Angela Volpini è protagonista di un’esperienza mistica straordinaria, avvenuta dal 1947 al ’56. Quando ancora bambina mentre era in campagna a pascolare le mucche con suoi coetanei, ad un certo punto, si sarebbe sentita chiamare dolcemente da una donna bellissima che la prese in braccio e le baciò i capelli, dicendo: «Sono venuta per insegnarvi la via della felicità sulla terra».
«… Ero seduta sull’erba a confezionare dei mazzetti di fiori quando all’improvviso sentii una persona prendermi sotto le braccia da dietro e sollevarmi come per prendermi in braccio. Mi girai, convinta di trovarmi viso a viso con mia zia, ed invece mi trovai di fronte un volto di donna bellissimo, dolcissimo e sconosciuto.. » (Angela Volpini, nella sua autobiografia)
Gli altri bambini avrebbero visto soltanto Angela sollevarsi da terra e sarebbero scappati spaventati per avvertire i genitori. Dopo di allora le apparizioni si sarebbero succedute regolarmente ogni giorno 4 del mese (con poche eccezioni) fino al 4 giugno 1956.
Un numero significativo di pellegrini e curiosi si è recato in paese per assistere a queste estasi della bambina, con punte anche di 300.000 persone. I giornali dell’epoca riferivano di particolari fenomeni solari coincidenti con questi eventi. Secondo quanto riferito dalla bambina, durante le prime presunte apparizioni, la visione avrebbe detto: “Sono venuta per insegnarvi la via della felicità sulla terra“. Angela fu esaminata da commissioni di teologi e di medici psichiatri, i quali dopo tante prove ed esami arrivarono alla conclusione che era perfettamente sana di mente ed in buona fede.
Nel 1949 dovette abbandonare la scuola mentre frequentava la terza elementare, anche perché dei pellegrini irrompevano spesso nell’istituto. Quella scuola dopo alcuni anni divenne il centro di “Nova Cana“, dove Angela, ancora oggi, incontra le persone in ricerca esistenziale, spirituale e culturale. Organizza corsi di formazione sulle esigenze e i fini dell’uomo. Nel luogo delle apparizioni, nel 1957, con decreto del vescovo della diocesi di Tortona, Egisto Domenico Melchiori iniziarono i lavori per erigere la cosiddetta “Chiesa del Bocco“.
“Sono nata il primo giugno del 1940, in una famiglia di contadini, a Casanova Staffora, un ridente paesino dell’Oltrepò pavese – dove vivo tutt’ora – immerso nei boschi, attraversato da un torrente. In questo ambiente contadino, anche noi bambini dovevamo contribuire all’economia domestica, accompagnando mattina e sera le mucche al pascolo. All’età di sette anni, il 4 giugno del 1947, mi trovavo con dei miei coetanei a pascolare le mucche nei pascoli del Bocco, una località distante circa mezz’ora dal paese. Ero seduta sull’erba a confezionare dei mazzetti di fiori quando all’improvviso sentii una persona prendermi sotto le braccia, da dietro, e sollevarmi come per prendermi in braccio. Mi girai, convinta di trovarmi viso a viso con mia zia, ed invece mi trovai di fronte un volto di donna bellissimo, dolcissimo e sconosciuto. ”
“Fu quella la prima di 80 apparizioni di Maria che si ripeterono ogni 4 del mese, salvo due interruzioni, fino al 4 giugno del 1956. Da quel giorno fu sconvolta non solo la mia, ma anche la vita della mia famiglia. […] Mi impedirono con ogni mezzo di recarmi al luogo delle apparizioni e, praticamente, mi sequestrarono per 40 giorni, sottoponendomi ad esami, interrogatori; giunsero persino a spostare le lancette degli orologi per ingannarmi. Fui sottoposta ad una specie di lavaggio del cervello per convincermi che quello che avevo visto erano solo allucinazioni. Venne costituita una commissione di teologi e di psichiatri, che alla fine emise il verdetto: «Non ci sono prove per dire che l’evento è soprannaturale, né per dire che esso è un imbroglio. La bambina è sana di mente e in buona fede».
[…]Quanto ai messaggi da me riferiti a seguito delle apparizioni, l’autorità ecclesiastica non vi trovò alcunché contro la fede, pur riconoscendo in essi una visione del divino in qualche modo difforme da quella tradizionale. Nel ’49, in terza elementare, fui costretta ad abbandonare la scuola per due motivi: perché contestavo il modo con il quale veniva insegnata la storia, e per i pellegrini che troppo spesso facevano irruzione in classe durante la lezione. Mentre lasciavo l’edificio della scuola mi ripromisi di tornare in quello stesso luogo per insegnare agli uomini a vivere il messaggio riscoprendo il loro valore di “persona”. Dopo dodici anni quella profezia si avverò: la scuola divenne la sede del Centro di “Nova Cana”. Fonte biscobreak.altervista.org
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