GAZA – Qualche notizia dalla “periferia” dimenticata della Terra Santa, a pochi giorni dalla visita del Papa. Qual è l’atmosfera e l’attesa di questo avvenimento? Nelle terre che saranno attraversate da Papa Francesco fervono i preparativi. Vengono organizzati i luoghi di preghiera, le misure di sicurezza, le liste degli invitati, i biglietti dei pochi fortunati che potranno partecipare agli eventi. Si moltiplicano gli articoli, le interviste, le analisi.
A Gaza invece non si percepisce questo fervore. Anche se fa parte a tutti gli effetti della Terra Santa – da qui passò la Sacra Famiglia diretta in Egitto – è una zona a parte. Isolata da tutti a causa dell’assedio ormai pluriennale, è trascurata dai media mondiali e forse un po’ dimenticata anche dal cuore dei cristiani. È a tutti gli effetti una di quelle periferie tanto amate da Papa Bergoglio, dove i cristiani possono offrire la loro testimonianza in mezzo a tanti fratelli non cristiani e a volte ostili. Così vive la piccola comunità cristiana a Gaza.
Siamo andati a trovarli in questo mese di maggio dedicato alla Madonna. Ogni giorno si danno appuntamento al quartiere cristiano, nella piccola cappella che fu delle piccole sorelle. Insieme si recita il rosario, si celebra la messa e, non meno importante, il diwan, una mezzora di scambio reciproco, chiacchiere, aggiornamenti dalle famiglie, il tutto condito da una tazza di thè e da un dolcetto. Cordialità, accoglienza, ascolto e forza interiore sono visibilmente nel DNA di queste persone.
Qui si parla anche del papa. Padre Jorge e padre Mario – curiosamente portano proprio i nomi di Bergoglio, come hanno orgogliosamente notato fin dal giorno della sua elezione i loro parrocchiani – nelle omelie e nelle catechesi spiegano chi è il discendente di S.Pietro, da dove viene biblicamente il suo ruolo e il suo servizio. Questo è particolarmente opportuno in una comunità che, nella pratica, è composta di ortodossi e latini, senza differenze e che quindi desidera saperne di più su questo vescovo vestito di bianco così importante nel mondo.
La provenienza argentina del parroco e di una delle suore, rende, agli occhi dei parrocchiani, ancora più simpatico e di famiglia Papa Francesco. In febbraio, durante una tappa a Roma, p. Jorge Hernandez ha avuto l’opportunità di celebrare la messa a Santa Marta e di incontrarlo per qualche minuto.
Presentandogli la sua piccola e valorosa parrocchia, ha ricevuto grande incoraggiamento e sostegno. La testimonianza cristiana in mezzo ai poveri, alle vittime della guerra, tra i non credenti, il lavoro pastorale assiduo, silenzioso e umile sta molto a cuore al Papa argentino.
I lettori più attenti del sito del patriarcato ricorderanno l’attacco di qualche mese fa alla parrocchia, che suscitò sdegno generale e tanti segni di vicinanza. Pochi giorni dopo quel brutto episodio, grazie alle indagini efficaci della polizia, sono stati arrestati e messi in carcere i responsabili. Padre Jorge, alla fine dell’iter giudiziario, ha pubblicamente perdonato i colpevoli, permettendo così la loro liberazione. Questi, grazie al dialogo che si è aperto con le loro famiglie, da nemici sono ora diventati riconoscenti e debitori. Un piccolo esempio tra i tanti che si potrebbero fare.
I cristiani sperano vivamente di poter uscire da Gaza per partecipare alla messa a Betlemme con Francesco domenica 25 maggio 2014. Sono stati chiesti permessi per 600 persone alle autorità israeliane. Una famiglia è invitata a pranzo con il pontefice. Tanti vorrebbero conoscerlo di persona, stringergli la mano, affidargli le sorti dei propri cari e invitarlo direttamente a Gaza. Tra pochi giorni il sogno si potrebbe realizzare.
Articolo e foto di Andres Bergamini