Se vivi in città non te ne accorgi subito. Ma basta una giornata al mare, in campagna, in montagna e ti ricordi che l’aria profuma, che quella che respiri ogni giorno puzza e allora non è aria, ma è veleno.
Stridono ancor di più ora i commenti negativi all’enciclica del Papa Laudato Si quando si disse che la “questione terra” non era spirituale. C’è qualcosa di spirituale che non sia umano? C’è qualcosa di umano che non sia terreno? C’è qualcosa di terreno che non riguardi la terra, la vita e la morte? Vita e morte non ci parlano di spirito? Parlare dello stato del nostro pianeta è parlare di noi. Parlare dell’aria che respiriamo è umano quanto parlare dello Spirito Santo che soffia dove vuole.
L’amore per la terra è come l’amore per gli animali: è umano perché è amore. Nell’introduzione alla sua enciclica il Papa scrive: “«Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e toccano tutti». Non si tratta di tornare ad una vita decente ma di rispettare il mondo rispettando il creato. La questione non è solo ambientale, non è solo legata a piccoli o grandi provvedimenti anti-inquinamento ma c’è anche bisogno di una nuova ecologia umana che faccia di piccoli gesti quotidiani di rispetto il fulcro di un cambiamento personale ancor prima che a livello mondiale di Oms e Stati sovrani. E questo solo io posso farlo: io abitante della parte del mondo che consuma la maggior parte delle risorse del mondo intero.
La “terra come casa comune”, un’”ecologia integrale”, mettersi un maglione in più e accendere un termosifone in meno, comprare solo quanto mangeremo, non sprecare nulla, eccoli i temi piccoli che non troveremo spiegati nei faldoni dei verbali di riunioni nazionali e internazionali, ma li troveremo nelle 192 paginette dell’enciclica Laudato Si. Nell’attesa che piova, prima di arrivare alle mascherine sul viso dei nostri fratelli cinesi o coreani, iniziamo a leggere il Papa. Non è proselitismo questo, non ce ne è bisogno. È uno sforzo per capire davvero che siamo sulla stessa terra, legati da un destino comune, da una responsabilità comune: quella di salvarci e di salvare il mondo per le prossime generazioni.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da IlSussidiario.net
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