Appuntamento domenicale con l’Angelus, in collegamento da Piazza San Pietro.
L’incipit nella versione in latino “Angelus Domini”, ha dato in nome a questa preghiera che viene recitata, per ricordare il mistero dell’incarnazione, per tre volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno e al tramonto.
Al posto dell’Angelus, durante il periodo che va da Pasqua a Pentecoste, si recita il Regina Caeli in onore della Resurrezione di Gesù.
Angelus Dómini nuntiávit Mariæ.
Et concépit de Spíritu Sancto.
Ave Maria…
Ecce ancílla Dómini.
Fiat mihi secúndum verbum tuum.
Ave Maria…
Et Verbum caro factum est.
Et habitávit in nobis.
Ave Maria…
Ora pro nobis, sancta Dei génetrix.
Ut digni efficiámur promissiónibus Christi.
Orémus.
Grátiam tuam, quǽsumus, Dómine, méntibus nostris infunde;
ut qui, Ángelo nuntiánte, Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus,
per passiónem eius et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur.
Per eúndem Christum Dóminum nostrum.
Amen.
Gloria Patri… (ter)
Requiem aeternam…
Benedictio Apostolica seu Papalis
Dominus vobiscum.
Et cum spiritu tuo.
Sit nomen Domini benedictum.
Ex hoc nunc et usque in sæculum.
Adiutorium nostrum in nomine Domini.
Qui fecit caelum et terram.
Benedicat vos omnipotens Deus,
Pater, et Filius, et Spiritus Sanctus.
Amen.
L’Angelus è un’orazione di origine cattolica in ricordo del mistero dell’Incarnazione di Dio che, nel cristianesimo, è la convinzione che Gesù Cristo, “divenne carne” quando fu concepito nel grembo di Maria Vergine ovvero la Madre di Dio.
L’origine di questa preghiera è da collocarsi nei monasteri medievali. Con l’orazione dell’Angelus, l’Incarnazione di Dio è concepibile come un insegnamento della fede teologica del cristianesimo cattolico ed ortodosso.
Infatti, secondo tale tradizione, Cristo ha assunto un corpo (materiale di carne) e una natura umana (un vero uomo in carne ed ossa) per volontà inspiegabile del disegno divino.
Non a caso, l’Angelus può essere concepito nella tradizione cristiana (filone orientale-ortodosso e bizantino) come un “Inno al Figlio Unigenito“.
La preghiera dell’Angelus si ricollega al passo biblico rinvenibile in Giovanni 1:14 ove si legge “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.“.
La nozione etimologica di Angelus richiama l’incipit del testo in latino, Angelus Domini nuntiavit Mariae: il testo dell’Angelus consiste di tre brevi strofette che raccontano l’episodio misterioso dell’Incarnazione di Cristo e devono essere recitate come versetti ed alternati con la preghiera dell’Ave Maria.
Tale orazione deve essere recitata tre volte al giorno, all’alba, a mezzogiorno e al tramonto e si accompagna, secondo la tradizione cattolica, ad una “suonata” di campane (la cd. “campana dell’Angelus”).
Interessante l’intervento di Papa Benedetto XVI che in data 9 gennaio 2013 si è voluto soffermare sul “mistero dell’Incarnazione”, evento ricordato ed oggetto del testo dell’Angelus.
Con l’Angelus si viene a ribadire l’unicità ed il mistero non ancora svelato dell’Incarnazione: Sant’Ignazio di Antiochia e Sant’Ireneo utilizzarono il termine “incarnatio” per alludere alla parola “carne”.
Il termine “carne”, secondo l’uso ebraico, indica l’uomo nella sua integralità per comunicare ad ogni fedele che la salvezza portata dal Cristo, fattosi carne in Gesù di Nazareth, tocca ogni fedele nella sua realtà concreta.
Il “Verbo si fece carne” è una di quelle verità a cui tutto il mondo dei fedeli cattolici si è abituato e crede: si tratta di un “qualcosa di assolutamente impensabile”, che solo Dio poteva operare.
In fin dei conti è Dio, Creatore di tutto ed onnipotente, che “assoggetta con il suo potere il mondo, ma con l’umiltà di un bambino”.
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