Mercoledì scorso alcuni vandali si sono introdotti furtivamente e hanno profanato la Chiesa di santo Stefano, attigua al monastero salesiano di Beit Gemal, a ovest di Gerusalemme. Gli autori hanno distrutto una statua della Madonna e delle vetrate che riproducevano momenti importanti della vita di Gesù.
Lo riferisce l’agenzia Sir da fonti del Patriarcato latino di Gerusalemme. Mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale per Gerusalemme e la Palestina, facendo visita alla chiesa, ha dichiarato che “non si tratta solo di un atto di vandalismo, ma anche di un’azione contro il carattere sacro dei luoghi santi e della fede del popolo. La Terra Santa è un luogo che beneficia di una fede profonda e di una grande ricchezza culturale. Dobbiamo vivere insieme nella diversità delle fedi. È assolutamente necessario accettare gli altri e accettarsi reciprocamente nella nostra diversità”.
Secondo il vicario patriarcale il fatto “si inserisce nel solco degli episodi avvenuti in passato. Può darsi che si tratti di estremisti ebraici, non lo sappiamo con certezza e al momento non si hanno riscontri. Ma la matrice è quella che si nasconde dietro gli attacchi a Tagba o in altri edifici cristiani della Terra Santa”. A metà dicembre del 2015 il cimitero del convento era stato vandalizzato e molte croci delle tombe divelte. Condannando fermamente “questo orribile attacco” il Patriarcato latino di Gerusalemme ricorda che “l’istruzione è la soluzione per insegnare il rispetto delle differenze religiose e culturali dei popoli”.
Forte condanna è arrivata anche dall’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa per bocca del suo portavoce Wadie Abunassar : “È con dispiacere e rabbia vedere noi stessi impegnati nella condanna di simili atti criminali che si sono ripetuti molte volte nei recenti anni, mentre al tempo stesso non vediamo né sicurezza né trattamento educativo da parte dello Stato contro questo fenomeno pericoloso”.
Fonte it.radiovaticana.va