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Anche Padre Pio visse in prima persona la Passione di Gesù. E quelle stimmate ricevute a Pietrelcina…

“Ci vediamo tra cent’anni”. Così Padre Pio, il 17 febbraio 1916, avrebbe detto ai suoi paesani prima di lasciare Pietrelcina per sempre. Ed effettivamente la profezia si è avverata lo scorso 11 febbraio, con il ritorno del corpo del frate cappuccino nella sua terra natale.

A svelare questo aneddoto è il giornalista Raffaele Iaria nel volume Padre Pio. ‘Quei’ giorni a Pietrelcina (Tau), dove ripercorre la fase iniziale della vita del frate cappuccino: dalla nascita, alla formazione, alla vocazione religiosa, alle stimmate, fino alla partenza definitiva prima per Foggia e poi per San Giovanni Rotondo dove padre Pio visse 52 anni della sua vita. Di seguito l’intervista all’autore.

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Nel libro lei indaga in particolare sulla fase iniziale della vita del frate cappuccino. Cosa è emerso durante questo lavoro di indagine?

Dall’indagine sulla vita di Padre Pio nei primi anni di novizio e poi sacerdote nei frati cappuccini – “i monaci con la barba” come lui li chiamava – emerge un percorso di vita poco conosciuto, fatto di preghiera, meditazioni, visioni, tentazioni, delle prime stimmate un mese dopo la sua ordinazione sacerdotale, che lo hanno formato alla scuola del Vangelo. Emerge quindi la figura di Padre Pio di Pietrelcina quale uomo della sofferenza e della misericordia, un uomo donatosi a Dio totalmente…

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Come si è articolata la composizione del volume?

Diciamo che il mio è un volumetto che non ha la pretesa di raccontare tutto il percorso di Padre Pio ma solo una manciata di giorni della sua vita. Ovvero dal 10 agosto fino ai primi di settembre del 1910, e cioè dal giorno della sua ordinazione sacerdotale a Benevento fino alle prime stimmate a Piana Romana di Pietrelcina, passando per il 14 agosto, giorno della celebrazione della sua prima Messa in questo borgo del Sannio, per la data della sua definitiva “partenza” dal paese natale, dove non tornò più per il resto della sua vita, il 17 febbraio del 1916. La prima fonte è l’Epistolario. Nel volume poi una guida ai luoghi e un capitolo dedicato al rapporto tra i Pontefici e il frate. 

In questo lavoro di ricerca c’è qualcosa che l’ha colpita maggiormente, a livello personale?

A parte il legame affettivo con i luoghi natali, quello che mi ha colpito e che mi colpisce di più è stato visitare da pellegrino la terra di Pietrelcina. Qui la figura di Padre Pio continua a “vivere”. Passeggiando nelle stradine del centro storico detto “Castiello” si sente la sua presenza, l’orma dei suoi passi.

Passi che, come scrivo nel libro, non svaniscono mai perché “le orme dei santi non si cancellano”. E nella vita del frate non si può cancellare quel momento in cui – era il settembre del 1910 – sotto un olmo nel suo terreno di campagna a Piana Romana – dove sarà la prima tappa del suo ritorno a Pietrelcina l’11 febbraio – ricevette le stimmate, quelle poco conosciute ma non meno dolorose.

Nel libro vengono riportati alcuni testi che documentano quel momento…

Sì, c’è una lettera che Padre Pio scrive al suo direttore spirituale un anno dopo. “Ieri sera – si legge –  mi è successa una cosa che io non so né spiegare e né comprendere. In mezzo alla palma delle mani è apparso un po’ di rosso quasi quanto la forma di un centesimo, accompagnato anche da un forte ed acuto dolore in mezzo a quel po’ di rosso. Questo dolore era più sensibile in mezzo alla mano sinistra, tanto che dura ancora. Anche sotto i piedi avverto un po’ di dolore”. Questo fenomeno – aggiungeva il frate – è “da un anno che si va ripetendo, però adesso era da un pezzo che più non si ripeteva”.

Quanto durò il fenomeno?

Fino al 1915 circa, o molto più probabilmente fino alla stigmatizzazione visibile e permanente nel settembre 1918 sempre in forma invisibile con dolori atroci soprattutto in alcuni giorni della settimana. “Dal giovedì sera fino al sabato, come anche il martedì è una tragedia dolorosa per me. Il cuore, le mani ed i piedi sembrami che siano trapassati da una spada; tanto è il dolore che ne sento”, scrive il 21 marzo del 1912 a padre Agostino da San Marco in Lamis. Padre Pio conferma tutto successivamente allo stesso padre Agostino quando gli chiede espressamente se il Signore le avesse “concesso il dono ineffabile delle sue sante stimmate”.

“A ciò – risponde padre Pio in una lettera del 10 ottobre del 1915 – devesi rispondere affermativamente e la prima volta di quando Gesù volle degnarla di questo suo favore, furono visibili, specie in una mano e poiché quest’anima a tal fenomeno rimase assai esterrefatta, pregò il Signore che avesse ritirato un tal fenomeno visibile. D’allora non apparvero più; però, scomparse le trafitture, non per questo scomparve il dolore acutissimo che si fa sentire, specie in qualche circostanza ed in determinati giorni”. Il 19 settembre del 1968, pochi giorni prima della morte una delle figlie spirituali gli dice: “Padre, domani è il 50° anniversario delle vostre stimmate”. E padre Pio: la riprese: “Ma tu vuoi dire 58°”. E Cleonice Morcali risponde “Già, è vero, le avete ricevute a Pietrelcina”.



Osteggiato dalla stessa Chiesa, riabilitato e canonizzato da Wojtyla, ora proclamato patrono della Misericordia da Bergoglio. Cosa bisogna scoprire ancora della figura di questo Santo?

Della figura di questo santo del Sud occorre solo riscoprire il suo amore per Cristo. Padre Pio non è stato e non è il Santo dei miracoli, come è spesso presentato. È il Santo della misericordia, il confessore, l’uomo di Dio….

Qual è, quindi, il legame tra padre Pio e la misericordia?

Sicuramente il rapporto del Santo con i Sacramenti: la celebrazione della Messa tutti i giorni, la confessione per oltre 15 ore al giorno, e anche la direzione spirituale di molti fedeli. Credo che sia per questo che Papa Francesco lo abbia eletto, insieme ad un altro grande confessore e confratello di Padre Pio, Leopoldo Mandic, quale modello della Misericordia del Padre in questo anno.



Redazione Papaboys (Fonte www.zenit.org)

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