Andiamoci piano. “Le carni lavorate sono cancerogene”. Andiamoci piano e caliamo questa frase nella nostra vita reale italiana. Stiamo parlando di 50 grammi al giorno di carni lavorate per arrivare ad un aumento del rischio tumore del 18%. Non è poco ma non è neanche allarme sanitario. È come se io mangiassi tutti i giorni tre-quattro wurstel, oppure salame tutti i giorni. Non lo fa nessuno. Prima del tumore ti fermano i brufoli. Sono contento per Veronesi che da decenni non mangia carne ma, lasciatemelo dire, se lo può permettere. Quanto dovrebbe spendere una mamma qualsiasi per sfamare il figlio adolescente solo con pesce? Perché i bastoncini Findus vanno bene una volta per un pranzo di corsa. Qui invece si tratta di pranzo e cena ogni giorno, di farli diventare grandi così, di togliere la fame a un sedicenne in questo modo. Due conti: una sogliola di mare, fresca (se la trovi), sta tra i 20 e i 30 euro al kg (bancarella del pesce a Roma). Con una sogliola, un adolescente non fa nemmeno l’antipasto. Ce ne vogliono, quante, dieci? Ma nessuno mangia dieci sogliole (a parte poi che devi gestire l’ira del figlio che vuole la bistecca). Te la cavi, quel giorno, se aggiungi due kg di patate. E la sera, a cena, che gli dai? Il tortino di farro e lenticchie? Finisci cacciata da casa.
Ma, torniamo ai soldi. Facciamo finta che siamo tutti giapponesi, educati a mangiare pesce. Allora diciamoci il vero problema, e cioè che non se lo può permettere nessun normale, nessuno che guadagni tra 1800 e 2200 euro al mese. Così, a occhio, senza entrare nei particolari, un pranzo e cena fatto solo di pesce – solo per saziarsi – è come andare al ristorante, pranzo e cena tutti i giorni. Ma chi se lo può permettere il pranzo biologico? Giusto Veronesi (che c’ha la fame di un ottantenne, non dimentichiamolo).
E se provassimo la strada del buon senso alimentandoci con la nostra dieta mediterranea che, per l’Unesco, è patrimonio dell’umanità? Dico buon senso perché non è da ieri che si sa che il problema è l’uso eccessivo delle carni rosse. Oltretutto, fossero “carni rosse”. Il fatto è che se leggi gli ingredienti per capire bene cosa inghiotti hai bisogno della laurea in chimica. E poi, diamoci una calmata sulle pubblicità. Lì, sì che c’è da riscrivere il nostro comportamento: wurstel fischiettanti, mini hamburgher canterini, mucche con mazzi di margherite in bocca che sorridono da vasetti di omogeneizzati. Prendiamo i rassicuranti maialini e vitellini che sorridono dalle confezioni e scriviamoci sopra che, se ne prendiamo troppi, succede come con le sigarette: il wurstel uccide, il mini hamburgher provoca il cancro, la mucca può generare malformazioni fetali in gravidanza.
Forse, quindi, l’allarme arrivato sulle nostre pagine non è per farci preoccupare delle grigliate estive, ma un invito alla moderazione. Dai Veronesi, facciamola finire a pane e salame.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da L’Huffingtonpost
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