In serata sia Facebook sia Twitter hanno rimosso il contenuto contestato e dunque il bando è stato tolto. Nella controversa immagine si vede il magistrato preso in ostaggio nel suo ufficio, al palazzo di Giustizia di Istanbul, mentre uno dei sequestratori gli punta la pistola alla tempia.
Il portavoce della presidenza, Ibrahim Kalin, ha detto che la procura ha voluto bloccare l’accesso alle piattaforme dei social media perché alcune testate hanno agito “come se stessero facendo propaganda al terrorismo” nel condividere le immagini del magistrato sequestrato. “Quello che è accaduto dopo (la morte del pm, ndr) è orrendo tanto quanto l’incidente in sé”, ha aggiunto. “La procura ha chiesto che questa immagine non sia più usata in nessuna delle piattaforme elettroniche”.
Subito è scattata la protesta in rete: il divieto ai social “è una nuova sproporzionata risposta nel limitare la libertà di stampa”, ha twittato Marietje Schaake, eurodeputata olandese. Su Twitter è apparso l’hashtag #TwitterisblockedinTurkey, per manifestare solidarietà ai turchi e contro l’oscuramento dei due sociali, in testa tra le tendenze.
In rete girano anche numerosi consigli per aiutare gli utenti turchi ad aggirare il blocco. Il principale (ed il più semplice) è di cambiare le impostazioni del server Dns, che permette di accedere a internet, scegliendo quelle internazionali. Un altro modo per aggirare la censura è installare una Vpn (sigla per Virtual Private Network), cioè una rete di telecomunicazioni privata (ce ne sono molte anche gratuite); oppure usare Tor (The Onion Router) un sistema di comunicazione anonima per internet disponibile per molti sistemi operativi. Pare che questi
suggerimenti funzionino tanto che – come scrive l’account @SpiritofGezi – “tre milioni di tweet sono stati postati su Twitter da quando c’è il blocco e sono destinati a crescere”.
Il blocco dei social media potrebbe riguardare nelle prossime ore altri 166 siti, rei di aver pubblicato foto poco gradite alle autorità. Già la scorsa settimana, alcuni fra quotidiani e tv fra cui Hurriyet online e la Cnn turcanon sono stati ammessi ai funerali di Kiraz proprio perché avevano pubblicato la foto del magistrato.
Ad oggi, il provvedimento deciso da Ankara è simile a quello preso un anno fa quando, per impedire la diffusione delle denunce di corruzione contro il governo dell’allora premier Erdogan, la Turchia bloccò temporaneamente Twitter e YouTube.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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