Categorie: Pax et Justitia

Ancora morti tra i migranti. L’Acnur: abusi su donne e bimbi

Ancora due migranti morti nel Mar Egeo, a largo della Grecia, inseguito a due distinti naufragi. Lo riferisce la polizia portuale greca. Secondo la testimonianza di 35 sopravvissuti, una ragazza di 21 anni è morta dopo essere caduta in acqua al largo dell’isola di Chios. L’altra vittima è un giovane di 20 ritrovato sulle rive della vicina isola di Lesbo. Quaranta corpi sarebbero stati trovati invece al largo della Libia.

L’Unione Europea esprime soddisfazione sull’intesa raggiunta ieri notte al vertice sulla rotta balcanica dell’immigrazione. L’accordo prevede, tra l’altro, la creazione di altri 100 mila posti di accoglienza e contatti sono in corso tra i Paesi coinvolti dall’emergenza. Per l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) però ci sarebbero abusi in Europa ai danni di donne e minori migranti. E’ quanto sottolinea al microfono di Amedeo Lomonaco la portavoce dell’Acnur per il Sud Europa, Carlotta Sami

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R. – In questi mesi è mancata un’adeguata accoglienza dei rifugiati che, per il 30% sono donne e bambini, minori anche molto piccoli. Quindi l’esposizione ad abusi è molto concreta. Abbiamo anche ricevuto alcune testimonianze molto preoccupanti. Sono persone che sono scappate da guerre, o da contesti comunque molto violenti e che, non avendo un modo legale per arrivare in Europa, hanno dovuto pagare dei trafficanti, esponendosi in alcuni casi anche a gravissimi abusi.

D. – E c’è anche grande preoccupazione in vista del prossimo inverno per decine di migliaia di migranti in Europa e per milioni di sfollati in Siria. Dovranno affrontare questo inverno al freddo…

R. – L’inverno dell’anno scorso è stato particolarmente freddo per oltre quindici milioni di rifugiati tra Siria, Libano, Giordania e Iraq. Questo – purtroppo – ci ha posto di fronte a tragedie immani, in cui anche bambini di pochi giorni non ce l’hanno fatta. Siamo molto preoccupati per il freddo e, già da alcune settimane, abbiamo cominciato i preparativi per mettere al riparo le famiglie che vivono in condizioni già molto precarie in questi Paesi. Siamo anche molto preoccupati per ciò che il freddo potrà fare a quei rifugiati che stanno arrivando in Europa. La situazione sarebbe gestibilissima: stiamo parlando di alcune centinaia di migliaia di persone, circa 600.000. Siamo contenti che il Vertice abbia deciso alcuni piani, come la messa a disposizione di circa 100.000 posti in accoglienza, a cominciare dalla Grecia. Ma siamo stati molto chiari nel dire che noi siamo già lì da mesi a supportare qualsiasi azione, a supportare l’accoglienza – abbiamo oltre 400 colleghi che sono in Europa dell’Est, a cominciare dalle isole greche – ma bisogna fare tutto questo immediatamente. L’anno scorso, anche su quella rotta purtroppo abbiamo avuto dei morti.

D. – E un’altra emergenza è stata innescata da devastanti inondazioni che hanno colpito 25.000 rifugiati saharawi nel campo di Tindoulf in Algeria…

R. – Purtroppo gli effetti climatici si accaniscono su persone che già vivono in condizioni molto difficili… Siamo riusciti ad intervenire immediatamente, anche grazie all’intervento della Cooperazione italiana, che proprio per l’Acnur ha stanziato 200.000 euro. Questo ci ha dato la possibilità di intervenire subito e portare gli aiuti alle persone.

D. – Come giudicare questo accordo raggiunto “in extremis” durante il Vertice sull’immigrazione?

R. – Sono dei passi importanti. Si deve uscire dalla logica della soluzione messa a disposizione da parte dei singoli Paesi, in modo scoordinato dagli altri. Se si vuole che il piano funzioni, deve essere un piano messo in atto da tutti. Deve essere un progetto europeo. La chiusura da parte di alcuni non provoca altro che danni enormi sia ai rifugiati sia ai Paesi vicini. Servono decine di migliaia di posti in accoglienza innanzitutto in Grecia, perché, se si vuol far funzionario il piano europeo, anche quello che prevede la redistribuzione dei rifugiati attraverso l’Europa, servono due aspetti. In primo luogo, l’accoglienza, l’assistenza immediata – credibile – che dia ai rifugiati ciò di cui hanno bisogno, perché arrivano in condizioni disastrose. In secondo luogo, l’identificazione: le persone devono essere identificate per poter essere redistribuite all’interno dell’Unione Europea. Ogni Paese dell’Unione può e deve essere in grado di fornire assistenza e accoglienza ai rifugiati.



Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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