E’ durata poche ore la speranza di una tregua tra il governo israeliano e Hamas. Il premier Benyamin Netanyahu aveva convocato d’urgenza i ministri del Consiglio di sicurezza per esaminare la proposta egiziana di un cessate il fuoco, ma l’incessante lancio di razzi da parte di Hamas ha fatto naufragare l’accordo. “L’offensiva riprende dopo sei ore di attacchi unilaterali dei palestinesi”, ha affermato Netanyahu.
Nel frattempo l”Unrwa, Agenzia Onu per l’assistenza ai rifugiati palestinesi, unica tra le organizzazioni internazionali che opera direttamente sul territorio e senza intermediari nella Striscia di Gaza da 64 anni, provvedendo alla protezione e favorendo lo sviluppo umano della popolazione palestinese, continua durante la grave crisi e conflitto di questi giorni a fornire quotidianamente supporto a 1.200.000 rifugiati, attraverso uno staff di 12.500 persone, prevalentemente nazionali.
L’Unrwa, che conta su finanziamenti volontari per realizzare i servizi di assistenza, segnala che l’alluvione dello scorso dicembre 2013 che ha colpito la Striscia, ha consumato molte delle scorte umanitarie a disposizione per le emergenze, servono fondi urgenti per i soccorsi.
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Israele ha ripreso le operazioni nella Striscia di Gaza dopo sei ore ”di attacchi unilaterali” di Hamas che ha sparato ”47 razzi”. Lo afferma il portavoce militare. Per ora la tregua non decolla. Ieri sera l’Egitto aveva lanciato la sua proposta: de-escalation a partire dalle 6 di stamattina, cessate il fuoco dopo 12 ore. Nella notte Hamas aveva spiegato di aver appreso la proposta dalla televisione: per il momento, spiegavano gli islamisti, non se ne parla. “Se il contenuto di questa proposta è quel che sembra, si tratterebbe di una resa e noi la rigettiamo senza appello”, affermano le Brigate in un comunicato. In mattinata, però, il movimento ha chiarito di voler valutare la proposta. Nel frattempo Israele ha annunciato di aderire alla tregua. Dopo lo stop delle operazioni israeliane, qualche missile è comunque stato lanciato da Gaza. Alcuni dei lanci dono stati rivendicati da Hamas. Da qui la decisione israeliana di riprendere i bombardamenti: colpiti due obiettivi, dice l’esercito di Israele.
La proposta egiziana era stata accolta con sollievo dal presidente americano Barack Obama e avallata dalla Lega araba, che aveva chiesto a israeliani e palestinesi di aderirvi. Secondo il piano egiziano, la tregua sarebbe dovuta partire con la cessazione delle ostilità aeree, marittime o terrestri e la disponibilità ad accogliere, entro 48 ore, delegazioni di alto livello israeliane e palestinesi per aprire i negoziati. La possibile intesa ha come punto di partenza l’accordo per il cessate il fuoco raggiunto nel novembre del 2012 sempre grazie alla mediazione egiziana. Israele chiederebbe da parte di Hamas la consegna delle riserve di razzi e lo smantellamento di tutti i tunnel tra la Striscia e Israele. Le richieste della fazione islamica indicano la liberazione dei 56 operativi di Hamas riarrestati da Israele in Cisgiordania dopo il rapimento dei tre ragazzi ebrei e liberati in cambio del rilascio di Gilad Shalit. Inoltre la riapertura del valico di Rafah tra la Striscia e l’Egitto e il denaro per pagare gli stipendi dei circa 40.000 impiegati di Hamas a Gaza.
La proposta era arrivata lunedì sera dopo una giornata in cui il bilancio dei morti a Gaza è salito a oltre 180 vittime (più del 2012) con oltre 1.100 feriti. E mentre su Israele continuano ad arrivare i razzi (allarme anche lunedì su Tel Aviv), Hamas ha rivendicato di aver lanciato verso lo Stato ebraico alcuni droni (aerei senza pilota) di cui uno intercettato ed abbattuto su Ashdod. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu addossa a Hamas e alla Jihad islamica la responsabilità di aver respinto la proposta egiziana per il cessate il fuoco. In seguito ai ripetuti lanci di razzi odierni ha dunque ordinato alle forze armate “di agire con forza contro obiettivi terroristici a Gaza”. Lo rende noto la tv di Stato. L’emittente ha aggiunto che Netanyahu preferisce ancora “una soluzione diplomatica” che renda possibile la smilitarizzazione della Striscia di Gaza. “Ma di fronte al lancio verso Israele di 40 razzi in poche ore non ha potuto attendere oltre”, ha affermato una commentatrice della emittente, che riferiva il pensiero di un’alta fonte governativa.
