E ha salutato ancora le Fondazioni Associate alla Consulta Nazionale Antiusura con l’Arcivescovo di Bari, Mons. Francesco Cacucci, auspicando “che le Istituzioni possano intensificare il loro impegno al fianco delle vittime dell’usura, drammatica piaga sociale … e quando una famiglia non ha da mangiare perché deve pagare il mutuo agli usurai, quello non è cristiano! Non è umano! e questa drammatica piaga sociale ferisce la dignità inviolabile della persona umana”.
Infine, un pensiero speciale ha rivolto ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli: “Venerdì prossimo – ha detto – celebreremo la memoria di San Giovanni Bosco. Cari giovani, la sua figura di padre e maestro vi accompagni negli anni di studio e formazione. Cari ammalati, non perdete la speranza anche nei momenti più duri della sofferenza. E voi, cari sposi novelli, ispiratevi al modello salesiano dell’amore preventivo nell’educazione integrale dei vostri figli”
IL DRAMMA DEL LAVORO PER I GIOVANI ITALIANI
In Abruzzo stanno provando a fare «goal»(giovani opportunità per attività lavorative) con incentivi all’imprenditorialità per i giovani fino a 35 anni. A Bolzano hanno appena introdotto uno dei capisaldi della Youth Guarantee di estrazione nordica, la mobilità: «I disoccupati under 30 sono obbligati a prescindere dalla residenza ad accettare qualsiasi attività lavorativa in Alto Adige». In Calabria provano a mitigare la «desertificazione industriale» con delle «borse lavoro» destinate alle imprese «per integrare il salario dei dipendenti erogando loro formazione continua».
LE RISORSE – L’Emilia Romagna è la più generosa: un fondo da 20 milioni di euro per la stabilizzazione dei lavoratori con incentivi fino a 12mila euro per le aziende che trasformano un contratto precario in assunzione a tempo indeterminato. In Friuli la dicitura chiave sembra essere «a fondo perduto», come i finanziamenti alle imprese che assumono soggetti ad elevata qualificazione professionale, e fondi ai giovani per l’avvio di iniziative imprenditoriali. Il Lazio gioca d’anticipo perché ha introdotto dei voucher di 10 euro acquistabili dalle aziende che utilizzano giovani lavoratori residenti nella regione: valgono come contribuzione previdenziale aggiuntiva. E sta provando a sostenere le professioni con incentivi alla aziende che si avvalgono della consulenza di giovani professionisti under 35.
LO SCENARIO – Nell’Italia afflitta da una disoccupazione giovanile a doppia cifra abbiamo provato a fare il punto – con l’aiuto dell’associazione Adapt fondata da Marco Biagi attiva in studi e ricerche sul lavoro – su tutti e i bandi e le iniziative regionali che hanno come obiettivo quello di creare occupazione (qui troverete in formato pdf tutti i programmi divisi per regione con tanto di link correlati per inoltrare domande e curricula ). Una premessa doverosa: la materia è così complessa e disorganica che sarà ovviamente sfuggito qualcosa anche per la difficoltà di accedere alle informazioni, segnala Francesca Fazio, ricercatrice di Adapt e curatrice del documento: «Alcuni siti regionali non permettono all’utente di avere un quadro chiaro e immediato degli incentivi disponibili e dei criteri di eleggibilità per ottenerli».
I MODELLI – Dice Michele Tiraboschi, coordinatore del gruppo di studio Adapt e docente di diritto del lavoro all’università di Modena e Reggio Emilia, come le linee di intervento delle regioni possono essere sintetizzate in quattro direttrici: «Incentivi all’auto-imprenditorialità e alle startup, contributi alle imprese per la stabilizzazione dei lavoratori, finanziamenti per stage, tirocini, contratti di apprendistato, risorse per programmi formativi come master e dottorati da effettuare nelle università». Lodevoli intenti declinati in bandi diffusi capillarmente su tutto il territorio nazionale e attuati soprattutto con i fondi dell’Unione europea. Eppure – al netto dei tentativi – il rischio è di inutili sovrapposizioni fra le iniziative decise dallo Stato centrale e le ambizioni delle regioni.
I PROBLEMI – Rileva Tiraboschi: «Spesso l’informazione dell’apertura dei bandi non arriva ai potenziali destinatari. Pochi sanno che cosa le regioni hanno deciso per creare occupazione, i programmi sono spesso nascosti tra le pieghe dei portali». Così il corollario è che le iniziative – spesso frammentate in decine di microinterventi e tradotte in norme legate a regolamenti e direttive regionali – non trovino effettiva applicazione perché la domanda – che pure è alta – non viene sostanzialmente raggiunta. Un caso scuola è quello della Basilicata dove sono state bandite borse di 10mila euro per giovani ricercatori. Peccato che i tempi per presentare la domanda erano così ristretti che in sostanza se ne sono accorti in pochi.
LA STAFFETTA – Eppure le idee non mancano: ad esempio Campania, Lombardia ed Emilia Romagna hanno scommesso sulla «staffetta generazionale» con il sostegno del programma «Welfare to work» di Italia Lavoro: s’incentiva il lavoratore in avvicinamento all’età pensionabile ad accettare un part- time (con il riconoscimento contestuale dei contributi figurativi) in cambio dell’assunzione di un giovane . O ancora: la regione Marche ha ideato un «Creative ground Contest» con il quale vengono finanziate idee imprenditoriali in ambito culturale. In Liguria invece legano gli incentivi alla riscoperta dei mestieri e dell’artigianato. Obiettivo: «La riscoperta dei settori produttivi tipici della nostra terra».
LA YOUTH GUARANTEE – Peccato che anche i propositi migliori vengano attenuati da questa parcellizzazione degli interventi. Dice Tiraboschi che la panacea può essere la Youth Guarantee su cui il ministro Giovannini ha aperto il cantiere da qualche mese: «Perché introduce una regia centrale delle iniziative, scommette sulla formazione e sulle politiche attive». Altrimenti i pezzi sono talmente tanti che il mosaico non si chiude mai.(Corriere)
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