incontrare Lui e aprirsi al suo mistero: lì si scopre la verità. L’opinione comune contiene una risposta vera ma parziale; Pietro, e con lui la Chiesa di ieri, di oggi e di sempre, risponde, per grazia di Dio, la verità: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»
Ma anche la risposta di Gesù, spiega il Pontefice, è piena di luce: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”:
È la prima volta qui che Gesù pronuncia la parola “Chiesa”: e lo fa esprimendo tutto il suo amore verso di essa, che definisce «la mia Chiesa». E’ la nuova comunità dell’Alleanza, non più basata sulla discendenza e sulla Legge, ma sulla fede in Lui, Gesù, Volto di Dio.
Dopo aver recitato una preghiera del Beato Paolo VI e aver pregato affinché il Signore, attraverso l’intercessione di Maria, “conceda alla Chiesa, a Roma e nel mondo intero, di essere sempre fedele al Vangelo”, Papa Francesco ha salutato i nuovi cardinali creati nel Concistoro di ieri e gli arcivescovi metropoliti ai quali questa mattina ha benedetto il pallio, augurando loro di “vivere sempre con entusiasmo e generosità il loro servizio al Vangelo e alla Chiesa”. Un saluto anche alla delegazione venuta a Roma a nome del patriarca ecumenico, “il caro fratello Bartolomeo” e ai fedeli di Roma, nel giorno della festa dei Santi patroni, ringraziando la “Pro loco” romana per la tradizionale infiorata “realizzata da diversi artisti e da tante realità associative e del volontariato”.
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Michele Raviart – Città del Vaticano per Vaticannews.va
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