Domenica 20 dicembre 2015 l’arcivescovo di Spoleto-Norcia, mons. Renato Boccardo, ha aperto le altre Porte Sante della Misericordia in Diocesi: al Santuario di Santa Rita in Roccaporena di Cascia, alla Basilica di Santa Rita in Cascia, al Santuario della Madonna della Stella in Montefalco. L’altra, quella della Cattedrale di Spoleto, era stata aperta il 13 dicembre scorso. Ancora una volta tantissimi i fedeli presenti, al di sopra di ogni più rosea aspettativa, segno che il tema della misericordia è particolarmente sentito: nelle persone che hanno varcato le Porte Sante – giovani e anziani, famiglie e bambini, preti e suore, disabili e malati – si percepiva il desiderio di ricevere l’abbraccio misericordioso del Padre e, come dice papa Francesco, «di aprire il cuore alla speranza di essere amati per sempre nonostante il limite del nostro peccato».
Santuario Santa Rita a Roccaporena di Cascia
Nonostante il freddo pungente (meno tre gradi) e uno strato di ghiaccio su tutta la strada che da Cascia porta al paese natale di Santa Rita in molti sono voluti essere presenti a questa storica giornata. Alle 9.30 nella chiesa di S. Montano, dove Rita si è sposata e dove sono sepolti il marito e i figli, è stato letto un passaggio della BollaMisericordiae vultus con la quale il Papa ha indetto il Giubileo; da lì, processionalmente, si è giunti dinanzi alla Porta Santa del Santuario (guardando la facciata quella di sinistra). Un lungo applauso ha salutato l’apertura; mons. Boccardo ha sostato in preghiera silenziosa sulla soglia della Porta, quindi tutti hanno fatto ingresso in Santuario, varcando la Porta, per la celebrazione della Messa. Col Presule hanno concelebrato, tra gli altri, il pro-rettore del Santuario don Simone Maggi (“regista” della celebrazione), il parroco di Cascia don Renzo Persiani, il priore degli agostiniani di Cascia padre Mario Di Quinzio, il pro-rettore emerito mons. Vincenzo Alimenti e l’amministratore emerito dell’Opera mons. Sante Quintiliani.
Poi, un riferimento alla Porta Santa: «Varcarla senza una conversione del cuore alla bontà e al perdono è inutile». Infine, un pensiero a Santa Rita: «Qui a Roccaporena – ha detto il Presule – ella è stata moglie e madre, ha sofferto (carattere irrequieto del marito) e pianto (la morte del marito, da lei addolcito, e dei figli), si è fatta vicino ai bisognosi (nel Lazzaretto ha accolto e curato molti lebbrosi), ha sperimentato la solitudine. Mai però ha distolto lo sguardo da Gesù, fonte inesauribile di misericordia. Dalla “sua scuola” impariamo che i gesti di misericordia misteriosamente arrestano il male».
Basilica di Santa Rita a Cascia
Alle 11.00 l’Arcivescovo ha aperto la Porta Santa della Misericordia nella Basilica di Cascia, là dove è custodito il corpo di Santa Rita. La celebrazione, con la lettura di un passaggio della Bolla papale, è iniziata nei locali ubicati a metà del viale che conduce alla chiesa; si è, poi, avviata la processione fin davanti alla Porta Santa (quella posta a sinistra guardando la facciata della Basilica). Con lo stesso rito di Roccaporena mons. Boccardo l’aperta, vi ha sostato in preghiera sulla soglia e subito dopo è iniziato l’ingresso dei fedeli. Le prime, dopo il Vescovo e i preti, a varcare la Porta della Misericordia sono state le monache agostiniane, eccezionalmente uscite dalla clausura per questo storico momento. Davvero tantissimi i fedeli presenti, tra cui molti bambini casciani, le ragazze dell’Alveare di Santa Rita, devoti giunti anche da fuori Regione, il sindaco Gino Emili e altre autorità civili e militari. Con il Presule hanno concelebrato diversi sacerdoti, religiosi agostiniani e diocesani, tra cui il rettore della Basilica padre Mario De Santis.
La liturgia è stata animata nel canto dalle monache. Mons. Boccardo nell’omelia ha ricordato che Dio nel fare misericordia e nel perdonare gioisce e manifesta la sua onnipotenza. «In questo Anno Santo – ha detto – siamo invitati a sentirci come ritrovati da Gesù, in quanto ciascuno di noi si è allontano da lui, tutti abbiamo bisogno di essere riconciliati e nessuno è senza peccato. E allora varcare la Porta Santa indica che tutti, anche i lontani e quelli che non si sentono degni, sono accolti dal Padre. Attraversarla – ha detto ancora – significa affidarsi a Cristo, impegnarsi in un cammino di conversione.
La Porta Santa viene aperta non per dare lustro a una cittadina, ma per fare accrescere misericordia e perdono.
E qui a Cascia, alla scuola di Santa Rita, donna di pazienza e di pace, donna segnata dal dolore e dalla solitudine, migliaia di persone, provenienti da ogni parte d’Italia e da vari Paesi del mondo, potranno sperimentare ciò, affidando a questa Santa della misericordia paure, affanni e gioie».
Santuario della Madonna della Stella in Montefalco
L’ultima Porta Santa della Misericordia ad essere aperta nell’archidiocesi di Spoleto-Norcia è stata quella al Santuario della Madonna della Stella in Montefalco, dove sono presenti i padri Passionisti e meta ogni giorno, in particolare quelli festivi, di moltissimi fedeli provenienti da quasi tutta l’Umbria. Alle 16.00 ci si è ritrovati presso la casa natale di Federico Cionchi (detto Righetto), il bambino al quale apparve la Vergine Maria nel 1861: c’è stato l’avvio della celebrazione con la lettura di un passaggio della Bolla Misericordiae vultus; poi, processionalmente si è raggiunto il Santuario dove, tra una folla immensa di fedeli, mons. Boccardo ha aperto la Porta Santa (quella posizionata sul lato destro della chiesa). Presente il sindaco di Montefalco Donatella Tesei e il Comandate della Compagnia Carabinieri di Foligno, capitano Angelo Zizzi, e altre autorità civili e militari. Hanno concelebrato con il Presule numerosi sacerdoti, religiosi passionisti e diocesani, tra cui padre Luciano Temperilli, rettore del Santuario, e don Kamil Ragan, parroco di Santa Maria in Turrita di Montefalco. La liturgia è stata animata dalla corale del Santuario. Nell’omelia mons. Boccardo ha presentato Maria, madre per eccellenza di misericordia, come donna attenta e disponibile al progetto di Dio. «In questo Anno Santo, ai piedi della Vergine, dobbiamo orientarci sempre più alla gratuità e alla semplicità e non al calcolo. Tutti – ha concluso l’Arcivescovo – siamo provocati ad essere più generosi, anzitutto con noi stessi».
Redazione Papaboys (Fonte www.valnerinaoggi.it)