Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano per Vaticanews.va
Ebrei e cattolici hanno “in comune inestimabili tesori spirituali”, professano “la fede nel Creatore del cielo e della terra” e credono che “l’Onnipotente non è rimasto distante dalla sua creazione, ma si è rivelato”. È quanto ha sottolineato Papa Francesco incontrando in Vaticano i rappresentanti del World Jewish Congress che rappresenta le comunità ebraiche in oltre 100 Paesi.
Posando lo sguardo sulle ferite della nostra casa comune, il Pontefice ha ricordato che “iniziative comuni e concrete volte a promuovere la giustizia richiedono coraggio, collaborazione e creatività”. “Le nostre iniziative politiche, culturali e sociali per migliorare il mondo – ha aggiunto – non potranno avere il buon esito sperato senza la preghiera e senza l’apertura fraterna alle altre creature in nome dell’unico Creatore, il quale ama la vita e benedice gli operatori di pace”:
Oggi, fratelli e sorelle, in tante regioni del mondo, la pace è minacciata. Riconosciamo insieme che la guerra, ogni guerra, è sempre, comunque e dovunque una sconfitta per tutta l’umanità! Penso a quella in Ucraina, una guerra sacrilega che minaccia ebrei e cristiani allo stesso modo, privandoli dei loro affetti, delle loro case, dei loro beni, della loro stessa vita! Solo nella volontà seria di avvicinarsi gli uni agli altri e nel dialogo fraterno è possibile preparare il terreno della pace. Come ebrei e cristiani, cerchiamo di fare tutto ciò che è umanamente possibile per arrestare la guerra e aprire vie di pace.
Tramite la fede e la lettura delle Scritture, ha affermato il Papa, ebrei e cattolici entrano in relazione con il Signore e diventano “collaboratori della sua provvidente volontà”:
Abbiamo anche uno sguardo simile sulla fine, abitati dalla fiducia che, nel cammino della vita, non procediamo verso il nulla, ma incontro all’Altissimo che ha cura di noi, incontro a Colui che ci ha promesso, alla conclusione dei giorni, un regno eterno di pace, dove terminerà tutto ciò che minaccia la vita e la convivenza umana. Il nostro mondo è segnato dalla violenza – è triste – dall’oppressione e dallo sfruttamento, ma tutto ciò non ha l’ultima parola: la promessa fedele dell’Eterno ci parla di un futuro di salvezza, di un nuovo cielo e di una nuova terra (cfr Is 65,17-18; Ap 21,1) dove pace e gioia avranno stabile dimora, dove la morte sarà eliminata per sempre, dove Egli asciugherà le lacrime su ogni volto (cfr Is 25,7-8), dove non vi saranno più lutto, lamento a affanno (cfr Ap 21,4). Il Signore realizzerà questo futuro, anzi Lui stesso sarà il nostro futuro.
Alla luce dell’eredità religiosa condivisa, ebrei e cattolici “guardano al presente come a una sfida” che accomuna, “come a un’esortazione ad agire insieme”. Il compito per queste due comunità di fede è quello “di lavorare per rendere il mondo più fraterno, lottando contro le disuguaglianze e promuovendo una maggiore giustizia, affinché la pace non rimanga una promessa dell’altro mondo, ma sia già realtà in questo”:
Sì, la strada della pacifica convivenza comincia dalla giustizia che, insieme alla verità, all’amore e alla libertà, è una delle condizioni fondamentali per una pace duratura nel mondo (cfr Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris, 18.20.25). Quanti esseri umani, creati a immagine e somiglianza di Dio, sono sfigurati nella loro dignità, a causa di un’ingiustizia che lacera il pianeta e rappresenta la causa soggiacente a tanti conflitti, la palude in cui ristagnano guerre e violenze! Colui che tutto ha creato secondo ordine e armonia ci invita a bonificare questa palude di ingiustizia che affossa la convivenza fraterna nel mondo, tanto quanto le devastazioni ambientali compromettono la salute della terra.
Il Signore – ha detto infine Francesco – “vi accompagni nel cammino e ci guidi insieme sulla via della pace. Shalom”.
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