Tel Aviv, 19. Al confine tra Israele e la striscia di Gaza si rischia «un nuovo conflitto devastante». Lo ha detto ieri l’inviato Onu per il Medio oriente, il bulgaro Nickolay Mladenov, in un intervento davanti al Consiglio di sicurezza all’indomani dei raid eseguiti da Israele su circa venti obiettivi nella striscia di Gaza, in risposta al lancio di un missile proveniente dal territorio palestinese su una casa a Beersheba.
«La striscia di Gaza è sul punto di implodere. Non è un’iperbole. Non è allarmismo. È la realtà» ha avvertito Mladenov, evocando a un’economia «in caduta libera». «Tutti gli indicatori chiave umanitari, economici, di sicurezza e politici continuano a deteriorarsi. Restiamo sull’orlo di un nuovo conflitto potenzialmente devastante — ha aggiunto Mladenov — un conflitto che tutto il mondo dice di non volere, ma che richiede molto più di sole parole per evitarlo».
Anche per oggi, venerdì, sono state annunciate manifestazioni e proteste organizzate da Hamas nel quadro della cosiddetta Grande Marcia del ritorno per ricordare i settant’anni della Naqba (catastrofe) che per i palestinesi coincide con la nascita dello stato di Israele nel 1948. Intanto, l’esercito israeliano ha cominciato a rafforzare le sue forze nel sud del paese, attorno al confine con la striscia di Gaza, con tank, artiglieria e genio. Lo riferiscono fonti di stampa, aggiungendo che non è ancora chiaro se i rinforzi fanno parte o meno delle decisioni assunte dal consiglio di difesa del governo riunitosi due giorni fa. Secondo molte fonti, tuttavia, in quella riunione è stato stabilito “un cambio delle regole” dell’esercito rispetto alle ultime settimane.
Secondo il quotidiano «Haaretz» è probabile che l’esercito compia «azioni vicino la frontiera» come «l’ampliamento» dal lato di Gaza della zona nella quale i residenti della striscia non possono entrare per avvicinarsi alla barriera difensiva di confine. «Diversamente dalle altre volte i rinforzi non stanno avvenendo sotto copertura, ma apertamente» scrive «Haaretz». In ogni caso, nella riunione è stato deciso anche di non lasciar cadere i tentativi di Onu ed Egitto per arrivare a una tregua. A tal proposito, ieri, il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh ha ricevuto a Gaza una delegazione di alti ufficiali della intelligence egiziana.
L’Osservatore Romano, 19-20 ottobre 2018
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