Gioiosi e fiduciosi. Come Antonella e Francesco di San Giovanni Gémini (Ag), lei 27 anni e disoccupata, lui 29 e insegnante di religione precario, emigrato in Toscana. «San Valentino non l’abbiamo mai festeggiato, è una festa consumistica. Ma oggi è diverso. Abbiamo dovuto fare fatto il corso prematrimoniale separatamente e volevamo un momento significativo insieme. Ci sposiamo il 13 settembre. Incoscienti? No, perché ci affidiamo alla Provvidenza».
«Questo papa ci ha fatto avvicinare alla fede», spiegano Lucia e Tommaso di Somma Vesuviana (Na), 31 anni lei, avvocato, 32 lui, commerciante, matrimonio il 3 luglio. «Il “per sempre” è un impegno notevole, per questo confidiamo che Francesco ci aiuti a superare i momenti difficili. Questo è un Papa che non parla della religione come di una cosa eterea, ma la applica al quotidiano». «”Per sempre” può far paura finché non trovi la persona giusta, poi diventa una sicurezza. Tra tanta precarietà, che almeno l’amore sia a tempo indeterminato!», dicono Francesco e Vivian, trentenni di Vittoria (Rg), che reggono uno striscione con scritto «S’abbirinica, papa Ciccio» e la data del sì: 3 giugno. «È il saluto tradizionale, si benedica».
Matteo e Annabelle, 29 e 27, sono di Milano, lui lavora in una società di servizi, lei impiegata: «Ci sposiamo entro l’anno, viviamo assieme da un mese ma vogliamo fare questa cosa controcorrente. Oggi tanti si sposano senza riflettere, le separazioni sono all’ordine del giorno. La nostra forza è la consapevolezza delle difficoltà. Con l’aiuto del Papa vogliamo crescere nella fede per riuscire ad amarci per sempre, tra noi e con i figli che arriveranno».
La maggior parte delle coppie arriva dall’Italia, ma ci saranno anche coppie africane, statunitense, asiatiche. Chi l’avrebbe mai detto in un’epoca di sentimenti liquidi e di valori in discesa? Considerando soprattutto che il titolo scelto per l’incontro è “La gioia del sì per sempre”. Neppure l’arcivescovo Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, malgrado il suo inguaribile ottimismo, si immaginava una partecipazione simile. «Anche perché – osserva – si tratta di fidanzati che, per la maggior parte, si sposeranno entro l’anno dopo aver seguito un corso di preparazione al matrimonio. Al Papa chiederanno di benedire il loro amore».
La domande al Papa riguarderanno la difficoltà del “per sempre” nella nostra società a tempo determinato. «Dai ragazzi – prosegue Paglia in una intyervista ad Avvenire – arriva una domanda implicita ma potente di aiuto e di compagnia. Il grande rischio oggi è la solitudine delle coppie che si sposano e che rischiano di trovare, anche nelle loro comunità, poco tessuto cristiano». Matrimonio quindi non solo come esito naturale di una storia d’amore, ma sempre più come gesto coraggioso e controcorrente. «Sposarsi in chiesa in un contesto sociale dove questa scelta è sempre meno compresa – riprende il presidente del Pontificio Consiglio per la famiglia – significa che per questi giovani l’amore è una cosa seria. Una cosa che, come loro desiderano e apertamente dichiarano, deve durare per sempre. Coraggioso da parte loro. Incoraggiante per tutti noi, per la società e per la Chiesa».
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