Il risveglio, traumatico e violentissimo. Il terremoto fa letteralmente implodere la casa…
«Avevamo passato una bellissima serata con tutta la famiglia, mangiando e scherzando», racconta Francesca Marincioni, che la sera del 23 agosto 2016 aveva quattordici anni e adesso ne ha compiuti diciotto. «Ci mettemmo a letto che era passata la mezzanotte. Io e mia sorella minore Chiara dormivamo all’ultimo piano, accanto a noi c’ era la camera di mamma e papà, al piano di sotto quella dei nonni. Non riuscivo a prendere sonno, ero arrabbiata. D’un tratto mi rannicchiai, tirai la coperta fin sopra la testa e finalmente mi addormentai».
Dopo qualche ora il risveglio, traumatico e violentissimo. Il terremoto fa letteralmente implodere la casa, le due sorelle si ritrovano sotto il tetto crollato.
«Eravamo immobilizzate da muri e travi. Io ero in posizione fetale e potevo muovere solo una mano, Chiara era supina, del tutto bloccata. Ho ricordi confusi di quei momenti, so solo che abbiamo gridato tanto per chiedere aiuto, abbiamo pregato e ci siamo dette non so quante volte che ci volevamo bene». Interminabili ore con la polvere in bocca, i sassolini negli occhi, la forza di farsi coraggio l’ un l’ altra. Poi, la voce: «Vi abbiamo sentite, stiamo arrivando». I vigili del fuoco fanno piano, le tranquillizzano, tirano fuori da quella trappola di sassi e sangue.
Francesca chiede disperatamente dei genitori, dei nonni, della sorellina. «Poi ho visto Chiara su una barella, non ero sicura fosse lei, aveva la faccia tutta grigia». Ciao Chia’. Ciao Fra’.
Null’altro. Né papà Mauro né mamma Gabriella ce l’hanno fatta. E neppure nonno Adriano e nonna Artemia: tutti e quattro sono stati estratti senza vita dalla macerie.
Da allora per le ragazze è iniziata la composizione di un puzzle sbiadito da ricomporre da capo. Ora si va avanti, con l’ entusiasmo dei diciotto anni e una vita intera da scrivere.
«Ad Amatrice ci sono tornata dopo un anno, mi pareva incredibile».
Francesca è serena, sorride accarezzando il suo amato gatto Leo, «quello che avevamo il giorno del terremoto non l’ abbiamo più trovato, ne abbiamo preso un altro».
Dove ha trovato la forza?
«Nel ricordo di mamma e papà. E soprattutto vado avanti per Chiara. Io per lei, e lei per me».
(Tratto da sanfrancescopatronoditalia.it/ Sabrina Vecchi – Il Messaggero)
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