Il governo israeliano aveva deciso di accettare l’iniziativa egiziana per un cessate il fuoco, a partire dalle 9 di questa mattina (le 8 in Italia). In seguito il premier Benyamin Netanyahu ha dichiarato che il Paese continua ad essere “oggetto di un terrorismo mediante razzi” e che quindi “se il fuoco continuerà, inasprireremo le nostre operazioni, col sostegno di elementi responsabili nella comunità internazionale”. “Abbiamo accolto la proposta egiziana per creare una opportunità al fine di rimuovere dalla Striscia di Gaza tutti i missili, i razzi e (per demolire) i tunnel, il tutto per via politica”, ha aggiunto Netanyahu. “Il nostro fine era e resta quello di garantire la tranquillità agli abitanti israeliani”, ha precisato. Nonostante le pressioni di Egitto, Lega araba e Usa, invece, Hamas e il suo braccio armato – le Brigate Ezzedin al-Qassam – rifiutano una tregua. “Se il contenuto di questa proposta è quel che sembra, si tratterebbe di una resa e noi la rigettiamo senza appello”, affermano le Brigate in un comunicato. “La nostra battaglia contro il nemico si intensificherà”, aggiungono.
Il presidente dell’Anp Abu Mazen – come riferito dalla agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa – sostiene la proposta egiziana per riportare la calma fra Israele e la striscia di Gaza. Abu Mazen ha lanciato un appello ”a tutte le parti” affinche’ assecondino gli sforzi egiziani, nell’ intento di risparmiare ulteriori vittime al popolo palestinese e ”nel supremo interesse nazionale”. Il presidente dell’Anp tra l’altro domani, 16 luglio, sarà al Cairo per incontrare il capo di Stato egiziano, Abdel Fattah al-Sisi per esaminare “gli ultimi sviluppi della situazione” a Gaza “alla luce dell’iniziativa egiziana” per un cessate il fuoco. Intanto il bilancio delle vittime continua a salire: sono almeno 194 i palestinesi rimasti uccisi a Gaza nei combattimenti con Israele, dopo un’ulteriore nottata di raid in cui altre 7 persone hanno perso la vita. I feriti sono stimati in circa 1400.
Nella notte razzi sono stati sparati verso il territorio israeliano dal Sinai egiziano, dal Libano e dalla Siria. L’attacco piu’ grave e’ stato diretto verso la citta’ turistica israeliana di Eilat (mar Rosso), dove sono esplosi tre razzi che hanno ferito tre persone, mentre altre 20 venti sono rimaste in stato di shock. Dal Libano due razzi sono stati sparati verso la Galilea occidentale e dalla Siria altri due razzi sono stati lanciati verso il Golan. Lo stato di allarme resta elevato. Da stamane almeno 22 razzi sono stati sparati dalla striscia di Gaza verso Israele. Lo afferma il portavoce militare israeliano. Uno ha centrato un condominio ad Ashadod, un altro è stato intercettato in volo più a nord, a Rehovot. Intanto sirene di allarme si sentono a sud di Haifa, nella zona di Zichron Yaakov e Benyamina. La tensione resta alta: con un provvedimento a sorpresa, Hamas ha deciso di impedire da oggi il transito fra Gaza ed Israele attraverso il valico di Erez. La misura, afferma un comunicato, riguarda anche i giornalisti stranieri, nonche’ i malati palestinesi che progettavano oggi di sottoporsi a cure in Israele. Hamas esige ora garanzie internazionali per la sicurezza del proprio personale al confine dopo che nei giorni scorsi la aviazione israeliana ha bombardato i suoi uffici. a cura di Francis Marrash
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