I Tornado italiani che partecipano alla coalizione occidentale contro l’Isis avranno nelle prossime ore l’incarico di svolgere missioni di bombardamento nelle zone dell’Iraq selezionate di comune accordo con il comando americano.
La presenza dell’Italia nella coalizione compie così un salto di qualità che il Corriere aveva auspicato il 9 e poi ancora il 28 settembre scorsi, ritenendo che il nostro Paese dovesse assumersi responsabilità maggiori della semplice ricognizione in quella che è ormai una guerra in piena regola contro i tagliagole dell’Isis.
La decisione iniziale di partecipare alla coalizione è di poco meno di un anno fa. Quattro Tornado del Sesto stormo di Ghedi furono inviati in una base aerea sita in Kuwait, al pari di un aereo-cisterna KC767 e di alcuni droni Predator privi di armamento. Tra piloti e personale di supporto l’impegno fu allora di 140 uomini, ma non erano soltanto le missioni di ricognizione aerea a caratterizzare il ruolo italiano. Una consistente quantità di armi fu fornita ai Peshmerga curdi che dopo la caduta di Mosul e la proclamazione del Califfato erano state le uniche forze di terra ad affrontare efficacemente l’Isis, e partì un programma di addestramento molto apprezzato e tuttora in corso.
La portata della partecipazione italiana cambia ora radicalmente con il via ai bombardamenti. I Tornado, configurati inizialmente per la ricognizione e la «illuminazione» degli obbiettivi, assumeranno le loro piene caratteristiche di cacciabombardieri e dunque colpiranno direttamente i bersagli individuati in base alle nuove regole di ingaggio. Come fanno peraltro, in Iraq, gli aerei di Paesi ben più piccoli del nostro. Fino a nuovo ordine continueranno invece a non bombardare i tedeschi.
Molto importante nella decisione italiana è stata la distinzione tra Iraq e Siria, dove, nello schieramento europeo, ha di recente cominciato a bombardare la Francia mentre la Gran Bretagna attende il fuoco verde del Parlamento. Si tratta in effetti di una differenza fondamentale: il governo iracheno ci ha chiesto di intervenire e anche di bombardare, mentre il governo siriano, piaccia o non piaccia, ha rivolto questa richiesta soltanto alla Russia. La distinzione ha un valore legale che l’Italia non ha ritenuto di ignorare. E a ciò si aggiungono le dichiarazioni rilasciate in margine all’Assemblea dell’Onu dal presidente del Consiglio Renzi (che domani sarà in visita in Libano) fortemente critiche rispetto a un intervento in Siria che a suo avviso non avvicinerebbe una credibile soluzione. Le esigenze militari sono invece chiarissime in Iraq, se si considera che le forze dell’Isis occupano tutta l’area dell’ex confine con la Siria e sono presenti nella provincia di Anbar, non lontano dalla capitale Bagdad.
Il nuovo impegno italiano sarà certamente bene accolto dal Segretario alla difesa statunitense Ashton Carter, che giunge oggi in visita prima a Sigonella e poi a Roma dove sarà ricevuto anche dal presidente della Repubblica. Meno certo appare il consenso di alcune forze politiche, ma non è detto che per attuare le nuove regole di ingaggio dei nostri Tornado si renda necessario un voto in Parlamento.
Fonte: Corriere della Sera (fventurini500@gmail.com)
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