Amal/ Perchè Dio ha estratto un proiettile dalla testa di una neonata siriana

Ad Aleppo una donna siriana viene coinvolta in un attacco missilistico e la bimba che ha in grembo viene fatta nascere con un cesareo d’urgenza. La piccola ha una scheggia di proiettile piantato nella piccola fronte ma tutto, miracolosamente, va a finire benissimo. Alla bambina viene imposto il nome di Amal, speranza in arabo, e se lo merita.
Questa non è solo la cronaca di un’operazione chirurgica salvavita ma è una notizia salvavita. Salvata non è solo la bimba ma tutti noi. Salvati dal veleno dei pensieri che come schegge tutti i giorni si impiantono nei nostri sguardi.
Vengono spazzate via frasi come “la nostra civiltà è arrivata al capolinea”, “siamo in un tunnel senza via di uscita”, “non ce la faremo a farli entrare tutti”. Pulizia delle schegge interne ai nostri occhi. Quelle schegge che non ci accecano ma ci tolgono la speranza. Ora arriva lei Amal, speranza in arabo (ripeto). Le foto dei medici intervenuti sono meravigliose. Mi chiedo cosa possano aver provato dopo la loro vittoria. La cronaca ha dell’epopea. “Il ginecologo che ha partecipato al cesareo è stato chiamato da un altro ospedale e ha portato con sé parte delle attrezzature mediche che mancavano”. Chissà quante volte quei dottori hanno dovuto arrendersi davanti a piccoli stroncati prematuramente dalla guerra. Chissà da quanti giorni Aleppo non conosceva una giornata di gioia.
Quello che è accaduto è un miracolo e, come ogni miracolo cristiano, non è caduto dal cielo. I miracoli veri sono così. Non cadono dal cielo ma escono fuori dalla valigetta delle attrezzature mediche. Ma i miracoli non vengono da Dio? Sì, ma da duemila anni per vedere Dio ci vuole un uomo, per esempio il ginecologo di un altro ospedale. Da quel cuore d’uomo scaturisce il cuore di Dio e il suo miracolo. Le mani di Dio operano con le mani di quell’uomo. Mamma e figlia stanno bene e gli altri figli e noi con loro. Siamo rinati grazie alla speranza, Amal.
Le nostre ferite sono ben curate grazie a questi uomini di Dio. Quando una cosa è bellissima ed è riuscita benissimo non si dice che è “divina”? Sì, infatti è così.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da IlSussidiario.net

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