Don Vittorio Fortini, sacerdote della diocesi di Bologna, lavora presso il Santuario di San Luca con particolare attenzione alla pastorale rivolta alle famiglie, agli sposi, ai fidanzati e a chi vuole compiere un percorso vocazionale.
Nel tempo, ha raccolto gli incontri che svolge con i fidanzati e con coloro che desiderano leggere l’ esperienza di amore dentro una visione cristiana e verificare il sacramento del matrimonio.
In vista del Natale, vi proponiamo alcuni spunti di riflessione tratti da alcuni di questi incontri, dai quali emerge la relazione tra il mistero dell’Incarnazione celebrato nel Natale e la dimensione del dono di sè nella relazione uomo-donna.
Amore: donare e donarsi
“Dio ha tanto amato il mondo a dare il suo figlio unigenito”.
Il Natale è la festa del grande dono di dio all’uomo: Dio ha fatto il primo passo, ha donato per primo, nonostante l’uomo fosse peccatore.
Fare il primo passo senza esserne richiesti è il segno di un amore vero.
Dio ha creato l’uomo e l’ha reso suo collaboratore, ponendo al suo fianco una donna come suo aiuto “corrispondente”.
Nell’Avvento contempliamo il promesse di Dio fatte al suo popolo per mantenere viva la speranza e l’attesa del Messia, che è entrato “nel tempo” e nella storia. Senza però rivelare una data precisa della sua venuta, in quanto le opere di Dio vanno oltre i limiti e le scadenze dei tempi
L’eterno dunque entra nel tempo attraverso Maria: la figura che partecipa più profondamente al mistero che si è manifestato. Il canto di Maria – il magnificat – rivela il volto della gioia che finalmente risplende nel mondo. Anche la cugina Elisabetta riconosce nel dono inaspettato del figlio che porta in grembo la forza della misericordia di Dio.
Entrambe sperimentano come la vita sia un dono e non un’opera delle loro mani. La vita è sempre un miracolo perché l’inizio di una vita ha a che fare con Dio: l’uomo collabora con Dio alla generazione; dall’amore nasce una nuova persona che incarna l’amore reciproco dell’uomo e della donna, uniti in una sola carne e prolunga nel tempo l’eterno generare di Dio.
L’amore è il vertice a cui deve tendere ogni vita che, a immagine e somiglianza di chi l’ha generata, diventa dono di sé all’altro.
L’Incarnazione, matrice dell’amore
L’amore è quindi la grande missione affidata all’uomo e alla donna. Spesso il punto di partenza di una relazione è la dimensione fisica. Eppure, l’essere umano è dotato di intelligenza e libertà, facoltà che manifestano un qualcosa che non è semplicemente materiale, perché appartiene all’ordine dello spirito.
L’amore diviene dunque la forza (virtù) che dona all’uomo e alla donna di esprimersi nel modo più alto del proprio essere mediante la relazione, intesa come libero incontro di progetti e scelte, nei quali si condividono gli stessi ideali, rivelatori dell’io più profondo di ciascuno.
Di fronte al progetto di un amore “per sempre” viene però posta spesso l’obiezione “e se poi domani trovo di meglio?”. E’ la logica conclusione di un amore fondato sul provvisorio, perché segnato dai limiti della natura. L’uomo, libero e intelligente, ha invece bisogno di qualcosa di stabile e definitivo: questo però non può darselo da solo. Nessuno infatti può darsi ciò che non ha.
Dire “ti voglio bene” significa dire volere che l’altro sia secondo “verità”, cioè se stesso (l’amore è il bene, parola che significa “verità”). L’uomo, pur volendo, non può tanto. E’ Dio che a reso concreto e visibile il bene mediante una realtà umana: Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo.
L’amore ha avvicinato Dio all’uomo al punto di rendersi “uno” come lui; così l’amore avvicina due realtà fra loro diverse, uomo e donna, che diventano “uno” pur restando ciascuno se stesso.
Per questo Cristo è il modello di ogni amore e l’amore è la strada scelta da Dio per rinnovane nel mondo il mistero della sua Incarnazione.
Le parole “ti voglio bene” significano allora “ti amo come ti ama Dio”, e uomo e donna sono chiamati ad essere “una sola carne” diventando loro stessi immagine perfetta dell’unità di Dio.
Così anche attraverso le coppie di fidanzati e sposi, Dio rivela al mondo che ancora “Il Verbo si è fatto carne e ha posto la sua dimora in mezzo a noi”.
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