Dopo la manifestazione di disponibilità da parte dell’ospedale Bambino Gesù, l’alt del nosocomio inglese e la presa di posizione del segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin. La madre del piccolo aveva contattato la struttura italiana
ROMA – “Sono stata contattata dalla mamma di Charlie, una signora molto determinata, che mi ha chiesto di verificare la possibilità che questa cura venga fatta, i nostri medici stanno approfondendo questa possibilità.
Però l’ospedale inglese ci ha detto che il board per motivi legali non può trasferire il bambino da noi”. Così Mariella Enoc, presidente dell’ospedale Bambino Gesù, sulla vicenda del bimbo inglese ricoverato a Londra. Era stato Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ad incaricare il nostro ambasciatore a Londra di comunicare al Great Ormond Street Hospital la disponibilità dell’ospedale romano.
“Quando ci ha chiamati la mamma – ha aggiunto – l’abbiamo ascoltata con molta attenzione”, è “determinatissima a combattere fino all’ultimo”. “Non so se sarà possibile trovare una cura”, ha proseguito la presidente dell’Ospedale di proprietà della Santa Sede, “i nostri scienziati approfondiranno il tema e poi parleranno direttamente con la famiglia”. “Nella vita – ha concluso – ci sono zone grigie. In questo caso è molto difficile dire se c’è accanimento terapeutico o no. Su questa zona grigia mi astengo dal giudizio e faccio la sola cosa che posso fare, ovvero dire che possiamo accogliere la famiglia e accompagnarla così come ci ha chiesto il Papa. Ma il board dell’ospedale di Londra dice che non si può”.
La madre di Charlie, Connie Yates, ha ringraziato l’ospedale pediatrico per la disponibiltà e ha chiesto di approfondire gli aspetti scientifici della patologia di cui soffre suo figlio. Connie nelle scorse ore aveva ribadito che “finché lui lotta, noi lottiamo”. E in serata arriva la netta presa di posizione del Vaticano.
“La Santa Sede farà il possibile per superare gli ostacoli legali che non consentono il trasferimento del piccolo Charlie Gard” ha detto il segretario di Stato Vaticano, il cardinale Pietro Parolin, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Superare questi problemi? Se possiamo farlo lo faremo”, ha detto Parolin riferendosi agli ostacoli di tipo giuridico legati alla legislazione inglese. “E’ importante offrire tutta l’accoglienza” al piccolo Charlie e ai suoi genitori “perché proseguano le cure”, ha aggiunto Parolin che, alla domanda se i genitori siano in contatto con Papa Francesco, ha risposto di non aver informazioni a riguardo.
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Charlie Gard è affetto da sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, una malattia degenerativa che colpisce i geni causando un progressivo deperimento muscolare, e di cui sono noti solo 16 casi in tutto il mondo. I genitori avevano raccolto oltre un milione di sterline per poterlo trasferire negli Usa e tentare una cura sperimentale, ma a marzo le condizioni di Charlie si sono aggravate a causa di una encefalopatia che ha richiesto un respiratore meccanico.
A quel punto l’ospedale pediatrico londinese ha suggerito che il piccolo avesse diritto a una morte dignitosa senza accanimento terapeutico. Per questo ha chiesto e ottenuto il consenso per staccarlo dal respiratore che lo tiene in vita, sempre sedato, dallo scorso settembre e l’avallo dei giudici è stato confermato dalla Corte europea per i diritti dell’uomo. È stato solo concesso più di tempo ai genitori per stare insieme a Charlie.
L’attenzione internazionale è sempre alta, col coinvolgimento non solo delle autorità britanniche ma anche del presidente americano Donald Trump, del Papa oltre che del Bambino Gesù. Si spera ad esempio anche in un intervento diretto della premier Theresa May per sbloccare la situazione.
Fonte: Repubblica
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