L’incontro con Gesù è festa. E’ la festa della consapevolezza, la festa della misericordia, dell’Adorazione, della conversione… E’ la festa di chi incontra il Signore e non può tacere la gioia. Non può non gioire il cuore che sa che c’è tanto da fare, lungo le strade di un mandato che non si ferma a Rio, ma che da Rio parte ad evangelizzare il mondo. E sono ancora loro, i giovani, i titolari della missione che porterà Cristo nel mondo, il Redentore, perché sono loro ad aver risposto all’invito di Papa Benedetto, che salutandoli a Madrid, li ha preparati all’evento dal profumo inconfondibile di Dio che sta per concludersi.
Alle 10,00, ore brasiliane, ha inizio la Celebrazione Eucaristica di chiusura della Giornata Mondiale della Gioventù. C’è un pizzico di nostalgia sulla spiaggia di Copacabana… Ma i giovani sanno che la GMG non termina. Ad ogni mandato corrisponde una missione che ha la grazia di incendiare il mondo d’amore, perché i giovani del Papa, giovani di Cristo, non si fermano al viaggio di ritorno, ma invocano lo Spirito Santo perché su ognuno scenda la forza della testimonianza autentica, quella che può correggere l’ortografia della storia, perché il testo della vita dell’uomo sia scritto dal Padre. Durante la S. Messa i giovani non sventolano bandiere né cappellini. Cantano, pregano lasciando che dai loro volti, dalle loro mani innalzate in segno di lode, o poggiate sul cuore a radicare in esso il proprio ‘Eccomi!’ l’incontro sia visibile.
La liturgia della Parola non è quella della XVII domenica del Tempo Ordinario, ma l’annuncio del mandato a coloro che sulla propria bocca ricevono il verbo dell’evangelizzazione, che contemplano le meraviglie compiute dal Signore e passo dopo passo raggiungono il monte indicato loro: “…Andate e fate discepoli tutti i popoli…”. E’ stato bello stare insieme, ma ora dovete andare, dice il Santo Padre. Andate – senza paura – per servire.
La gioia di Rio non può rimanere chiusa nel cuore: sarebbe come togliere ossigeno alla fiamma già accesa. Gesù non chiede ai giovani se vogliano o se abbiano tempo. Semplicemente ‘Andate!’. Non comanda il Signore. Il Signore non ordina: può coniugare all’imperativo perché la sua signoria è amore assoluto. Il destinatario dell’invito sia colui che è costretto nelle periferie esistenziali. Il mondo ha bisogno di Cristo. La Chiesa ha bisogno della forza che caratterizza i giovani, del loro entusiasmo, della loro capacità di mettersi in gioco sfidando la paura di Geremia, chiamato da Dio ad essere profeta. ‘Io sono con voi tutti i giorni…’. ‘Con voi’. ‘Andate!’. E’ insieme che si diventa forza necessaria e sufficiente. E il canto non sarà parola, ma l’adesione perfetta alla vita di Gesù chinando, come lui, il capo sui piedi del fratello.
Portare il Vangelo darà la forza di sradicare e demolire ciò che non è in armonia col cuore di Dio. La Chiesa conta sui giovani. Il Santo Padre conta sui giovani. E con ogni probabilità il mondo conta su di loro, responsabili dell’ andare e del servire. Non solo: senza paura.
C’è un silenzio disarmante dopo l’omelia, perché i giovani del chiasso sanno bene che le parole che per loro lo Spirito suggerisce a Papa Francesco solo così scendono nel cuore e vi fissano la propria dimora.
E la festa prosegue splendida, immensa. Perché il pane, ora, diventa Corpo e il mondo intero, persi definitivamente limiti e confini, vive a partire da Rio la pienezza della comunione.
Loredana Corrao
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