IL PAESE È FERITO, MA… Dagli uomini di religione una risposta ferma e convinta. Dalil Boubakeur, presidente del Consiglio francese del culto musulmano: “In piazza per affermare il nostro desiderio di vivere insieme in pace, nel rispetto dei valori della Repubblica”. Analogo slancio dalle Chiese protestanti. Prime voci di vescovi cattolici e inviti a momenti pubblici di preghiera. In tutti il desiderio di convivenza pacifica
Giornata da incubo ieri a Parigi con l’epilogo più drammatico del doppio attacco terroristico che per due giorni ha tenuto nel terrore la città e l’intera regione. Ore di attese con il fiato sospeso poi gli spari, le sirene, i conflitti a fuoco, e infine la dolorosa conta dei morti. Le forze speciali hanno deciso di andare all’attacco con due blitz che si sono svolti praticamente in contemporanea a Dammartin – nella tipografia dove si erano asserragliati i due fratelli assalitori di Charlie Hebdo con un ostaggio – e nel negozio kosher di Parigi dove si era rinchiuso un terrorista (forse della stessa cellula jihadista) con numerosi ostaggi.
Ma se oggi Parigi è schiacciata dal dolore, la città e la Francia si rifiutano di vivere nella paura. Addolorati sì, ma piegati al terrore mai. Un sussulto di dignità ed umanità sale da più parti nel Paese, deciso più che mai a non cedere alla disperazione. Per questo sono tantissime le persone che parteciperanno alla “Marcia repubblicana” che si svolgerà domenica 11. Una grande mobilitazione di popolo per rendere omaggio alle vittime della barbarie e “per la libertà di stampa, per la Repubblica, per la libertà di coscienza e di opinione, per non arrendersi al terrorismo”. Vista la grande affluenza, la Marcia partirà alle 15 da Place de la République ma poi si snoderà in tre cortei diversi: un primo passerà per boulevard Voltaire, il secondo per la Bastille, il terzo per l’Avenue Auguste.
Anche i vescovi cattolici si schierano dalla parte di chi nonostante tutto vuole continuare a credere nella pace e nella democrazia. A Orléans, monsignor Jacques Blaquart ha annunciato che parteciperà personalmente alla marcia organizzata dal comune della città ed ha scritto una lettera alla diocesi che verrà letta a tutte le messe domenicali di sabato e domenica. “Nulla può giustificare una tale violenza! Come credenti, ci opponiamo al fatto che della gente possa uccidere in nome di Dio! È inaccettabile, contrario alla religione”. Il pensiero del vescovo in queste ore va ai musulmani “che non si riconoscono in questa violenza contraria all’Islam. Insieme, dobbiamo lavorare instancabilmente per andare incontro a coloro che sono differenti da noi. Dobbiamo lottare per la giustizia e la pace”. “Ciò che è successo è un tragico fallimento della nostra volontà a vivere insieme. Ma noi crediamo che l’amore è più forte dell’odio”. Il vescovo conclude la sua lettera invitando i fedeli della diocesi a partecipare “numerosi” alla celebrazione di una preghiera interreligiosa che si terrà giovedì 15 nella Chiesa di Ste Jeanne d’Arc a Orléans. Monsignor Olivier Leborgne, vescovo di Amiens (Somme), ha scritto ai cattolici della sua diocesi domandando loro di pregare “per le vittime e le loro famiglie”. Il vescovo lancia poi una raccomandazione ai fedeli: “Non cedere in queste ore alle false evidenze, ai ripiegamenti populisti e alle conclusioni rapide”. E aggiunge: “rispondere alla violenza con la violenza non è mai una soluzione”. Ai cristiani è chiesto in queste ore di favorire in tutti i modi i processi della convivenza e della riconciliazione, aderendo al “Vangelo della pace” “a cominciare da noi stessi là dove siamo, nelle relazioni di tutti i giorni”. Una cosa è certa: la Francia, terra che ha fatto della libertà, dell’uguaglianza e della fraternità la sua bandiera, non sarà più come prima. È gravemente ferita nel profondo. Si trova oggi di fronte alla sfida di non abbassarsi alle derive della paura e della violenza ma di scrivere da subito una pagina nuova della sua storia.
dall’inviata Sir a Parigi, Maria Chiara Biagioni (in collaborazione con ”La Croix”)