Erano riuniti in una casa a pregare la Madonna per la festa dell’Assunzione e avevano alcune copie della Bibbia. Due reati gravissimi in Arabia Saudita, che sono costati a 27 cristiani libanesi l’arresto e l’espulsione dal paese. I cristiani sono stati scoperti dalla polizia religiosa, i temuti “Mutawaa”, e sono stati deportati in Libano, secondo la cronaca di Lebanon Syrian News.
GRANDE MOSCHEA. In Arabia Saudita vivono circa 125 mila cristiani, quasi tutti (se non tutti) stranieri immigrati nel regno wahabita per lavoro. Poiché l’unica religione autorizzata nel paese è l’islam sunnita, i cristiani formalmente non possono esistere e non possono essere costruite chiese, perché tutta l’Arabia Saudita è considerata una grande moschea. Re Abdullah bin Abdulaziz, morto nel 2015, aveva però permesso ai cristiani di riunirsi per pregare nelle case private.
DUE FAMIGLIE SÌ, TRE NO. Ma la polizia religiosa, espressione del “Comitato per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio”, non permette che più di una o al massimo due famiglie si riuniscano per pregare insieme. La motivazione è stata spiegata al Meeting di Rimini dal vicario dell’Arabia Settentrionale Camillo Ballin (intervistato nel numero di Tempi): «Se sono più di due non possono riunirsi perché vengono considerati come se fossero una chiesa e una chiesa non può essere costruita dentro la grande moschea che è l’Arabia Saudita». in edicola
DECINE DI ARRESTI. Non è la prima volta che i cristiani vengono arrestati in casa loro. Nel 2012, 35 cristiani di origine etiope sono stati scoperti in una casa di Jeddah mentre pregavano e per questo sono stati rinchiusi in carcere. Nel 2014, un’altra retata in una casa privata ha portato all’arresto di 27 persone, uomini e donne, tutti di nazionalità indiana. In questo nuovo caso, i cristiani libanesi sono stati fortunati, essendo stati subito deportati in Libano.
Redazione Papaboys (Fonte Arabia Saudita. Arrestati 27 cristiani: pregavano | Tempi.it)
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